ARTICOLI CONTRO L'ABORTO-ARTICOLI CHE DICHIARANO L'ABORTO UN CRIMINE CONTRO L'UMANITA'-ARTICOLI CHE SPIEGANO CHE IL FETO E' UNA PERSONA DOTATA DI UN'ANIMA SPIRITUALE.

martedì 16 dicembre 2008

Si accende la polemica sulla nuova pillola Ru486

14 dicembre 2008
Si accende la polemica sulla nuova pillola Ru486



«La prossima somministrazione della pillola Ru486 in Italia impone a tutti il dovere di informare correttamente le donne italiane che intenderanno farne uso». Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, interviene nel dibattito sull'utilizzazione di questa pillola abortiva anche in Italia, ipotesi che è stata duramente criticata dal cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del dicastero vaticano per la pastorale sanitaria.

Il ministro Meloni ha sottolineato che si tratta «di un farmaco potenzialmente pericoloso per la loro salute (delle donne, ndr), la cui vendita è stata autorizzata dall'agenzia farmaceutica in virtù di un accettabile rapporto costi-benefici purché il suo impiego sia coerente con la legge 194 e purché sia previsto esclusivamente in ambito ospedaliero. Ciò vuol dire che si è ritenuto questo farmaco non più pericoloso della tecnica normalmente usata per gli aborti, ma sempre di aborto si tratta».

Sulla stessa linea la deputata del Pdl, Isabella Bertolini, che parla di «kill pill» e ricorda che «chi ha a cuore davvero la salute delle donne italiane non può che essere contrario all'introduzione della Ru486».
Intanto Guido Rasi, direttore generale dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ha annunciato che entro il 19 dicembre il consiglio di amministrazione dell'Agenzia esaminerà la questione Ru486. Dall'incontro potrebbe uscire il via libera al farmaco, la cui somministrazione è previsto che avvenga in ospedale. Il Governo, ha chiarito Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare, non può impedire l'introduzione della pillola, che - ricorda Roccella - è stata autorizzata dal comitato tecnico scientifico dell'Aifa durante il Governo Prodi.

«Siamo delusi dall'incomprensibile inerzia del governo nei confronti della Ru486. Dopo sette mesi non solo l'esecutivo non è stato in grado di impedire l'introduzione della pillola abortiva ma anche la sospensione delle linee guida sulla legge 40 e i nuovi regolamenti per una più corretta applicazione della 194 sono rimasti lettera morta» ha commentato il deputato Udc Luca Volontè.


14 dicembre 2008
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/12/Pillola-polemica-Ru486.shtml?uuid=a9956bba-c9f1-11dd-bdaf-ab013e6d2ce1&DocRulesView=Libero

lunedì 1 dicembre 2008

ABORTO: VATICANO, E' BARBARIE MODERNA CHIEDERE CHE DIVENTI DIRITTO UNIVERSALE

ABORTO: VATICANO, E' BARBARIE MODERNA CHIEDERE CHE DIVENTI DIRITTO UNIVERSALE

ultimo aggiornamento: 01 dicembre, ore 14:36
Citta' del Vaticano, 1 dic. (Adnkronos) - E' una barbarie moderna chiedere che l'aborto diventi un diritto umano universale dell'uomo. E' quanto afferma mons. Celestino Migliore in merito alla discussione cui sara' chiamata l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo 10 dicembre, per aggiungere l'aborto ai diritti universali dell'uomo. La richiesta avanzata da un gruppo di organizzazioni favorevoli all'aborto, ''e' triste e indignante - ha detto all'agenzia cattolica francese I-Media mons. Migliore, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite - perche' questa iniziativa lavora in favore dello smantellamento del sistema dei diritti umani, in quanto ci porta a riorganizzarne l'enunciazione e la protezione attorno non piu' a diritti, ma a scelte personali''.
''Rappresenta - ha aggiunto - l'introduzione del principio homo homini lupus, l'uomo diventa un lupo per i suoi simili''. ''Questa e' la barbarie moderna che, dal di dentro - ha spiegato il rappresentante del Vaticano - ci porta a smantellare le nostre societa'. Esistono controtendenze motivate, convinte e determinate che dobbiamo sostenere e incoraggiare''.





http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.2772458162



SI SAPEVA DA SETTEMBRE

Europarlamento choc: aborto-diritto
Scritto da Administrator
lunedì 08 settembre 2008
È quanto indica una controversa risoluzione comune approvata ieri dal Parlamento europeo, con 394 voti favorevoli e 182 contrari. Il testo fa riferimento al quinto degli otto Obiettivi del millennio, definiti dalle Nazioni Unite nel 2000 per eradicare, entro il 2015, la povertà, le malattie e il sottosviluppo nel mondo. Il documento, presentato dai gruppi socialisti, verdi, comunisti e liberali dell'Assemblea in vista della conferenza mondiale Onu del 25 settembre prossimo, chiede fra l'altro investimenti per infrastrutture sanitarie, formazione di personale medico in Africa e Asia, « formazione delle donne » in chiave preventiva. La risoluzione, contestata dal Partito popolare i cui deputati in maggioranza hanno votato contro o si sono astenuti, è stata modificata in aula con l'approvazione di alcuni emendamenti: uno di questi afferma la necessità di una maggiore diffusione della contraccezione mediante preservativi per evitare « malattie e gravidanze indesiderate » ; un altro emendamento fa invece riferimento alla « possibilità di aborto legale e sicuro » per contrastare la mortalità materna nei Paesi poveri.
«È un'altra spinta in direzione abortiva del Parlamento europeo - spiega ad Avvenire il vicepresidente dell'Assemblea Mario Mauro -, ma si tratta di un pronunciamento che non avrà conseguenze pratiche, in quanto privo di basi giuridiche. È un "auspicio" da parte del sedicente schieramento ultraprogressista, che allontana ancor più chi diffida di un'Europa insensibile alla difesa della vita ».
Parere negativo sulla risoluzione è stato espresso da monsignor Giuseppe Merisi, rappresentante della Cei nella Comece, organismo che raggruppa gli episcopati della Ue: « Accanto ad alcuni elementi positivi - afferma Merisi -, il testo ne contiene altri assolutamente negativi, come quello del riferimento all'aborto presentato come diritto. Purtroppo, sui temi della difesa della vita come su quelli della famiglia e altri ancora esiste una sensibilità diffusa, presente come si vede anche nel Parlamento europeo, che privilegia i diritti della libertà individuale contro e oltre i grandi valori della vita e della dignità umana. Occorre maggior impegno - è l'invito di monsignor Merisi - per sensibilizzare le coscienze e le istituzioni su queste tematiche essenziali ». ( R. E. )
Avvenire 5 settembre 2008

http://www.farmaciadellastazione.com/rassegna-stampa-medico-farmaceutico/news-farmaceutiche/europarlamento-choc-aborto-diritto.html

lunedì 24 novembre 2008

Contro l'aborto spedite alla stampa bambole e sangue

In Sicilia
Contro l'aborto spedite alla stampa bambole e sangue

Gaetano Mineo
PALERMO Bambole insanguinate ed interiora di animali per riportare al centro dell'attenzione la legge sull'aborto. È la macabra modalità scelta da Forza Nuova che, per contestare la legge 194, ha inviato pacchi dal contenuto agghiacciante alle redazioni di giornali, tv e agenzia di stampa di Palermo.


Gli autori delle macabre azioni sono stati identificati dai carabinieri. Anche perché avevano indicato il loro vero recapito e nome sul pacco. Si tratta di Giuseppe Provenzale, coordinatore regionale siciliano di Forza Nuova e l'attivista Massimiliano Ursino, 32 anni, che avrebbe provveduto al confezionamento dei pacchi stessi. La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo per accertare o meno la sussistenza di ipotesi di reato. L'iniziativa di Forza Nuova, che di certo ha almeno raggiunto l'effetto pubblicitario sperato, ha provocato sconcerto nel mondo politico. E non solo. Il presidente del Senato, Renato Schifani parla di «un grave ed inqualificabile gesto», esprimendo solidarietà alle redazioni palermitane «che da anni svolgono il loro lavoro di informazione con serietà e competenza». Di «inquietante e intollerabile forma di violenza» parla, invece, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui quanto accaduto deriva «da un fanatismo che desta allarme nelle istituzioni e in tutti coloro che credono nel confronto libero e democratico».
Anche dall'opposizione arrivano alcune reazioni. Come quella del segretario del Pd, Walter Veltroni, per il quale «si tratta di un'iniziativa vile e inquietante, soprattutto perché avviene in un clima che rende ancor più pericolosi e drammatici simili episodi». Sulla stessa linea anche il leader di Idv, Antonio Di Pietro, che parla di una campagna «inquietante perché, chi tenta di ostacolare e minacciare l'informazione, mina alla radice la nostra democrazia».



20/11/2008

http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/11/20/954252-contro_aborto_spedite_alla_stampa_bambole_sangue.shtml

GB: A 18 ANNI INCINTA DI 2 GEMELLE SIAMESI, RIFIUTA ABORTO

GB: A 18 ANNI INCINTA DI 2 GEMELLE SIAMESI, RIFIUTA ABORTO
Roma, 24 nov. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Laura Williams, britannica, ha appena 18 anni e sta per diventare mamma. Sara' la piu' giovane madre, nel Regno Unito, di due gemelle siamesi che dovrebbero nascere questa settimana con parto cesareo. Una nascita non priva di rischi. Solo una coppia su 4 di queste gemelle speciali, che condividono parti del loro corpo e organi, sopravvive nelle prime 24 ore. Eppure Laura non si arrende e vuole essere ottimista: ha deciso di non abortire, nonostante il consiglio dei medici, e ha scelto i nomi delle piccole: Faith e Hope (i beneaugurali Fede e Speranza). La donna e il marito, Aled, stanno per volare a Londra, dove avverra' il cesareo. Le nasciture sono unite dallo sterno all'ombelico, ma ognuna ha il suo piccolo cuore che batte separatamente. Laura, arrivata alla 35esima settimana, racconta sul 'Mail on Sunday' che i medici le avevano prospettato la possibilita' di considerare un'interruzione volontaria di gravidanza, dopo aver visto le condizioni delle bimbe con un'ecografia alla dodicesima settimana. La chance di sopravvivenza di gemelli siamesi sono piuttosto basse e spesso i camici bianchi sono costretti a sacrificarne uno per salvare almeno chi ha piu' probabilita' di superare il parto e i giorni successivi. "A volte penso al peggio - confessa la giovane futura mamma - cosi' sono preparata a qualunque cosa possa accade. Ma se andra' tutto bene, saro' davvero felice. Se sono venute al mondo e hanno fatto tutta questa strada, dobbiamo sperare che facciano anche il resto", afferma riferendosi alle piccole. (segue)
(Sal/Pn/Adnkronos)

24-NOV-08 14:50



http://iltempo.ilsole24ore.com/adnkronos/?q=YToxOntzOjEyOiJ4bWxfZmlsZW5hbWUiO3M6MjE6IkFETjIwMDgxMTI0MTQ1MDI4LnhtbCI7fQ==

mercoledì 24 settembre 2008

Boom della pillola del giorno dopo

Allarme aborti tra le giovanissime
Boom della pillola del giorno dopo
Più che raddoppiate (+ 59%) in sei anni le vendite della pillola del giorno dopo. A prenderle sono donne dai 14 ai 20 anni nel 55% dei casi. Crollano le vendite dei preservativi

ROMA, 24 settembre 2008 - Aumentano in Italia i consumi della pillola del giorno dopo fra le più giovani, ma non degli altri contraccettivi. Le vendite del contraccettivo d'emergenza hanno registrato un +59,5% dal 2001, anno dell'arrivo in commercio, al 2007: in particolare, si è passati da 320 mila scatole nel 2006 alle 374 mila dello scorso anno. A prenderle sono donne dai 14 ai 20 anni nel 55% dei casi.

Cala, invece, l'uso del preservativo, e non certo per il prezzo: dopo un pesante ribasso, si nota una lieve ripresa negli anni 2006-07, ma ancora molto lontana dal picco di massima protezione del periodo 1995-99. Solo un 20% di donne, infine, assume la pillola.


