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sabato 23 febbraio 2008

LETTERA DI UN BAMBINO MAI NATO

IO LO RIFAREI - Lettera di un bambino mai nato
Quella che vi vorrei raccontare è la storia della mia vita: una storia breve e che non vi porterà via molto tempo, ma che credo valga la pena di ascoltare… Comincio col dirvi che il giorno in cui ho visto la luce è coinciso con quello in cui sono morto. Bel modo di iniziare! – direte voi. Ma non è stata colpa mia. La chiamano “libertà di scelta”: il potere delle donne di autodeterminarsi, di decidere, cioè, della vita e della morte di quelli che sono come me. Inaspettati. Una cosa, però, è certa: io, pur non essendo mai nato, sono morto. Morire senza poter nascere… Curioso, no?!
Comunque, a parte questo, sappiate che io una vita l’ho vissuta, e che non è affatto come si dice: io non sono stato quel grumo di cellule inerti che molti si ostinano ad affermare. Io la mia vita l’ho avuta, e per quanto possa sembrare assurdo, sono stato anche felice di averla potuta vivere.
Ho sentito dire che quando qualcuno muore gli passano davanti agli occhi tutte le immagini della sua esistenza. Beh, questo a me non è successo: cosa avrei potuto vedere? Ma io ho vissuto! Questo ve lo posso garantire. E non ho nemmeno rimpianti, no. Né porto rancore per nessuno. L’unico dispiacere che mi rimane, è per mia madre. Ecco, sì, lei è ancora lì che combatte con i suoi fantasmi, che porta il peso di una colpa che non le appartiene. E spesso, nelle notti d’inverno, mentre si rigira nel letto piangendo sommessamente, la vedo che ripensa a me, a quello che abbiamo provato insieme, e alle emozioni che abbiamo condiviso…
Povera mamma. Per lei è stato peggio, lo so: non è facile convivere con una ferita che ti lacera da dentro, che ti morde l’anima notte e giorno, senza sosta.
Non preoccuparti. Tu sei libera di scegliere. Non lo devi tenere per forza, le avevano ripetuto tutti in coro. E bravi, bravi tutti! Complimenti. Bel modo di aiutare una ragazza spaventata.
Mi ricordo che lei non sapeva cosa fare, che era disorientata: un figlio a diciannove anni è un bel fardello, bello grosso, soprattutto se ti lasciano da sola.
Sei libera di scegliere, le avevano detto. E lei ci aveva creduto. Bell’inganno! Per questo non la condanno. Anche lei è stata una vittima, proprio come me: due vittime della libertà di scelta. L’avreste detto mai?!
La verità è che l’hanno lasciata da sola col suo insopportabile peso sulle spalle. Sola a diciannove anni, senza che nessuno le tenesse la mano e le facesse coraggio dicendole che si poteva fare, che si sarebbe potuta rialzare e non cadere più.
E invece no. Sei libera, le avevano detto. Fa’ come vuoi. Non sei obbligata… Solo che l’unica libertà che le avevano lasciato era stata quella di abortire: libera di scegliere, ma non la vita. Alla faccia della libertà.
Che volete che vi dica: mia madre ha fatto quello che ha potuto, lei non ha colpe.
Sei troppo giovane: se non interrompi la gravidanza ti rovinerai la vita!
Povera mamma. Me la ricordo quando la sera, raggomitolata nel suo letto, mi parlava dolcemente. Era bello starla ad ascoltare. Io non capivo quello che mi diceva, ma sapevo che le sue erano parole d’amore, perché lei in cuor suo non c’aveva mai creduto alla favola del grumo di cellule. No, lei lo sapeva che io ero vivo, che dentro di me c’era la Vita, un cuore pulsante, che io era un uomo in tutto e per tutto, solo un po’ più piccolo.
Se ci fosse stato qualcuno a parlarle, se qualcuno le avesse fatto coraggio, se l’avessero abbracciata dicendole di non preoccuparsi, che si poteva fare, allora, forse, io oggi starei tra le sue braccia a innamorarmi ancora delle sue parole…
Che volete che vi dica: è la vita. Vorrei soltanto che adesso qualcuno andasse da lei a dirle che non la odio, ma che la amo, e che continuerò ad amarla per sempre. Vorrei che qualcuno andasse da lei ad abbracciarla e a dirle: “Ecco, questo è l’abbraccio di tuo figlio, di quel figlio che ti ama tanto”. Vorrei che qualcuno andasse da lei a baciarla e a dirle: “Ecco, questo è il bacio di tuo figlio, di quel figlio che ti ama tanto”.
Diteglielo, per favore! Ditele che l’amo, che le voglio bene, e cha mai - mai neppure per un momento! - ho smesso di amarla. Ditele che io conosco tutte le sue lacrime, tutte le sue preghiere, il suo dolore, e che le starò sempre accanto per spronarla a vivere con passione. Ditele di non abbattersi, di non lasciarsi andare. Ditele che il suo amore è stato l’unica cosa vera della mia vita, e che non ho mai conosciuto niente di più dolce e bello, e che se potessi lo rifarei. Sì, lo rifarei: vivrei di nuovo la mia vita, per quanto breve, pur di godere ancora una volta del suo splendido amore. Vi prego di dirglielo, di asciugare ogni sua lacrima e di farla tornare a sorridere, come quando sentiva che mi muovevo nella sua pancia e scoppiava a ridere di contentezza… Ecco, io in quei momenti percepivo come una scarica elettrica, dentro di me: un’esplosione di mille colori che mi percorreva come un’onda. E mi sentivo felice, felice come non mai.
Vi prego, andate da lei e non lasciatela da sola, non permettete che accada di nuovo! Voi che siete lì, che potete ancora vedere i suoi bellissimi occhi scuri, non permettete che la solitudine torni a rattristare i suoi pensieri. Non ditele più di fare qualcosa solo perché è “opportuno” farla: se proprio volete darle un consiglio, ditele di seguire la voce del cuore.
Io, da qui, continuerò ad accompagnarla, ad amarla e a proteggerla finché avrò vita, per sempre. Non dimenticherò mai le sue risate. Non dimenticherò mai le sue parole, il suo calore. Perché io dalla vita non ho ricevuto molto, è vero. Ma il suo amore mi è bastato, e ha fatto sì che io non vivessi invano…
Per favore, datele un bacio, fatele una carezza e ditele che suo figlio è sempre con lei, che la ama e che vuole che ritorni a sorridere. Diteglielo.

Un bambino mai nato

http://www.neviomanente.com/?p=118

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