Sono i dati illustrati dagli esperti, in una conferenza a Londra in vista della Giornata mondiale della contraccezione, che si celebra il 26 settembre. «Dalle gravidanze indesiderate si corre ai ripari solo dopo aver rischiato - sottolinea Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell'ospedale san Raffaele Resnati di Milano - ma non prima, con un'assunzione di responsabilità condivisa. Non ci si protegge però dalle malattie sessualmente trasmesse».

http://quotidianonet.ilsole24ore.com/salute/2008/09/24/120587-allarme_aborti_giovanissime.shtml

lunedì 4 agosto 2008

LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO-ALLE DONNE VA DETTA LA VERITA'

La pillola abortiva del giorno dopo 1290 18/10/2005

ALLE DONNE VA DETTA LA VERITÀ

SULLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO

Marina Corradi - Avvenire 23/09/05

L'alt alla sperimentazione della pillola abortiva Ru 486 imposto dal ministro alla Sanità sarebbe una reazione cattolica «alla pretesa delle donne di abortire senza una adeguata dose di sofferenza», secondo Miriam Mafai. «Un accanimento contro le donne», per la responsabile femminile dei Ds, Barbara Pollastrini. Dunque, "le" donne italiane pretendono il diritto all'aborto chimico e il Potere si accanisce contro "le" donne. Parrebbe, a leggere i quotidiani, che queste signore, insieme ad altre come Margherita Boniver («L'ennesimo tentativo di colpevolizzare le donne»), insomma a un drappello di femministe di lungo corso con scarso ricambio generazionale, rappresentino l'intera popolazione femminile italiana: che insorge contro l'obbligo dell'aborto chirurgico, là dove è ormai possibile prendere una pillola e risolvere il problema in maniera più "soft".
Al di là delle ragioni cliniche che hanno indetto il ministero a bloccare la sperimentazione, emerge fra le righe l'apprezzamento per questo aborto che farebbe soffrire di meno, e perciò sarebbe oggetto del veto catto-reazionario. Ciò che una ragazza che ascolti impara è che esiste un modo di interrompere la gravidanza "semplice", mandando giù una pillola, e che invece la si vuol costringere alla sala operatoria, in una mistica del dolore.
Quanto invece le Mafai e le Pollastrini non dicono è che quella pillola ci mette ben tre giorni, a liberarti del figlio che aspetti. La prima dose blocca i recettori del progesterone, l'ormone che sviluppa il tessuto uterino. Quando, 48 ore dopo, l'embrione è morto, la seconda parte del trattamento ne provoca l'espulsione. In tutto, tre giorni per un'agonia dentro se stesse. Tre giorni che possono essere interminabili, per tutte le donne che a quell'aborto sono arrivate magari per solitudine, o paura, o povert à, ma sanno che comunque ciò che stanno perdendo era un figlio - per quelle che chiamano le cose con il loro nome. Davvero è meglio questa lunga dolorosa attesa piuttosto del taglio netto di un intervento? Davvero conta così poco ciò che passa nei pensieri di una donna in quel silenzioso aspettare che la vita che stava crescendoti dentro, eliminata chimicamente, abbandoni il tuo corpo? Perché dire questa bugia a una generazione di ragazze, che, non sapendo, penseranno all'aborto in pillola come a qualcosa di più sopportabile, e saranno magari tentate - non sapendo - di usarlo come un estremo anticoncezionale d'emergenza?
L'altra mistificazione, sta in quella pretesa del drappello tardofemminista di parlare a nome "delle" donne. La pretesa delle donne di abortire senza sofferenza, «accanimento contro le donne», dicono, con la sottesa affermazione di essere portavoce dell'universo femminile tutto. Come se tutte le donne, in quanto tali, fossero schierate dietro di loro. Il che ricorda l'appello di Emma Bonino a pochi giorni dal referendum: "le" donne portino mariti, fratelli, figli a votare. A votare come la Bonino, sottinteso: immaginando ancora questa monade femminile, obbedientemente allineata nei dogmi del vecchio femminismo.
E, il giorno dopo, qualcuna a lamentarsi: «Le donne non hanno capito, le donne ci hanno tradito». In realtà, quelle donne avevano capito benissimo, e semplicemente non si riconoscevano né in quella battaglia, né nelle loro pretese rappresentanti. Dietro le alfiere del femminismo, erano rimaste in poche. Perché oggi ci sono tante donne diverse: cattoliche, o laiche ma con precise convinzioni sulla maternità. Ci sono e sono tante quelle che hanno abortito, e vorrebbero non averlo fatto. Ci sono quelle che non sanno ancora, e a cui non è giusto raccontare storie di aborto "semp lice". Di modo che, quando si sente una del solito drappello intonare il lamento: «È contro le donne», sarebbe opportuno dirle di parlare per sé e per quelle che davvero rappresenta. Ma non, per favore, in nostro nome.


L'alt alla sperimentazione della pillola abortiva Ru 486 imposto dal ministro alla Sanità sarebbe una reazione cattolica «alla pretesa delle donne di abortire senza una adeguata dose di sofferenza», secondo Miriam Mafai. «Un accanimento contro le donne», per la responsabile femminile dei Ds, Barbara Pollastrini. Dunque, "le" donne italiane pretendono il diritto all'aborto chimico e il Potere si accanisce contro "le" donne. Parrebbe, a leggere i quotidiani, che queste signore, insieme ad altre come Margherita Boniver («L'ennesimo tentativo di colpevolizzare le donne»), insomma a un drappello di femministe di lungo corso con scarso ricambio generazionale, rappresentino l'intera popolazione femminile italiana: che insorge contro l'obbligo dell'aborto chirurgico, là dove è ormai possibile prendere una pillola e risolvere il problema in maniera più "soft".
Al di là delle ragioni cliniche che hanno indetto il ministero a bloccare la sperimentazione, emerge fra le righe l'apprezzamento per questo aborto che farebbe soffrire di meno, e perciò sarebbe oggetto del veto catto-reazionario. Ciò che una ragazza che ascolti impara è che esiste un modo di interrompere la gravidanza "semplice", mandando giù una pillola, e che invece la si vuol costringere alla sala operatoria, in una mistica del dolore.
Quanto invece le Mafai e le Pollastrini non dicono è che quella pillola ci mette ben tre giorni, a liberarti del figlio che aspetti. La prima dose blocca i recettori del progesterone, l'ormone che sviluppa il tessuto uterino. Quando, 48 ore dopo, l'embrione è morto, la seconda parte del trattamento ne provoca l'espulsione. In tutto, tre giorni per un'agonia dentro se stesse. Tre giorni che possono essere interminabili, per tutte le donne che a quell'aborto sono arrivate magari per solitudine, o paura, o povert à, ma sanno che comunque ciò che stanno perdendo era un figlio - per quelle che chiamano le cose con il loro nome. Davvero è meglio questa lunga dolorosa attesa piuttosto del taglio netto di un intervento? Davvero conta così poco ciò che passa nei pensieri di una donna in quel silenzioso aspettare che la vita che stava crescendoti dentro, eliminata chimicamente, abbandoni il tuo corpo? Perché dire questa bugia a una generazione di ragazze, che, non sapendo, penseranno all'aborto in pillola come a qualcosa di più sopportabile, e saranno magari tentate - non sapendo - di usarlo come un estremo anticoncezionale d'emergenza?
L'altra mistificazione, sta in quella pretesa del drappello tardofemminista di parlare a nome "delle" donne. La pretesa delle donne di abortire senza sofferenza, «accanimento contro le donne», dicono, con la sottesa affermazione di essere portavoce dell'universo femminile tutto. Come se tutte le donne, in quanto tali, fossero schierate dietro di loro. Il che ricorda l'appello di Emma Bonino a pochi giorni dal referendum: "le" donne portino mariti, fratelli, figli a votare. A votare come la Bonino, sottinteso: immaginando ancora questa monade femminile, obbedientemente allineata nei dogmi del vecchio femminismo.
E, il giorno dopo, qualcuna a lamentarsi: «Le donne non hanno capito, le donne ci hanno tradito». In realtà, quelle donne avevano capito benissimo, e semplicemente non si riconoscevano né in quella battaglia, né nelle loro pretese rappresentanti. Dietro le alfiere del femminismo, erano rimaste in poche. Perché oggi ci sono tante donne diverse: cattoliche, o laiche ma con precise convinzioni sulla maternità. Ci sono e sono tante quelle che hanno abortito, e vorrebbero non averlo fatto. Ci sono quelle che non sanno ancora, e a cui non è giusto raccontare storie di aborto "semp lice". Di modo che, quando si sente una del solito drappello intonare il lamento: «È contro le donne», sarebbe opportuno dirle di parlare per sé e per quelle che davvero rappresenta. Ma non, per favore, in nostro nome.





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LA PILLOLA RU 486

non è in vendita in Italia - almeno per il momento

di Mario Palmaro

La pillola RU 486 introduce l'aborto “fai da te”. Sperimentata in un ospedale piemontese. Diabolico obiettivo: aggirare l'obiezione di coscienza di medici e infermieri antiabortisti e rendere la donna unica protagonista dell'uccisione del suo bambino.

Il grande scienziato francese Jérome Lejeune l'aveva definita senza troppi giri di parole: un "pesticida umano". Ora la RU 486, la pillola che provoca l'aborto se assunta entro il secondo mese di gravidanza, è sbarcata anche in Italia. Il via libera è arrivato dal Comitato etico della Regione Piemonte, che nell'ottobre 2002 ha approvato la sperimentazione di questo prodotto chimico presso l'ospedale Sant'Anna.

Dal gennaio 2003 i nascituri di Torino cominceranno a essere uccisi con questo nuovo sistema, che verrà testato su 400 donne incinte.

Che cos'è la RU 486

La RU 486 è un prodotto chimico a base di Mifepristone, un potente antiormone che interrompe l'annidamento dell'embrione nell'utero e provoca l'aborto del concepito. La RU 486 - che non può essere definita un farmaco, poiché non serve a curare una patologia - viene assunta dalla donna come una normale pastiglia. Trascorsi tre giorni, i medici somministrano alla madre una sostanza che induce le contrazioni e provoca l'espulsione dell'embrione nel 60% dei casi. Poiché la procedura è dolorosa e non esente da complicanze per la donna, per ora la somministrazione della pastiglia deve avvenire in ambiente ospedaliero, dove la donna stessa verrà tenuta in osservazione per alcune ore dopo l'aborto, e visitata di nuovo circa 15 giorni dopo.

Un po' di storia

La RU 486 è stata prodotta dai laboratori della Roussel Uclaf, una società controllata dal Governo francese e dal gruppo tedesco Hoechst. Non è un caso che nella genealogia delle aziende chimiche tedesche compaia anche la l.G. Farben, che produceva il famigerato Zyclon B., il gas omicida usato da Hitler. La RU 486 è usata da 10 anni in Francia, mentre è sbarcata negli Usa nel 2000. Un comunicato stampa del 23 giugno 1988 dimostra il coinvolgimento dell'ONU nella realizzazione del prodotto: è la stessa Roussel Uclaf a dichiarare di "averlo sviluppato in collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Unfpa", che sono agenzie ONU. È evidente che il prodotto sarebbe utilissimo per "diradare" le popolazioni dei paesi poveri, soprattutto dove non esistano presidi chirurgici adeguati per promuovere l'aborto su scala mondiale. In Italia, di RU 486 si iniziò a parlare nel 1989, quando l'allora sottosegretario alla sanità, la socialista Elena Marinucci, ne caldeggiò (senza successo) l'adozione nel nostro Paese.

Ora l'operazione è riuscita per iniziativa dei soliti radicali e di alcuni medici abortisti in quella Torino che è la città di don Bosco ma anche della massoneria e del satanismo. Nulla avviene per caso.

Aspetti giuridici

1. La prima considerazione da fare è che la RU 486 non è che uno fra i tanti modi con cui è possibile uccidere l'innocente. Viene presentata come uno strumento "umanitario" così come i giacobini offrirono alle vittime del Terrore la ghigliottina, considerata "umanitaria" rispetto alla fucilazione e alla forca. La conclusione era in entrambi i casi la morte dei condannati. Dunque, la radice di ogni male è rappresentato da una legge “integralmente iniqua” - come la 194/1978 nel caso dell'Italia - che ammette l'autodeterminazione della donna, affidando al suo totale arbitrio la vita del concepito. Posto questo antiprincipio aberrante, tutto diventa possibile.

2. Uno degli scopi meno evidenti ma più diabolici della RU 486 è l'aggiramento della obiezione di coscienza. Potrà accadere infatti che, un aborto chimico "iniziato" qualche giorno prima, presenti delle complicanze tali da richiedere l'intervento del personale ospedaliero. A questo punto, in casi di urgenza e rischio per la salute della donna, un medico o un infermiere obiettore di turno si vedranno costretti dalla legge a continuare l'opera nefanda dei colleghi abortisti.

3. Nel consenso informato che viene firmato dalla donna prima di iniziare il "trattamento", la gestante viene avvertita che in caso di "fallimento" - vale a dire se il nascituro sopravvive alla dose di veleno - il nascituro andrà incontro a rischi per la sua salute, e che in ogni caso l'aborto potrà essere ottenuto a quel punto solo con un intervento chirurgico.

4. Va anche aggiunto che questa pastiglia rende la donna protagonista dell'atto abortivo: è lei che "dà la morte" al proprio figlio, ingerendo la RU 486. Si invertono i ruoli tipici dell'aborto chirurgico: il medico non più protagonista ma assistente; la donna non più passiva ma protagonista dell'atto omicida.

Verso l'aborto "fai da te"

1. Ove la RU 486 venga usata dentro le procedure previste dalla 194, essa difficilmente può essere dichiarata "fuori legge", almeno nel senso formale del termine. Diverso è il discorso di un suo utilizzo "privatistico", che configurerebbe una violazione palese delle pur blande misure di controllo poste dalla Legge 194.

2. L'aborto avviene oggi normalmente con modalità chirurgiche particolarmente raccapriccianti. La donna deve sottoporsi a un intervento, all'anestesia totale, e ai rischi per la sua salute (pur modesti) connessi all'intervento. La RU 486 risponde al tentativo di rendere sempre più normale, semplice, sicuro e nascosto l'aborto.

3. In una prima fase, questo obiettivo è piuttosto arduo da raggiungere, perché con la RU 486 la donna vive per certi versi in presa diretta l'aborto molto più che nell'atto chirurgico: trascorre tre giorni sapendo che ormai ha attivato una procedura inarrestabile di avvelenamento del figlio, inarrestabile anche in caso di ripensamento; e "vede" il figlio espulso da sé come un vero e proprio rifiuto. Orribile.

4. Ma, d'altro canto, non si deve sottovalutare la possibilità di perfezionare questa arma chimica, tentando di eliminare i rischi di sanguinamento, la dolorosità, la "visibilità" dell'embrione espulso; affinandola insomma a tal punto da renderla agibile in farmacia come un normale prodotto da banco.

5. Si realizza in questo modo l'ultimo stadio della "normalizzazione" dell'aborto, che così sembra scomparire dalla società perché sfugge a ogni rilievo statistico e a ogni azione dissuasiva dei “pro life”, per diventare una faccenda completamente privata. Con la conseguenza di un incallimento delle coscienze che rende - in questo senso - più grave l'aborto chimico di quello chirurgico. Come scrisse Francesco Migliori, "Caino non deve più nascondersi".

La punta di un iceberg

Attenzione: il polverone sollevato dalla RU 486 non deve distrarci dalla corretta percezione della realtà: oggi, in Italia, l'aborto chimico è già attuato nella totale indifferenza delle leggi e dei codici deontologici della classe medica. Le donne usano la spirale o IUD, senza sapere che essa non è un contraccettivo ma provoca aborti. Inoltre, per iniziativa dell'ex ministro della sanità Umberto Veronesi, è disponibile in farmacia il Norlevo, prodotto dalla Angelini farmaceutica: una "pillola del giorno dopo" che provoca l'aborto ogni volta che sia assunta a seguito di un rapporto fertile. L'attuale ministro potrebbe ritirare questo prodotto con provvedimento analogo ma opposto a quello del suo predecessore, per sospetta compatibilità con la legge 194 vigente.

Effetti abortivi possono essere ottenuti attraverso l'uso combinato di pillole regolarmente in commercio, prodotte con finalità contraccettiva, ma capaci di impedire l'annidamento se miscelate in un certo modo. Perfino la classica pillola, assunta dalla donna con l'intento di impedire il concepimento, ha un effetto remoto ma assolutamente certo di carattere abortivo: una verità scomoda troppo spesso taciuta. Ne riparleremo.

Ricorda

"C'è qualcosa di terribilmente repellente in questa procedura. La giustificazione che nobiliterebbe il ricorso al nuovo veleno è che il rischio di complicanze per la madre diverrebbe irrilevante. Da dove nasce questo rischio? Da una decisione sommamente ingiusta o liberamente presa, quella di uccidere l'innocente. Si abbia il coraggio di dirlo apertamente: si è finalmente scoperto il modo di uccidere nel quale l'assassino non corre più alcun rischio serio" (L'Osservatore Romano, 12 novembre 1989).

© Il Timone - n. 23 Gennaio/Febbraio 2003



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venerdì 11 luglio 2008

PILLOLA ABORTIVA-VENDUTA SUL WEB-ALLARME CONTRAFFAZIONI

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Crescono le vendite online: va a ruba proprio come il Viagra
Denuncia per il sito Women on web: pasticche non originali
Pillola abortiva, boom sul web
Ma è allarme contraffazioni



Confezioni di pillole abortive

LONDRA - Aborto fuorilegge? Dove è proibito, arriva internet. Nei Paesi dove l'interruzione di gravidanza non è praticabile, o strettamente controllata, le donne possono acquistare la Ru486, la pillola abortiva prodotta in Francia, con un semplice e veloce clic sul sito Women on web. La notizia della possibilità di acquistare questi medicinali in rete anche nei Paesi in cui la Ru486 non è in commercio, data oggi dalla Bbc online, ha creato allarme per la mancanza di assistenza medica durante la procedura e per il rischio di prodotti "taroccati"

L'indagine. Nella sola Irlanda del Nord e in oltre 70 Paesi dove l'aborto può avvenire solo con notevoli limitazioni, molte donne si sono rivolte al sito, come risulta dall'indagine condotta dal British Journal of Obstetrics and Gynaecology su 400 utenti del sito.
Per "Women on Web" vendere farmaci abortivi online è un aiuto per le donne e impedisce di ricorrere a pratiche poco sicure. E dal sito sottolineano che si spediscono i farmaci solo nei Paesi dove l'aborto è fortemente limitato e alle donne che dichiarano di essere incinta da meno di nove settimane.

Le polemiche. Gli attivisti per la vita giudicano "molto preoccupante" l'esistenza di siti del genere, mentre i medici ricordano i rischi dell'assunzione di farmaci senza il controllo di uno specialista. Secondo la ricerca del British Journal of Obstetrics and Gynaecology, circa l'8% delle donne che ha comprato le medicine per abortire sul sito, non le hai poi prese. Quasi l'11% si è dovuto comunque ricoverare e ricorrere a un intervento chirurgico per completare l'aborto, o perchè i farmaci non hanno completamente funzionato o per successiva emorragia. Il 58% delle donne intervistate si è detta comunque grata a Women on the Web per averle aiutate, il 31% ha definito l'esperienza "stressante ma accettabile".


La denuncia. Ma le polemiche non finiscono qui. L'azienda produttrice della pillola abortiva Ru486 ha presentato una denuncia nei confronti del sito per vendita online di farmaci contraffatti e "spacciati" per il loro prodotto. La pillola spedita a casa non sarebbe a base di mifepristone, ma di paracetamolo. "Ci siamo mossi - spiegano fonti interne dell'industria francese Exelgyn Laboratoires - perchè all'interno di quelle pillole non c'è il principio attivo della Ru486, cioè il mifepristone, bensì del paracetamolo", molecola presente nei comuni medicinali utilizzati contro i sintomi influenzali.

Farmacie online. Se la denuncia della Bbc non bastasse a ricordare che quando si fanno acquisti via web di farmaci bisogna sempre stare molto attenti, ecco l'indagine dall'European Alliance for Access to Safe Medicines (Eaasm). Condotta su un campione di oltre 100 siti per la vendita di prodotti farmaceutici online, ha riscontrato che ben 6 volte su 10 il farmaco acquistato sul web non è originale, l'informazione relativa non è corretta o, soprattutto, packaging e 'bugiardino' sono ingannevoli. Il 62% delle medicine acquistate presso farmacie virtuali è contraffatto o inadatto, dal momento che contengono solo in minima parte i principi attivi dichiarati in confezione.

(11 luglio 2008)


http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/esteri/pillola-aborto/pillola-aborto/pillola-aborto.html

venerdì 2 maggio 2008

PILLOLA DEL GIORNO DOPO

Aborto, allarme dei ginecologi: troppe pillole del giorno dopo

di Redazione (redazione@vita.it)

02/05/2008



In sette anni l'uso è cresciuto del 60%, fanno sapere i ginecologi riuniti a Praga al X Congresso Europeo di Contraccezione

Le giovanissime scelgono sempre piu' spesso la contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo) come un metodo di routine: in 7 anni il consumo e' aumentato del 60%. I ginecologi, riuniti a Praga al X Congresso Europeo di Contraccezione, lanciano l' allarme sul ricorso improprio a questo metodo. I dati sono chiari: in Italia nel 2006 ne sono state vendute 320.000, il 55% a chi ha meno di 20 anni, e il trend e' in crescita, tanto che nel 2007 si e' arrivati a circa 370 mila.
''Le ragazze spesso sottovalutano l'impatto di questo farmaco, un vero shock ormonale - commenta Rossella Nappi, ginecologa dell'Universita' degli Studi di Pavia -. Per questo va rinforzata l'informazione e l'educazione sulla contraccezione consapevole. Gli anticoncezionali ormonali sono i piu' sicuri e possono essere consigliati anche alle giovanissime. In particolare, possiamo rassicurare le ragazze su uno dei piu' temuti effetti indesiderati : l'aumento di peso. La paura di ingrassare infatti e' uno dei motivi che scoraggia le piu' giovani dall'utilizzo della pillola anticoncezionale e le spinge a rivolgersi verso altri metodi, meno sicuri. Oggi, grazie al progestinico di quarta generazione, il drospirenone, il rischio di chili di troppo e' del tutto superato. Il drospirenone, grazie alla sua particolare formulazione, ha effetto contro la ritenzione idrica, e permette di non ''gonfiare''.
Caratteristiche che gli danno il primato di pillola piu' utilizzata al mondo. Dobbiamo impegnarci per far giungere messaggi positivi alle donne perche' l'Italia, nonostante alcuni segnali di ripresa, rimane agli ultimi posti in Europa per l'utilizzo di metodi contraccettivi''. Insistere nell'opera di informazione su questi temi e sull'educazione sessuale e' proprio la strada scelta dalla campagna ''Scegli tu'' promossa dalla SIGO (Societa' Italiana di Ginecologia e Ostetricia) con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunita'.
''Un progetto che ha gia' registrato i primi segnali di successo, ma che vogliamo continuare a rafforzare - commenta il prof. Giorgio Vittori, presidente SIGO (Societa' Italiana di Ginecologia e Ostetricia) -. A maggio distribuiremo opuscoli informativi a tutti i ragazzi che si apprestano ad affrontare l'esame di maturita'''. Il tema del ricorso appropriato ai vari metodi contraccettivi oggi disponibili e' al centro del Congresso Europeo, che vede riuniti oltre 3.000 esperti da tutto il continente. In particolare si dibatte su come promuovere l'utilizzo di anticoncezionali fra le piu' giovani e come combattere il fenomeno delle gravidanze in eta' scolare che in alcuni Paesi e' una vera e propria emergenza.
''Il nostro obiettivo e' far capire alle ragazze che assumere un anticoncezionale ormonale e' la scelta piu' sicura e piu' rispettosa verso di se' - commenta il prof. Emilio Arisi, responsabile della Ginecologia dell'Ospedale Santa Chiara di Trento -. Per questo vogliamo innanzitutto sfatare i molti pregiudizi che ancora circolano, di cui quello sul peso e' in assoluto il piu' duro a morire. Una contraccezione sicura e consapevole e' il primo passo per vivere con serenita' la propria vita sessuale. Un passaggio che tutte le ragazze dovrebbero compiere dopo aver ricevuto un'informazione adeguata da fonti qualificate''.
Fra queste vi e' in primo luogo il medico di famiglia: ''Noi siamo spesso i primi a confrontarci con le ragazze - afferma la dott.ssa Raffaella Michieli, segretario nazionale della Societa' Italiana di Medicina Generale (SIMG) -. E' quindi nostro dovere sforzarci di parlare di piu', cercare occasioni di stimolo e approfondimento, non 'sfuggire' questi temi ma anzi affrontarli noi in prima persona per consigliarle ed evitare che si trovino messe di fronte a scelte drammatiche o comunque pesanti dal punto di vista della salute, fisica e psichica''.
La sinergia fra medicina di famiglia e specialisti e' uno degli obiettivi condivisi a livello europeo, e in questo il nostro Paese si dimostra all'avanguardia con numerosi progetti gia' in campo sia sulla contraccezione che su altri temi di grande rilievo sociale come la depressione post partum o la salute delle donne immigrate. Sensibilita' che conferma il prestigio della ginecologia italiana anche a livello internazionale: proprio a Roma si celebrera' infatti il prossimo Congresso Mondiale nel 2012.



http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=93173

lunedì 28 aprile 2008

DIMINUISCE L'ABORTO-AUMENTANO GLI OBIETTORI

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23 aprile 2008
Diminuiscono gli interventi
Obiettori l'83% dei ginecologi: aborto negato
Raddoppiati in 4 anni. Aumentano anche gli anestesisti contrari. La Campania ha il tasso minore di aborti dopo la 12esima settimana


NAPOLI — Aborto sempre più difficile in Campania. Negli ultimi quattro anni è raddoppiato il numero dei ginecologi che si dichiarano contrari alle interruzioni di gravidanza. Si tratta del più alto tasso di medici obiettori di coscienza: l'83%. La media nazionale è invece del 69,2% (contro il 58,7% del 2003). La percentuale campana è seconda solo alla Sicilia che detiene il record dell' 84%. Un dato che fa riflettere, se si considera che nel 2003 in Campania solo il 44,1% dei ginecologi si dichiarava contrario all'interruzione di gravidanza. In aumento il numero degli obiettori anche tra gli anestesisti: dal 40,4 al 73,7% e nella categoria del personale non medico, dal 41,1 all'84,3%. Ieri, martedì 22, la ministra della Salute Livia Turco ha trasmesso al Parlamento la relazione annuale sull'attuazione della legge 194 del 1978, contenente le «Norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza », presentando i dati del 2007.
In tutt'Italia diminuisce il numero degli aborti del 3% rispetto al 2006 (nell'anno appena trascorso sono state 127.038 le interruzioni gravidanza) e la Campania rispecchia la media nazionale: 11.687 gli aborti nel 2007, con un tasso di abortività del 7,9% (su un campione di 1000 donne dai 15 ai 49 anni). Continuano a diminuire gli aborti tra le donne italiane, mentre si incrementano quelli delle straniere (più 4,5% rispetto al 2005). Il tema delle interruzioni di gravidanza torna quindi al centro dell'attenzione, a poco più di due mesi dalle polemiche scaturite dal blitz della polizia nella clinica ostetrica del secondo Policlinico di Napoli, durante l'aborto terapeutico di una donna alla ventunesima settimana. La Campania, però, è anche la regione con la più bassa percentuale di aborti dopo la dodicesima settimana: solo 0.4%, mentre la media nazionale è del 2,9%.
Ma perché aumentano gli antiaboristi? «Nonostante ci siano sempre meno medici cattolici nella nostra regione — risponde Giovanni Di Minno, direttore generale dell'Asl Napoli 1 — sempre più ginecologi scelgono di non interrompere le gravidanze. Ci sono altre spiegazioni ». Il docente di medicina interna della Federico II ammette anche che: «In realtà la legge 194 non è mai stata applicata del tutto. Qui da noi, così come nel resto d'Italia. La rete di assistenza alle donne deve essere ancora realizzata e la formazione per i medici e per gli infermieri non é ancora partita in maniera seria».
Qualche giorno fa il manager ha tenuto una riunione con la ginecologa Rosetta Papa, responsabile dell'area di Coordinamento Materno-Infantile dell'Asl Na1 per affrontare il problema con nuovi provvedimenti. I dati del ministero confermano il dramma degli aborti illegali: quindicimila nel 2005. L'Istituto Superiore di Sanità lancia l'allarme contando che ci sono almeno 55 aborti clandestini ogni giorno. Dopo l'intervento della Turco, ora la parola passa alle Regioni. La ministra ieri ha ribadito che: «La relazione è uno strumento istituzionale per indirizzare coerentemente le scelte programmatorie territoriali, con la raccomandazione di rafforzare prevenzione e formazione». Inoltre le donne che in Campania scelgono di interrompere la gravidanza secondo la legge 194 s'imbattono in altri ostacoli. Disorganizzazione della rete dei consultori familiari e carenza di strutture sanitarie specializzate.
Alessandra Barone
Copyright 2004 © Rcs Quotidiani Spa

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/cronache/articoli/2008/04_Aprile/23/aborti_medici.html

RELAZIONE SULL'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA

Relazione sull'interruzione volontaria di gravidanza

Il Ministro Livia Turco ha trasmesso al Parlamento la nuova Relazione annuale sull'attuazione della legge 194. Dai dati è evidente come continui a diminuire il ricorso all'aborto da parte delle donne italiane, mentre cresce quello delle immigrate e aumenta l'obiezione di coscienza.

La relazione contiene i dati preliminari per l'anno 2007 e i dati definitivi per l'anno 2006. I dati relativi al 2007, con un totale di 127.038 IVG, evidenziano un ulteriore calo del 3% rispetto al dato definitivo del 2006 (131.018 casi) e un decremento del 45,9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'IVG (234.801 casi).

Continua la diminuzione delle IVG tra le donne italiane: i dati definitivi relativi all'anno 2006 evidenziano infatti 90.587 IVG, con una riduzione del 3,7% rispetto al 2005 e di oltre il 60% rispetto al 1982, anno in cui più numerose sono state le IVG. Viceversa, le IVG sono incrementate tra le donne straniere: in totale 40.431 nel 2006 ( 4,5% rispetto al 2005), pari al 31,6% del totale (nel 2005 erano il 29,6%).

In merito al fenomeno degli aborti clandestini, nella Relazione di quest'anno viene presentata una nuova stima aggiornata del 2005 che si ferma ad un'ipotesi massima di 15 mila aborti effettuati al di fuori della legge 194, correggendo al ribasso le precedenti stime che indicavano tale soglia attorno ai 20 mila aborti clandestini. Il dato riguarda solo le donne italiane, in quanto non si dispone di stime affidabili degli indici riproduttivi per le donne straniere.

Si conferma, quindi, la contemporanea diminuzione dell'abortività legale e clandestina tra le donne italiane. Infine, sono stati presentati i dati reali relativi all'obiezione di coscienza, aggiornati dalle Regioni (i precedenti risalivano all'anno 2003, in taluni casi all'anno 1999), che mostrano un forte incremento in tutta Italia.

L'obiezione è infatti aumentata per i ginecologi dal 58,7% al 69,2%; per gli anestesisti, dal 45,7% al 50,4%; per il personale non medico, dal 38,6% al 42,6%.
Al Sud l'aumento è ancora maggiore e in alcune Regioni addirittura i dati raddoppiano. Nelle conclusioni alla sua relazione il Ministro della Salute Livia Turco sottolinea che: "la legge 194/78, con la legalizzazione dell'aborto, ha favorito la sostanziale riduzione della richiesta di IVG, grazie alla promozione di un maggiore e più efficace ricorso a metodi di procreazione consapevoli, alternativi all'aborto, secondo gli auspici della legge" e che "la legge 194/78 ha permesso un cambiamento sostanziale del fenomeno abortivo nel nostro paese, nonostante la sua applicazione possa essere ulteriormente migliorata".

In conclusione, il Ministro Livia Turco sottolinea che "assumendo la piena applicazione della legge 194/1978 come priorità delle scelte di sanità pubblica, non si ravvisa la necessità di una sua modifica, ma viceversa si sottolinea la necessità di un rinnovato impegno programmatorio e operativo da parte di tutte le istituzioni competenti e delle/degli operatrici/operatori dei servizi".

Il Ministro Turco, inoltre, "evidenziando la complessità dei valori etici che i legislatori hanno consegnato alle istituzioni e alla società nel suo insieme, ribadisce che la legge è stata e continua a essere non solo efficace, ma saggia e lungimirante, profondamente rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile rispetto alla procreazione, del valore sociale della maternità e del valore della vita umana dal suo inizio".


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http://www.vitadidonna.it/news/2008/04/relazione-sullinterruzione-volontaria.html

domenica 2 marzo 2008

LA COLOMBIA E L'ABORTO

Il cammino lento dell'America Latina: la Colombia e l'aborto
21 dicembre 2005 - Diego Brugnoni
Mentre il presidente del Venezuela Hugo Chavez è stato recentemente insignito del Premio José Martí 2005 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) per aver "contribuito alla unità e integrazione dei Paesi dell'America Latina e del Caribe e alla preservazione della sua identità, tradizioni culturali e valori storici", lo stesso presidente venezuelano e quello della Colombia Alvaro Uribe hanno mostrato la volontà di trovare una linea di distensione tra i due paesi nonostante le forti differenze ideologiche che segnano le rispettive politiche. L'incontro è avvenuto in occasione dell'omaggio a Simòn Bolivar, il Libertador che governò un'area geografica comprendente Bolivia, Perù, Ecuador, Panamà, Venezuela e Colombia.
I delicati colloqui che si stanno tenendo a L'Avana tra il governo colombiano e l'Ejército de Liberaciòn Nacional (ELN), permettono però di ricordare quanto sia lontana la Colombia di Uribe dalla nuova America Latina che ha ormai sfondato le porte anche della strategica Bolivia. Tagli ai salari e riforma del lavoro iniqua, privatizzazioni, "Sicurezza Democratica" come modello di governo (ovvero, un mostro linguistico al pari di "Guerra Democratica" che nasconde una soluzione militare del conflitto sociale) e, ancora, il Plan Colombia e la legge Giustizia e Pace. Non è certo questo il modello della nuova America Latina, la quale vuole lasciarsi alle spalle l'ingerenza del furbetto imperialismo yankee.
Ma c'è una pagina triste che accomuna tutti i paesi dell'area - per ragioni che trascendono lo spazio di una legislatura - e della quale la Colombia è stata sgradevole protagonista anche nei giorni scorsi: la proibizione dell'aborto, illegale praticamente ovunque ad eccezione della Cuba castrista e di Puerto Rico. Ciò significa che, soprattutto in casi di stupro e incesto, ricorrere a rischiosi e talvolta mortali aborti clandestini rappresenta un dramma per milioni di donne adulte e - perfino più frequentemente - adolescenti sudamericane: l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato in 4 milioni gli aborti clandestini e di questi 1,4 milioni riguardano donne brasiliane. Una questione nota da tempo (troppo tempo) contro la quale medici, gruppi femministi e movimenti politici non hanno mancato di dimostrare la loro contrarietà invitando la classe politica a modernizzare una stanca legislazione. In direzione opposta vanno invece i "movimenti per la vita" fedeli ai diktat vaticani (ma il gruppo Catòlicas por el Derecho a Decidir è senz'altro una lodevole realtà che manifesta la viva voglia di cambiamento).
Ritornando alla specificità colombiana, qui si registrano 400.000 aborti clandestini all'anno e la pena prevista per interruzioni di gravidanza clandestine può arrivare a quattro anni e mezzo di carcere. L'aborto è proibito incondizionatamente (così anche in Cile, Honduras, El Salvador e Suriname) e se si pensa che non di rado l'interruzione di gravidanza va a intrecciarsi con quella nostra vergogna che è il turismo sessuale, capirete la portata della devastazione psicologica - quando non fisica - per le donne della vera America.
Ecco, nonostante tutto ciò e nonostante le fervide denunce di Human Rights Watch, pochi giorni fa la Corte Costituzionale della Colombia ha respinto la richiesta dell'avvocato Monica Roa - nativa colombiana e nota attivista - la quale reclamava la depenalizzazione dell'aborto almeno in particolari condizioni.
Un rifiuto che sa di sconfitta.
Note:
- Implicazioni dell'aborto clandestino: http://www.buenasalud.com/lib/ShowDoc.cfm?LibDocID=3303&ReturnCatID=10 - Plan Colombia: http://www.narcomafie.it/colombia_20.htm - Legge Giustizia e Pace: http://www.lettera22.it/showart.php?id=3284&rubrica=39 - La posizione del vaticano: http://www.italiaestera.net/modules.php?name=News&file=brevi&sid=1034 - Il gruppo Catòlicas por el Derecho a Decidir: http://www.geocities.com/catolicas/articulos/campana_28_sep/index.html - Turismo sessuale: http://webrebelde.blogosfere.it/2005/11/per_i_nostri_pr.html

COLOMBIA .ABORTO LIMITATO-IL PRIMO CASO DI ABORTO LEGALE

Primo caso di aborto nella storia del paese


E' avvenuto stanotte il primo caso di aborto (legale) nella storia della Colombia, Paese fortemente cattolico, dopo che in maggio la procedura era stata legalizzata. L'aborto è permesso in soli 3 casi: se la vita della madre è in pericolo, se il feto è gravemente deformato o se la gravidanza è il risultato di uno stupro. In quest'occasione si trattava di una ragazzina di 11 anni violentata dal patrigno. Nonostante il cambiamento della legge, il caso ha dovuto passare in Corte costituzionale prima che l'aborto venisse autorizzato.
Colombia - 25.8.2006


COLOMBIA: LE DONNE RISCHIANO LA GALERA PER ABORTIRESI STIMANO 400.000 ABORTI CLANDESTINI ALL'ANNO, SPECIE TRA LE ADOLESCENTI. PROIBIZIONE ASSOLUTA ANCHE IN CASO DI PERICOLO DI VITA, STUPRO O INCESTO. HUMAN RIGHTS WATCH SI UNISCE ALLA SFIDA CONTRO LA LEGISLAZIONE ANTIABORTISTA
Settembre 2005, di HRW. Traduzione di Luisa

Colombia: le donne rischiano la galera per abortire. Si stimano 400.000 aborti clandestini all'anno, specie tra le adolescenti. Proibizione assoluta anche in caso di pericolo di vita, stupro e incesto. Human Rights Watch si unisce alla sfida contro la legislazione anti-abortista. Settembre 2005. Di HRW. Traduzione di Luisa. (New York, 27 giugno, 2005) In Colombia le donne possono essere detenute fino a quattro anni e mezzo per aver abortito, anche nei casi di violenza o di pericolo di vita. In un messaggio alla Corte Costituzionale colombiana, Human Rights Watch sostiene che le sanzioni penali per chi abortisce sono contrarie agli obblighi previsti dal diritto internazionale e dovrebbero essere dichiarate incostituzionali."Le donne non dovrebbero essere mandate in prigione per aver abortito," dice Marianne Mollmann, ricercatrice sui diritti umani presso Human Rights Watch. "la legislazione anti-abortista in Colombia viola i fondamentali diritti umani delle donne e dovrebbe essere revocata." Il 14 april l'avvocato colombiano Monica del Pilar Roa Lopez, direttore di progetto di Women's Link Worldwide, ha chiesto al tribunale di rivedere la legislazione colombiana sull'aborto e dichiararla incostituzionale. L'ufficio dell'avv. Roa ha subito un effrazione il 16 giugno e sono stati rubati 2 computer e file riservati. Human Rights Watch è preoccupata per l'incolumità del personale che si occupa di questo caso. Si stima che in Colombia avvengano circa 450,000 aborti all'anno. Studi recenti dimostrano che la percentuale di adolescenti che si sottopongono ad aborto illegale è superiore rispetto alle donne adulte. Le conseguenze degli aborti illegali sono una causa primaria di mortalità materna, visto che l'aborto illegale e non sicuro provoca complicazioni mediche che possono essere fatali. Gli enti delle Nazioni Unite che sorvegliano sulle principali convenzioni sui diritti umani hanno ripetutamente insistito sul fatto che l'aborto va depenalizzato almeno nei casi in cui la salute della donna incinta è in pericolo o nei casi di incesto e stupro.Numerosi enti hanno apertamente criticato la legislazione antiabortista colombiana , sottolineando la discriminazione contro le donne e la violazione del loro diritto alla vita e alla salute.Nel proprio appello alla Corte Costituzionale, Human Rights Watch ha citato anche i risultati degli enti regionali sui diritti umani. La Commissione Inter-Americana sui diritti umani ha detto che la più importante Convenzione sui diritti umani, la Convenzione Americana sui diritti umani, è compatibile con il diritto della donna all'accesso all'aborto legale e sicuro.La legge colombiana proibisce l'aborto in qualsiasi caso. La pena è più lieve se la gravidanza è la conseguenza di uno stupro (o "inseminazione artificiale non consensuale"). Nel 2000 il Congresso colombiano ha modificato il codice penale, aggiungendo la possibilità per il giudice di comminare pene diverse a seconda dei casi. Comunque il giudice gode di discrezionalità solo nei casi di stupro e a due ulteriori condizioni: se l'aborto avviene in "situazioni straordinarie di motivazione anormale" (una clausola ambigua che richiede interpretazione da parte del giudice) e se il giudice ritiene la punizione "non necessaria." Comunque una successiva modifica nel 2005 ha esteso la massima pena per aborto da tre a 4 anni e mezzo. "Invece di modificare la legislazione per renderla conforme alle previsioni internazionali sui diritti umani, le autorità colombiane hanno solo imposto pene più severe alle donne per aver esercitato i propri diritti umani," sostiene Millmann. "la corte ha l'obbligo di ribaltare questo sviluppo anti-costituzionale."
To view this document on the Human Rights Watch web site, please visit: http://hrw.org/english/docs/2005/06/22/colomb11202.htm

http://isole.ecn.org/reds/donne/latinoamericane/la0509colombiaaborto.html

NICARAGUA IL CAMBIAMENO POLITICO E L'ABORTO

Managua - In Nicaragua, la donna che abortisce e il medico che l’assiste rischiano trent’anni di carcere. Lo sancisce una nuova legge, che prevede il divieto totale dell’aborto anche in caso di pericolo di vita della donna. E’ stata approvata ieri in Parlamento, la norma voluta dal presidente uscente, Enrique Bolanos, e che ha ottenuto il via libera in commissione sei giorni fa. A favore della disposizione, si sono espressi i leader del Fronte nazionale di liberazione sandinista (il partito di sinistra che ha come candidato alle presidenziali Daniel Ortega, già al governo del Paese negli anni Ottanta) e quelli di Alleanza liberale, formazione di destra. Tra i diversi candidati alla successione di Bolanos, contro il divieto totale della pratica dell’aborto, si è schierato apertamente soltanto Edmundo Jarquin, un sandinista dissidente del Movimento di rinnovamento sandinista. La legge che vieta l’aborto, nei giorni scorsi, è stata duramente criticata dalle organizzazioni che si battono per i diritti civili oltre che dai medici. Secondo il presidente della Società di ostreticia e di ginecologia, Efrain Toruno, «quando una donna che sanguina arriverà in ospedale, avremo paura di fare qualsiasi cosa. Se la curiamo, saremo perseguiti dalla legge, e se non interveniamo sarà lo stesso». Ha parlato di legge che «viola i diritti umani», Luisa Cabal del Centro per i diritti della riproduzione. «Consideriamo questa legge, come parte di una campagna reazionaria che va contro il trend regionale ed internazionale», ha commentato Cabal. In Nicaragua, ogni anno si praticano circa trentaduemila aborti clandestini. Negli ultimi tre anni, si sono registrati soltanto ventiquattro aborti legali, perché è stato riconosciuto il rischio della vita della madre. In questo Paese, infatti, non vi è la possibilità di eseguire l’aborto terapeutico in strutture pubbliche, se non in casi di grave rischio per la madre. Nel 2003 era stato autorizzato l’intervento su una bambina di nove anni, vittima di uno stupro.TRATTO DA:http://www.ilmeridiano.info/articolo.php?Rif=1585

INTERVISTA A MONICA BALTODANO

Monica Baltodano e l'accordo Ortega-Obando-TalaveraLista Informativa "Nicaragua y más": Mi piacerebbe cominciare con la sua opinione sul voto espresso dalla Asamblea Nacional a favore della penalizzazione dell'aborto terapeutico, perché mi sembra esprima la modalità di fare politica del FSLN in Nicaragua. Mónica Baltodano: Quello che abbiamo visto in Parlamento è stato il sostegno e soprattutto, la promozione del FSLN alla riforma del Codice Penale per penalizzare l'aborto terapeutico. È stato René Nuñez a promuoverla ed è stato il gruppo parlamentare del FSLN a mettere la maggioranza dei voti. Questo concorda con un processo di profonda regressione politica ed ideologica del Frente Sandinista e della sua cupola. Un processo di spostamento a destra che ha come espressione, tra le altre cose, il patto con il Cardinale Obando y Bravo e con la parte più reazionaria della gerarchia cattolica. Entrambi hanno continuato a tessere una serie di relazioni di carattere completamente interdipendente, sia il Cardinale Obando, che ha avuto serie divergenze con l'attuale governo e che è stato sostenuto dal Frente Sandinista, che Daniel Ortega. Inoltre, il cardinale ha una persona sotto la sua protezione all'interno del Consejo Supremo Electoral, che è il Presidente del CSE, Roberto Rivas, rieletto con i voti dei magistrati del FSLN. In cambio di questo sostegno, è sorto tra i due un accordo per scambiarsi favori, un "ti do e mi dai." Una prova evidente è quello che abbiamo visto oggi sul Canal 4 (canale televisivo il cui settore informativo è in mano al FSLN n.d.r.) quando, nonostante il periodo di silenzio elettorale ed utilizzando tutti i termini usati nella Campagna del danielismo, il Cardinale Obando y Bravo ha fatto un chiaro appello a votare per Daniel Ortega.Che cosa sta esigendo la gerarchia cattolica a Ortega? Un grosso passo indietro sui diritti delle donne.L'abbiamo visto con il congelamento del Codice della Famiglia, che giace da sette anni in Parlamento, con il congelamento della Legge sulle Pari Opportunità, dove l'alta gerarchia ha accusato le donne di voler promuovere il matrimoni gay, cosa molto lontana dalla realtà.L'hanno fatto anche attraverso la riaffermazione di un articolo del Codice Penale che praticamente penalizza la relazione omosessuale e lesbica e la transessualità. L'hanno fatto con l'attuale governo attraverso il veto al Manuale di Educazione Sessuale ed il FSLN ha appoggiato tutto questo. Esiste un contubernio che ubbidisce agli interessi di Daniel Ortega e del Cardinale Obando ed è un accordo di ripartizione del potere, perché coincidono nei loro interessi e non importa loro sacrificare i diritti essenziali delle donne, come nel caso dell'aborto terapeutico. Non le sembra che si tratti più di qualcosa di personale tra i due leader e che non coinvolga l'intera gerarchia cattolica? Ovviamente, all'interno di un contesto elettorale, Daniel Ortega e Rosario Murillo si sono proposti con questo mezzo, di convincere un maggior numero di elettori ed è una manovra grossolana e puramente elettorale. Non esiste, quindi, solo il patto con il Cardinale Obando, ma questa manovra elettorale coinvolge anche l'alta gerarchia, perché non è solamente Obando ad essere a favore della penalizzazione dell'aborto terapeutico, ma anche tutta la gerarchia, seguendo i criteri della parte più reazionaria del Vaticano. In questo modo, traggono benefici dall'avvicinamento al Cardinale Obando e migliorano la loro relazione con l'alta gerarchia, perché è evidente che l'attuale Vescovo di Managua non ha una buona relazione con Ortega e tende maggiormente a una separazione tra i temi religiosi ed i temi politici.Con questa manovra, Ortega, pretendeva evidentemente di raccogliere voti. Alcuni membri del gruppo parlamentare sandinista hanno detto chiaramente che, quando si discuta il nuovo Codice Penale, si reinserirà il diritto all'aborto terapeutico. Questo mette in evidenza la doppia morale, il doppio discorso, la dualità e il modo di far politica.La verità è che non sarà così facile cambiare quello che hanno fatto, perché si troveranno di fronte nuovamente alle marce e alla pressione sociale. Quale crede sia la causa di questo pragmatismo del FSLN? Ha a che vedere con i profondi cambiamenti che ci sono stati all'interno del modo di condurre il FSLN. Bisogna ricordare che la maggioranza dei quadri storici del Frente Sandinista non sono più con Daniel Ortega.Ne sono rimasti solo alcuni ed inoltre, sono circondati da un gruppo economico che ora gestisce il partito.Essenzialmente quello a cui assistiamo è la conformazione di un nuovo gruppo economico, i cui capitali sono cresciuti grazie alla ripartizione dei beni provenienti dalla piñata, utilizzando come paravento la ripartizione sociale dei beni.Un'altra parte di questi capitali proviene dalle proprietà che in teoria appartenevano al Frente Sandinista e che ora sono state privatizzate a beneficio di tre o quattro persone o di loro prestanomi.È un gruppo economico che si è accordato con un altro gruppo economico, che è quello dei manager del PLC.È per questo motivo che usano toni viscerali contro l'oligarchia tradizionale, perché lottano per occupare gli spazi economici in un'economia di mercato. Per me sono solo imprenditori, con certi risvolti mafiosi ed il loro principale interesse è l'utilizzo del potere per perseguire i loro interessi. L'unica cosa che rimane alla popolazione è il discorso, la retorica, la parola vuota, e se vincessero, come dicono i sondaggi, tutto questo verrebbe chiaramente alla luce.Ma chi comanda veramente nel Frente Sandinista? È Daniel Ortega e la sua famiglia, perché è la mente di questo progetto imprenditoriale. È proprietario di innumerevoli beni, ma ovviamente utilizza prestanomi. Il FSLN è regredito così tanto da essere diventato un qualsiasi gruppo economico. La cosa peggiore è però che utilizzano un partito che ha una bandiera, una storia e un ideale di sinistra, ma senza usarli, nemmeno per definire la loro linea politica, perché questa linea viene dettata da Daniel Ortega. Sta parlando di gruppi economici molto potenti, di grandi imprenditori, di pragmatismo, ma contemporaneamente, il FSLN ha relazioni molto forti con governi di sinistra come Venezuela, Cuba e Bolivia. Come se lo spiega? È per una ragione molto semplice. I governi latinoamericani moderati non apprezzano molto Daniel Ortega e il FSLN, in quanto lo stile e il modo di fare politica non è moderato.Ha una pratica politica di destra, ma con stili e metodi radicali. In qualunque momento potrebbero, per esempio, paralizzare il paese con una mobilitazione studentesca. È un atteggiamento molto schizofrenico.La seconda ragione è che fino ad oggi, per la sinistra mondiale, il punto di riferimento della sinistra in Nicaragua sono ancora il Frente Sandinista e Daniel Ortega, perché non esiste ancora una forza alternativa.La Alianza MRS è nata da poco e non ha ancora terminato il proprio processo di definizione per potersi profilare come una forza propriamente di sinistra.È naturale che da fuori ed occupando la rappresentazione formale nel Foro di Sao Paulo, nell'Internazionale Socialista, nella COPPPAL, l'organizzazione che si presenta formalmente come la sinistra nicaraguense sia il Frente Sandinista.In una correlazione latinoamericana, basata molto sullo scontro con gli Stati Uniti da parte di Venezuela, Bolivia e Cuba, opportunisticamente, Daniel Ortega, si è avvicinato a questi governi, ma solo negli ultimi anni.Ricordo ancora che quando ero deputata e Hugo Chávez era stato eletto presidente, Daniel Ortega lo considerava un militare golpista. I primi a parlare della Rivoluzione Bolivariana siamo stati noi di Izquierda Democrática, come sinistra del FSLN.Siamo stati noi ad avere le prime relazioni con loro. Nell'ultimo anno, con l'arrivo delle elezioni, il FSLN ha iniziato un avvicinamento a questo blocco di paesi. Per loro, per Evo Morales, Chávez, Lula, i quali si sono pronunciati a favore di Daniel Ortega, mentre Fidel non si è pronunciato, è importante che vinca un governo che si immerga nella correlazione di forze di fronte all'imperialismo nordamericano.Sarebbe una nazione in più e questo è normale. La politica interna non è un tema sul quale debbano pronunciarsi, perché a loro interessa avere un alleato e questo è quello che Daniel gli offre.Vedremo poi come lo farà, ma non mi sorprendono queste relazioni.In questo contesto, in che cosa si differenzia la Alianza MRS? Abbiamo segnalato che con il suo comportamento politico, il danielismo si è allontanato dai principi, dai valori e dalla proposta originale del sandinismo. Riguardando l'ideologia storica sandinista, Carlos Fonseca puntava a una vera democrazia, era contro i patti libero-consevatori, la politica intesa come ripartizione di prebende e cariche ed era a favore di un antimperialismo reale. L'antimperialismo di Ortega è puramente retorico, perché nella pratica favorisce gli interessi delle multinazionali in Nicaragua.Quando ordina a tutti i suoi deputati di approvare tutte le leggi complementari del CAFTA o quando permette la sua approvazione senza aver fatto nessun tipo di lavoro di coscientizzazione tra la gente, con l'obiettivo di generare un movimento sociale di resistenza al CAFTA, nella pratica sta appoggiando la politica imperialista.Un lavoro di coscientizzazione con la base è fondamentale, basta vedere quello che sta succedendo in questi giorni in Costa Rica contro il CAFTA, paese che non ha nemmeno la storia e la vita rivoluzionaria che abbiamo avuto qui in Nicaragua.La politica imperialista si esprime oggi con i Trattati di libero commercio (TLC) e quindi il FSLN sta facendo un discorso antimperialista, ma ha un comportamento di destra.Quello che succede, poi, è che la stupidità del Dipartimento di Stato nordamericano e dei politici neoconservatori che dominano la Casa Bianca, non permette loro di rendersi conto che con i loro attacchi a Daniel Ortega stanno facendo esattamente il suo gioco, perché lo fanno apparire come un antimperialista. Siamo di fronte a comportamenti e discorsi che vanno su strade radicalmente diverse. È per questo motivo che noi, come Movimiento de Rescate al Sandinismo, chiediamo il ritorno ai principi originari del Frente. Ma, in che cosa vi differenziate? Ci differenziamo nella pratica politica, perché siamo contro il prebendarismo, contro l'usufrutto del potere da parte di poche persone, abbiamo una proposto per recuperare l'etica sandinista e crediamo che sia immorale quello che si sta facendo ed abbiamo profonde differenze di carattere etico e politico. Non abbiamo ancora terminato di configurarci in termini politici ed ideologici perché, disgraziatamente, il nostro movimento si è articolato in vista di un processo elettorale e le discussioni ed i dibattiti sono più di carattere elettorale che di carattere politico-ideologico. Una volta finite le elezioni, ritorneremo a mettere in prima linea il dibattito sulle questioni di fondo, come ad esempio, una posizione comune rispetto al neoliberismo, agli Stati Uniti, al modello che, nel suo insieme, sta schiacciando come paese. Su questo punto, nella Alianza MRS convivono diverse anime. Ci sono settori che sono usciti dal FSLN durante la prima scissione del 1994-95, c'è Izquierda Democrática, ci sono esponenti della società civile e della parte più radicale del movimentismo, membri dei movimenti di donne, il Partito Socialista ed un candidato che ha lavorato per anni per il BID. Indipendentemente dai risultati elettorali, come farete a tenere unite tutte queste espressioni su temi molto delicati come quelli che ha appena toccato? Non esiste il rischio di una polverizzazione in un'alleanza che si è formata per motivi elettorali? Questa è la grande sfida che stiamo affrontando ed abbiamo già iniziato a discutere di questo.Siamo decisi a continuare a lavorare uniti in funzione della creazione della nuova sinistra in Nicaragua. Ho sempre affermato che uno dei grandi deficit della Frente Sandinista è stato l'abbandono del lavoro politico, della formazione e della coscientizzazione della gente. Come si può pensare che, ad esempio, le persone capiscano i danni che il CAFTA arrecherà al paese, se non gli si spiega che cosa vuole dire questa sigla per loro e per la loro vita? E intanto, il Governo porta avanti una grossa campagna per convincere la gente che il CAFTA è positivo...La stessa cosa è successa con altri temi. C'è stato un periodo in cui realmente la gente pensava che la cosa migliore per risolvere il problema dell'energia fossero le privatizzazioni e solo dopo alcuni anni, si è resa conto che avevamo ragione, quando dicevamo che la privatizzazione sarebbe stata un fallimento. Una delle cose che dovremo fare è la creazione di correlazioni sociali Queste sono bandiere che se le alzi, ma non ci lavori su con la gente, diventano solo retorica. Il nostro lavoro deve essere puntato a creare correlazioni sociali, attraverso lo sviluppo del lavoro di una forza che si sta creando e che si rivendichi come sinistra e che assuma tutte le bandiere della sinistra. Quanti settori di quelli che oggi formano la Alianza MRS crede che seguirebbero questa ipotesi?Io credo che sarebbe la maggioranza. Molti di quelli che all'inizio avevano posizioni più moderate, hanno assunto oggi posizioni più radicali su questi temi.Ti faccio un esempio. Una figura come quella di Ernesto Cardenal, che è una figura che ha avuto sempre posizioni molto radicali in tutti i forum mondiali in difesa dell'umanità, nella sua relazione con temi come il neoliberismo, la politica imperialista, il problema della Palestina. Abbiamo molte figure di questo tipo e cerchiamo di mantenerci uniti attorno ad un progetto. Quando Izquierda Democrática decise di appoggiare il progetto di Herty Lewites, lei mi disse che era ancora molto presto per parlare di un Programma di Governo e che, al momento giusto, avreste messo sul tavolo i contenuti che consideravate più importanti per voi.Quanto del Programma della Alianza MRS raccoglie questi contenuti? L'équipe che ha lavorato alla stesura del Programma della Alianza MRS aveva un compito che consideriamo cruciale per la sinistra. Crediamo che, senza una crescita economica ed una distribuzione equilibrata della ricchezza, non ci sia la possibilità di uscire dal pantano in cui si trovano le masse di nicaraguensi.Il nostro programma presenta misure molto concrete in relazione alla distribuzione della ricchezza, misure che si distanziano in modo molto radicale dalle politiche neoliberiste che hanno prevalso fino ad oggi.Ci sono anche progetti di rottura nei confronti delle condizioni imposte dal FMI, come l'incremento della spesa per l'Istruzione fino al raggiungimento del 7 per cento del PIL o il tema di una politica estera di non allineamento con nessuna potenza. Ovviamente, noi avremmo voluto che la nostra Alianza avesse una posizione molto più forte e decisa contro il neoliberismo, più a sinistra. Logicamente bisognava anche pensare al contesto elettorale.Io continuo a credere che il nostro campo principale di disputa avrebbe dovuto essere quello della sinistra e non tanto quello degli indecisi o degli indefiniti. Questo ci avrebbe dato più risultati con la base sandinista, ma la correlazione di forze all'interno della Alianza non l'ha permesso.Una cosa interessante è che una delle riserve che molta gente aveva nei confronti della Alianza MRS, era che stavamo combattendo il caudillismo di Daniel Ortega, ma che anche Herty Lewites appariva come una figura caudillista, perché il progetto si incentrava molto sulla sua figura.La morte di Herty ha messo in evidenza che, oltre alla sua figura, esistevano una volontà di cambiamento e la volontà di un settore della popolazione e del sandinismo che volevano che il progetto continuasse. Volevano che la Alianza restasse unita per costruire una nuova forza. Un forza che crediamo debba essere profondamente vincolata all'ideologia sandinista, che è parte della nostra storia ed è l'ombelico della nostra identità, con politiche profondamente di sinistra. Questo creerà sicuramente problemi, perché queste cose richiedono dibattiti, discussioni ed il Movimiento de Rescate al Sandinismo, all'interno del quale si posiziona Izquierda Democrática, è la parte principale di questa Alianza. Secondo i sondaggi sembra che alla fine ci saranno quattro forze molto consistenti nel nuovo Parlamento. Avete già discusso su come vi muoverete a livello di alleanze o negoziazioni? Abbiamo discusso sui punti che consideriamo essenziali come la rimozione del Patto libero-sandinista, la non rielezione presidenziale, la riduzione del numero dei deputati e le riforme costituzionali.Su questi punti dovremo cercare accordi con alcune figure del liberalismo e con alcune figure che pensiamo si possano staccare dal danielismo, perché il gruppo parlamentare del FSLN non ci sembra monolitico come nel passato.Dovremo creare sinergie e contatti dipendendo dal tema. Se il FSLN propone un tema che consideriamo importante per la popolazione, voteremo insieme ai suoi deputati e faremo lo stesso con le altre forze presenti in Parlamento.La cosa fondamentale sarà riuscire ad evitare che si riproponga il patto bicefalo, in cui due persone si siedono e decidono per gli altri, ma credo che con la nuova correlazione di forze non sia più possibile.Mancando poche ore al voto, quale è la reale aspettativa della Alianza MRS? Credete davvero di poter vincere al primo turno? I sondaggi dicono che esiste una grande percentuale di gente che non ha ancora definito il suo voto. Lo studio che abbiamo fatto sulla simpatia nei confronti della nostra Alianza e dei nostri candidati, ci dà il pieno diritto ad avere grosse aspettative e che buona parte di questa percentuale voti per noi, con un atteggiamento güegüense (voto segreto e contrario a ciò che si è annunciato), che ha sempre predominato nelle elezioni precedenti. Crediamo di poter essere tra i primi due. Questa è la nostra aspettativa e dobbiamo dirlo con sincerità. Sappiamo anche che esiste una percentuale di persone che pubblicamente dice di votare per il danielismo, perché lavorano nel Comune, perché hanno una certa dipendenza spirituale storica, ma che alla fine ci hanno detto che voteranno per noi. Nel caso di un ballottaggio tra Daniel Ortega e un candidato liberale, la Alianza MRS darebbe indicazioni di voto? Stiamo cominciando a discutere di questo, ma per il momento non abbiamo ancora una posizione definita.© (Testo Giorgio Trucchi -Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )Inserimento in data 4 Novembre 2006

http://www.novena.it/informaborto/2006/57.htm

NICARAGUA .DIVIETO ASSOLUTO DI QUALSIASI FORMA DI ABORTO

Nicaragua - 16.9.2007
Accordo torbido
Il presidente Ortega accusato di opportunismo politico per la svolta antiabortista del Nicaragua
Scritto per noi da Aura Tiralongo
“Hipocritas!”. E’ questo il saluto delle donne di Managua all’ultimo provvedimento dell’Asemblea Nacional, che nei giorni scorsi ha definitivamente confermato il divieto assoluto di qualsiasi forma di aborto in Nicaragua.
L’ultima votazione. I deputati hanno infatti abolito il comma 3 dell’articolo 143 del nuovo codice penale, che prevedeva, in casi eccezionali, la possibilità di praticare l'aborto da parte dei medici nel caso in cui almeno tre di loro avessero dichiarato in grave pericolo la vita della madre. Il Nicaragua si affianca così ai quattro paesi dell’America Latina (Cile, Honduras, El Salvador e Repubblica Dominicana) in cui vige il divieto di aborto terapeutico. E questo anche nei casi di gravi malformazioni del feto o di gravidanza a seguito di stupro. L’abrogazione conclude il percorso intrapreso, nello scorso novembre, in periodo pre-elettorale, quando l'Asemblea Nacional aveva abolito, dal vecchio codice penale, la possibilità dell’interruzione volontaria della gravidanza a scopo terapeutico, in vigore da 130 anni. I deputati si sono per questo scontrati, nell’ultimo anno, con una vera e propria mobilitazione internazionale, che ha visto in prima linea tutte le più importanti organizzazioni umanitarie nel mondo. Alla sbarra, fra decine di capi di imputazione, la comprovata incostituzionalità della legge, dichiarata in controtendenza con gli accordi internazionali in fatto di diritti dell’individuo. Accordi che il Nicaragua ha volontariamente accettato e sottoscritto nel corso degli anni, inserendone i principi all’interno della propria Costituzione, anche per segnalare alle autorità internazionali l’emergenza delle cosiddette “madri bambine” e le altissime percentuali di abusi sui minori. Solo venti giorni fa era stata infatti stilata da Human Rights Watch una lettera aperta indirizzata alla Corte Suprema del Paese, che riportava nel dettaglio sia i principi negati (“fra cui uno che li comprende tutti, il “diritto alla vita” ), sia le conseguenze della legge anti-aborto documentate da novembre ad oggi in Nicaragua.
Il precedente. Nel corso dell’ultimo anno le polemiche più accese si sono concentrate soprattutto sulla condotta del leader sandinista Daniel Ortega, accusato dalla società civile e da alcuni partiti dell'opposizione di aver barattato il diritto alla vita delle donne del suo paese con la certezza del seggio presidenziale. L’elezione di Ortega è infatti avvenuta all’indomani della sua inaspettata “svolta antabortista”, che gli avrebbe fatto meritare il plauso e l’appoggio politico delle correnti cattoliche ed evangeliche del paese. Le votazioni finali sulla legge sarebbero avvenute, secondo molti, in un clima di silenzio surreale all’interno delle aule dell’Asemblea, dove solo i membri anti-abortisti sarebbero stati chiamati ad esprimersi. Una folla di dimostranti denunciava in piazza l'irregolarità della legge e la violazione del principio di laicità dello stato, accusando i politici di pianificare un “omicidio di massa” in nome di una “distorta concezione del diritto alla vita”. A un anno dall'entrata in vigore della nuova legge, con l’attuale abrogazione dell’ultimo comma, il copione si ripete. Con la differenza che oggi i movimenti, le associazioni di medici, le ong nazionali e internazionali non parlano più solo di possibilità, ma anzi delle reali conseguenze del divieto, che prevede fino a 30 anni di reclusione per i rei.
Le conseguenze. Il timore delle sanzioni e i controlli capillari delle forze di polizia sui reparti di ostetricia e pronto soccorso degli ospedali, avrebbe creato fra i medici la consuetudine di astenersi dall’intervenire nei casi di emergenze connesse alla gravidanza, per paura di venire accusati di aver praticato aborti terapeutici. Sono già migliaia i familiari che denunciano la morte di donne negli stessi reparti di medicina d’urgenza. “Mia figlia è morta dopo due giorni di ricovero, in cui non le sono state prestate cure di nessun genere”, racconta la madre di Angela Morales, 22 anni. “I medici hanno diagnosticato un’emorragia, ma il bambino era ancora vivo. Nessuno ha toccato Angela: i medici erano evasivi sulle sue condizioni, ma si respirava aria di apprensione e imbarazzo. Noi della famiglia l’abbiamo vista morire poco a poco perché non potevamo credere che il servizio sanitario pubblico potesse rendersi complice di un assassinio – aggiunge la madre della vittima - E delle cure private, con le loro tecnologie all’avanguardia, possiamo solo sentirne parlare da chi se le può premettere”. Il provvedimento anti-aborto è quindi oggi, più di ieri, un dato di fatto, così come lo è il ricorso agli aborti clandestini e fai-da-te per le donne che cercano di evadere il divieto, o come continua ad esserlo l’emergenza delle “bambine madri” e l’abuso sessuale sulle donne nicaraguensi, spesso minorenni vittime degli stessi familiari.
Intanto le associazioni per la difesa della donna e dei suoi diritti ricordano la risposta del deputato sandinista Edwin Castro, che appoggiò la legge anti-aborto definendola, all’indomani delle votazioni, “il frutto di valutazioni che riguardano semplicemente un criterio di vita e di civiltà”. Parte della cittadinanza oggi controbatte: “E' solo un pacto sucio (accordo torbido) giocato sulla scacchiera degli interessi politici”.
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=2&ida=&idt=7&idart=8773

NICARAGUA : 6 MESI DI CARCERE PER GLI ABORTISTI

6 mesi di carcere a chi favorisce l'aborto: in Nicaragua Dio c'è!
Salve, finalmente l'umanità assiste alla nascita della prima nazione basata sulle leggi del cristianesimo, mentre in occidente assistiamo ad una decadenza dei valori cristiani, come assistere al matrimonio pagano nel castello di bracciano da parte delle star di hollywood, il voler togliere i crocefissi nelle scuole, o dio ce ne scampi dal sentire la bocca eretica e blasfema del cardinal bertone che asserisce che gli evasori fiscali andranno all'inferno, bene nel momento in cui il cristianesimo a toccato letteralmente il fondo nella società occidentale, ecco di colpo arriva un segno dal cielo, il ritorno di manuel noriega nel governo nicaraguense ha previsto altresì il ritorno dei valori cristiani, tanto che una delle prime leggi fatte dal neoparlamento ha previsto l'abolizione dell'aborto sanzionandolo con 6 anni di duro carcere a chiunque lo pratichi o lo favorisca. Ci sono molti governi e nazioni che in occidente per comodità elettorale si spacciano per cristiani ma nessuno di essi poi ha applicato le regole cristiane in materia di aborto come mai? come fà un governo che si proclama cristiano a rendere lecito uno sterminio di vite umane mediante l'aborto?Rivolgendomi ai lettori cristiani domando: Come si fà a tollerale che milingo viene scomunicato solo perchè si è sposato e viceversa vedere Bertone portavoce del Papa dire che gli evasori fiscali sono dei peccatori che meritano l'inferno? Si domanda cristianamente al blasfemo bertone: "perchè devo pagare le tasse ad un governo che sostiene attivamente l'aborto, attua la pena di morte e ridicolizza la figura del papa nelle trasmissioni tv! in italia non c'è pena di morte ma in altri stati pseudocristiani si! quindi perchè pagare le tasse per mantenere questi blasfemi al potere? A mio opinione Bertone con le sue parole ha fatto un proselito al satanismo e mi stupisco come il santopadre possa circondarsi di tali eretici/blasfemi! Stando all'assunto che dio agisce per vie misteriose ed incomprensibili alla mente umana (le vie del signore sono infinite) sono rimasto stupito nel vederlo agire presso il parlamento nicaraguense, è stato letteralmente uno schiaffo divino nei confronti delle persone che si dichiarano cristiane per poi finanziare governi che attuano programmi quasi simili a quelli dettati dall'anticristo. Dire che in italia non c'è la pena di morte è altresì un eresia, perchè allora mi spiegate cosa è l'aborto? non è condannare a morte un innocente ancor prima che nasca? in italia facciamo i pietosi con gli assassini risparmiandogli la pena capitale perchè ritenuta non cristiana e poi viceversa una donna è libera di abortire anche 6 volte nella sua vita! quello che vi linko qua sotto non è da intendersi come un semplice articolo preso dal web ma è da interpretarsi letteralmente come un segno divino che sia di esempio a tutti i paesi che si definiscono cristiani solo nel momento che devono ricevere voti per salire al potere.http://www.metamorfosi.info/infodetail.asp?infoid=3745http://lists.peacelink.it/latina/msg07914.htmlFinalmente possiamo vedere una nazione dove cristianamente è piacevole sia pagare le tasse sia assistere al diritto alla vita. Che Dio benedica il parlamento Nicaraguense.
http://www.opsonline.it/forum/psicologia-3d/6-mesi-di-carcere-chi-favorisce-laborto-nicaragua-dio-ce-41824.html

venerdì 29 febbraio 2008

EBRAISMO ED ETICA MEDICA

Kesher - Ebraismo ed etica medicaDare la vita, togliere la vitaKesher, in collaborazione con l’AME ha organizzato tre incontri sul rapporto tra etica medica e tradizione ebraica. Nel primo incontro, rav Colombo e Gemma Martino, medico chirurgo e psicoterapeuta, hanno trattato il tema dell’eutanasia. Per la Martino vi è la necessità di promulgare una legge che, come in Olanda e Belgio, regoli le modalità di un intervento medico per aiutare il sofferente che lo desideri a morire con dignità anticipando il momento del decesso. Per rav Colombo, la tradizione ebraica è assolutamente contraria all’eutanasia attiva. Il medico non è il padrone della vita ma il suo fedele custode pertanto a lui è dato il compito di curare ma mai di accorciare, anche se di un solo istante, la vita di una persona. Citando una testimonianza di Francesco D’Agostino, presidente del Comitato nazionale di Bioetica, rav Colombo ha fatto notare che in Inghilterra, Paese in cui gli ammalati terminali vengono realmente assistiti dal punto di vista medico e psicologico, i casi di richiesta di eutanasia sono tutt’oggi assai rari.Diversa, invece, è l’opinione della tradizione ebraica nei confronti dell’accanimento terapeutico. La Halakhà, infatti, permette al medico di non somministrare inutili farmaci che non servono ad alleviare il dolore o quelli che impediscono la morte naturale di un paziente in fase terminale. Nel secondo incontro, Mauro Buscagli, primario ginecologo dell’ospedale S. Carlo e rav Colombo hanno trattato i temi dell’inseminazione artificiale e dell’aborto. Buscagli ha spiegato con grande chiarezza le diverse possibilità di inseminazione artificiale e i problemi etici e legali che potrebbero sorgere a riguardo. L’ebraismo, non è contrario all’inseminazione artificiale, a patto che il marito e la moglie siano realmente impossibilitati ad avere figli in modo naturale. In casi estremi, la Halakhà permette che l’inseminazione avvenga anche adoperando il seme di un donatore ma in tal caso è necessario considerare la questione in profondità ascoltando il parere di un rabbino competente. Per quanto riguarda l’aborto, Mauro Buscagli ha spiegato le varie fasi della gestazione e gli atteggiamenti che le diverse culture ed etnie hanno nei confronti delle interruzione della gravidanza.L’ebraismo vieta l’aborto, a meno che questo non serva a salvare la vita della madre, che può, tuttavia, decidere di portare avanti una gravidanza a rischio.Secondo alcuni Maestri, l’aborto è permesso anche per evitare alla madre delle depressioni che potrebbero causare gravi problemi neurologici.Nel terzo incontro, Elena Assi, medico estetista e rav Colombo hanno trattato il tema dei trapianti di organi. La dottoressa ha spiegato che nei casi di trapianti di organi vitali come fegato e cuore, l’espianto va effettuato quando il donatore è in stato di morte clinica da almeno sei ore, durante le quali viene tenuto in stretta osservazione medica. Trapianti di organi non vitali, come la cornea o la pelle, posso essere prelevati anche dopo il decesso.Rav Colombo, che ha dedicato la sua lezione alla memoria dell’amico Itzchk Siegelman deceduto poco tempo dopo un trapianto di rene, ha trattato il precetto di aiutare chi si trova in pericolo secondo le varie opinioni rabbiniche. Per il rabbinato centrale dello Stato d’Israele, al fine di salvare vite umane, è permessa la donazione di organi vitali ma solo nei casi in cui il donatore sia affetto da un grave trauma cranico con conseguente morte cerebrale che gli impedisce una naturale respirazione. Rav Colombo ha però riportato diverse opinioni riguardo all’argomento. Ovviamente in questo contesto abbiamo considerato solo le conclusioni delle tre serate di studio che sono state ricche di spunti di discussioni e di dibattito. I programmi dei prossimi incontri saranno comunicati quanto prima.L’ebraismo vieta l’aborto, a meno che questo non serva a salvare la vita della madre
http://www.mosaico-cem.it/mostra_bollettino_com2.php?id=4

EBREI ED ABORTO

Nel dibattito sulla 194, poco rilievo è stato dato a posizioni diverse da quella della Chiesa? Anche se le norme della legge ebraica si applicano solo a una piccola minoranza, può esser interessante descrivere le linee essenziali sia del comportamento cui dovrebbe conformarsi un ebreo, sia più in generale delle implicazioni del concetto di diritto alla vita del feto.
Innanzitutto, il ricorso all'aborto può essere circoscritto se la donna fa uso, secondo norme precise, dei metodi contraccettivi consentiti dalla legge ebraica (per esempio la pillola). Se la prosecuzione della gravidanza mette in pericolo la vita della madre, è doveroso intervenire per salvarla; infatti, a differenza di quella della madre, la vita del feto è ancora da ritenersi dubbia. L'uomo non è padrone del suo corpo: quindi "Io sono mia" non è un'affermazione compatibile con il pensiero e la legge ebraica. Da qui la necessità per la donna di interpellare un'autorità rabbinica competente che, dopo averla ascoltata ed essersi consultata con un medico, deciderà caso per caso. L'autorità interpellata ha il dovere di salvaguardare la vita del feto, ma compatibilmente con la salute psicofisica della madre.
Ma il potere morale, per parlare di diritto alla vita del feto, si acquisisce dimostrando di rispettare in concreto la vita dell'uomo; il diritto alla vita del feto potrà essere meglio salvaguardato se prima si saranno create le condizioni per salvaguardare il diritto alla vita di quanti sono già nati.
Non mi sembra abbiano questo potere coloro che hanno ispirato la propria azione a ideologie idolatrie totalitarie che sono state la causa prima delle camere a gas e dei gulag: il Fascismo, il Nazismo e il Comunismo di Stato. Prima di parlare di diritto alla vita, gli eredi di quelle ideologie aberranti devono fare un esame di coscienza e rinnegare il proprio passato, per poter poi iniziare una seria autoeducazione al rispetto della vita di ogni uomo, indipendentemente dalla religione che professa, dalle idee che ha e dal colore della sua pelle. Secondo l'Ebraismo, questo scopo si raggiunge attenendosi a procedure precise che non consentono scorciatoie e che hanno bisogno di tempi lunghi e di una continua verifica.
Ma il concetto di diritto alla vita ha altre importanti implicazioni. Nel corso dei secoli la Chiesa e molte fra le culture che si sono ispirate all’insegnamento cristiano, hanno negato il valore alla vita umana in quanto espressione di modi diversi di esprimere la propria umanità; superati e condannati i metodi dell’Inquisizione rimane irrisolto il nodo dell’evangelizzazione e della politica conversionistica, che rappresenta la negazione totale del concetto del diritto ad esprimere il proprio senso della vita, dell’accettazione dell’altro, del diverso, così com’è senza malcelati rimpianti per la sua mancata conversione.
È pur vero che con il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha iniziato un processo di revisione nei confronti del popolo ebraico; tuttavia, le vicende degli ultimi tempi sembrano chiaramente dimostrare che sarà necessario ancora molto tempo perché le nuove idee possano veramente trovare applicazione nella quotidianità e radicarsi nei cuori cristiani.
Il problema non riguarda tanto il popolo ebraico che ha alle spalle secoli di resistenze alle lusinghe conversionistiche. La Chiesa si prepara infatti ad aprire il terzo millennio con un ampio programma di evangelizzazione di popoli che esprimono antiche civiltà, diverse da quella cristiana, spingerli alla conversione, spesso mascherata o edulcorata con il mantenimento di alcuni usi locali, espropriarli della propria cultura per colonizzarli, non è un’azione che va nel senso del riconoscimento del diritto ad esprimere il proprio senso della vita, ma piuttosto nella direzione opposta.
La molteplicità delle culture e la diversità sono un segno di ricchezza.
All’uomo moderno spetta il compito di combattere le politiche espansionistiche che tendono a cancellare le caratteristiche peculiari di importanti civiltà, per imporre modelli culturali dell’Occidente cristiano: la sopravvivenza dei Vatussi o delle tribù dell’Amazzonia è forse obiettivo meno importante della salvaguardia del panda?
La Repubblica 1995
http://www.morasha.it/zehut/sb01_aborto.html

IL DOTTOR N.NATHANSON DA ABORTISTA AD ANTI-ABORTISTA

La testimonianza del dott. Bernard Nathanson
Uno dei fondatori del movimento abortista negli Stati Uniti, il dott. Bernard Nathanson, famoso ginecologo di New York, dichiarandosi responsabile di 75.000 aborti, oggi si prodiga in tutto il mondo, con il Movimento per la vita, affinché sia rispettato il diritto alla vita di ogni uomo sin dal suo concepimento.In Irlanda a Dublino, durante la campagna per il referendum del 7 settembre 1983 sul "Pro‑Life Amendment", vinto con una maggioranza di due terzi dal Movimento per la vita, Nathanson ha pronunciato un discorso che tutti devono conoscere.Eccone la traduzione.
Dopo la pubblicazione in America del mio libro, tre anni fa, sono stato spesso invitato a tenere conferenze con il deputato Henry Hyde, eminente rappresentante del movimento per la vita nel Congresso degli Stati Uniti. La stampa, a proposito di queste conferenze, ha coniato l'espressione "Hyde Show"; in effetti il deputato Hyde è alto un metro e 70 cm, pesa 125 kg, assomiglia ad un giocatore di rugby o di calcio. Oratore brillante ed agile, con una folta chioma argentea, si presenta così: "Sono un feto, vecchio di 660 mesi...".
Parlerò oggi di politica e di chirurgia abortiva in generale, accennando specialmente agli emendamenti "pro‑life", alla Costituzione. Ci battiamo per una penalizzazione definitiva ed irrevocabile dell'aborto. A quelli, che pur essendo contrari all'aborto, giudicano l'emendamento della Costituzione una misura inutile e troppo drastica, rispondo menzionando elementi di storia americana per convincerli dell’utilità di questa mossa tattica.
Molti hanno sentito parlare di me come del "direttore della più grande clinica abortiva del mondo", il "Centro per la salute sessuale e riproduttiva" (Crash), di New York. In dieci anni, come fondatore e direttore di questa clinica, ho effettuato numerosissimi aborti: 60.000 dal febbraio 1972 al settembre 1973, vale a dire dalla liberalizzazione dell'aborto. Avevo 35 medici alle mie dipendenze. La clinica operava dalle 8 del mattino a mezzanotte dei giorni feriali e festivi, escluso solo il giorno di Natale. lo stesso ho effettuato privatamente circa 15.000 altri aborti e così sono responsabile in tutto di circa 75.000 aborti. Non sono fiero di questi dati statistici, ma è necessario tenerli presenti. Il mio discorso ne guadagnerà in credibilità e autorità.
Sono stato uno dei fondatori della Naral (National association for repeal of abortion law), l'unione nazionale per l'abrogazione della legge sull'aborto, chiamata più tardi "Lega d'azione per il diritto all'aborto" (Abortion rights action league). Quest’ultima fu il primo gruppo politico attivo per la legalizzazione dell'aborto negli Stati Uniti, fondato da Laurence Lader, Betty Freedan, nota femminista, Carol Brightcer, attiva nella politica a New York City, e da me, nel 1968. A quell'epoca era temerario fondare un movimento simile.
Eravamo in pochi, i nostri mezzi limitati (7.500 dollari il primo anno) ed era audace l'idea di voler cambiare le leggi sull'aborto. Secondo sondaggi non ufficiali, il 99,5% dell'opinione pubblica a New York City era contro una legalizzazione dell'aborto. Noi quattro fondatori, riuscimmo però in due anni a rovesciare a New York la legge contro l'aborto in vigore da 140 anni. Questa città divenne così la capitale dell'aborto in America. Tre anni più tardi, su nostra richiesta, la Corte Suprema legalizzò l'aborto nei 50 Stati dell'Unione. La nostra tattica, per realizzare il nostro scopo, è stata con piccole varianti, la stessa di quella usata in tutto il mondo occidentale. Per chi mi ascolta, è importante saperlo. Vale per tutti: per l'Italia, per il Canada, come per la Gran Bretagna. In questo momento la lotta infuria nella cattolicissima Spagna. Non c'è società occidentale che venga risparmiata. Tutte ne subiscono il contagio.
Nel 1968, il nostro gruppo, la Naral, era consapevole di andare incontro ad una sconfitta nel caso di un sondaggio serio ed onesto. Indicammo così ai mass‑media e al pubblico i risultati di un sondaggio fittizio, nel quale, secondo noi un 50‑60% degli americani erano favorevoli alla liberalizzazione dell'aborto. La nostra tattica consisteva nell'invenzione di dati frutto di consultazioni popolari inesistenti. Il nostro obiettivo divenne presto realtà. Il pubblico, al quale dicevamo che tanti erano per l'aborto, mutò opinione e diventò davvero favorevole all'aborto. Vorrei dunque consigliare di essere molto critici e guardinghi di fronte a informazioni, diffuse dalla stampa e da notiziari della radio e della televisione: purtroppo l'informazione inesatta e tendenziosa rimane per gli abortisti il metodo migliore di propaganda.
Drammatizzando la situazione, trovammo appoggi nella popolazione. Falsificammo i dati sugli aborti clandestini (sapevamo che il loro numero si aggirava intorno ai 100.000) dando ripetutamente al pubblico e alla stampa la cifra di un milione. Così anche HitIer, ripetendo il falso, riuscì a convincere tutta la Germania della veridicità di quanto asseriva. Sapevamo che la mortalità annuale negli aborti clandestini era di circa 200‑250 donne. Noi invece dicevamo che ogni anno morivano circa 10.000 donne per aborto clandestino. Questi dati fittizi influenzarono l'opinione pubblica americana che si convinse della necessità di cambiare la legge.
Il primo anno dopo la liberalizzazione, il numero degli aborti conosciuti salì ad almeno 750.000. Questa cifra, salì nel 1980 a 1,55 milioni, secondo i dati ufficiali. L'aumento degli aborti, dalla loro legalizzazione, si è dunque moltiplicato per 15 (dai 100.000 di prima si è passati infatti a 1,55 milioni nel 1980). Questa constatazione basta a dimostrare quanto fosse nefasta la nostra propaganda.
Una delle nostre tattiche consisteva nel convincere la gente che la penalizzazione dell'aborto avrebbe aumentato considerevolmente il numero degli aborti clandestini. Invece dai dati qui sopra elencati, risulta il contrario: è lecito pensare, che nel caso di una penalizzazione torneremmo ad una cifra vicina a quella anteriore, cioè a circa 100.000.
L'aumento degli aborti dopo la loro liberalizzazione sta anche a dimostrare la diminuzione nella popolazione del senso di responsabilità in materia sessuale. Attualmente l'aborto viene considerato da molti alla stregua di un controllo delle nascite e non c'è la possibilità di fermarne la valanga.
Ci siamo pure serviti della cosiddetta "carta cattolica", rivelatasi molto proficua per la nostra propaganda. Nel 1968 l'opinione pubblica da noi si schierava contro la guerra del Vietnam. Tutti, giovani, studenti ed intellettuali compresi, erano contrari a questa guerra. La gerarchia cattolica invece la appoggiava ancora. Noi, alludendo a questo suo atteggiamento, ed evocando quello da lei adottato di fronte all'aborto, tirandone conseguenze a nostro profitto, guadagnavamo alle nostre idee, quelli che erano contrari a questa guerra (e dunque, secondo noi, favorevoli all'aborto... ). Confidando nell'appoggio dei cattolici, cosiddetti intellettuali e liberali, evitando di attaccare il Papa, per non alienarci simpatie, combattevamo invece la gerarchia cattolica, convincendo i mass‑media della sua influenza negativa in merito al problema della liberalizzazione dell'aborto.
Ho conservato alcuni documenti inerenti alla mia attività di allora. Si tratta di circolari, mandate ai nostri gruppi d'azione, con le quali denunciavamo l'atteggiamento della Chiesa cattolica in materia. I mass‑media se ne impadronirono ed ebbero così un grande impatto sull'opinione pubblica. Ecco alcuni esempi di questa propaganda. Circolare dei 12 maggio 1972 della Naral: parlando dei presidente Níxon, «gli si rimproverava di essersi messo d'accordo con la gerarchia cattolica ed ì] cardinale Cooke, nella campagna contro l'aborto a New York, per ottenere voti». Anche nel Michigan, continua il documento, Nixon «militò contro l'aborto assieme alla gerarchia cattolica, rischiando di far degenerare la questione in una guerra di religione». «La gerarchia cattolica è decisa ad imporre le sue opinioni in materia d'aborto, e presto sarà in pericolo la Carta dei diritti, perché il cardinale Cooke farà legge anche nelle nostre camere da letto. Inammissibile che la Chiesa, legiferando imponga ad una donna di avere un figlio contro la sua volontà. L'esperienza di New York ha dimostrato l'inesorabilità della gerarchia cattolica, la sua totale mancanza di rispetto dell'opinione della maggioranza dei cattolici». In questo modo siamo riusciti a dividere i cosiddetti cattolici liberali dalla loro gerarchia e a infrangere la loro resistenza all'aborto.
Ancora un estratto della circolare: «Sondaggi d'opinione confermano nuovamente che la maggioranza dei cattolici desidera una riforma della legge. Lo dimostra il numero delle donne cattoliche che hanno praticato l'aborto: corrisponde alla loro percentuale nella popolazione totale».
Quanti inganni, quante bugie!
Altro argomento in nostro favore: cercare di stigmatizzare una Chiesa gerarchica e reazionaria, spingendo i cattolici liberali a cambiar campo, schierandosi con noi in favore di una revisione della legge: «molti cattolici, pur non essendo personalmente per l'aborto, pensano che le donne debbano scegliere loro stesse la via da seguire in un campo tanto privato. Per sostenerle, consigliamo l'organizzazione in gruppi dei cattolici in favore di un cambiamento della legge».
Citiamo un altro documento estratto dal Protocollo di un incontro al vertice avvenuto a Chicago il 9 gennaio 1971, presente l'elite dei nostro movimento: politici, deputati, senatori ed alti funzionari. «La maggior opposizione alla revisione della legge sull'aborto viene dalla Chiesa cattolica e dalle organizzazioni da lei appoggiate e finanziate come il "movimento per il diritto alla vita" (Right to life movement). Tutti i presenti sono al corrente della loro propaganda in questo senso. Sarà dunque importante sostenere movimenti di cattolici in favore della liberalizzazione dell'aborto, come quello di personalità attorno a Robert Dyman, deputato, e al cardinale Cushing». Quest'ultimo non era mai stato fautore di una revisione della legge. Diffondendone però la falsa notizia, siamo riusciti a convincere una certa quantità di cattolici indecisi e ad attirarli dalla nostra parte.
In un altro documento, sotto il titolo "Profilo dell'opposizione" la Naral afferma: «L'opposizione (cioè la Chiesa cattolica) rappresenta una minaccia, dispone di mezzi finanziari importanti, è ben organizzata e possiede una rete funzionale di comunicazioni. I suoi argomenti polarizzano l'attenzione su certi valori religiosi, a danno di una società democratica». Chi invece predicava e con grande successo una polarizzazione religiosa, eravamo noi!
Questa nostra campagna di propaganda serviva:
a) a convincere i mass‑media che gli antiabortisti erano tutti cattolici o cripto‑cattolici, sottomessi alla gerarchia;b) che i difensori dell'aborto erano invece colti, liberali, intellettuali, progressisti;c) che a parte i cattolici, nessuno era antiabortista.
Invece le Chiese ortodosse orientali, le "Churches of Christ", I'"American Baptist Association" la Chiesa luterana, le Chiese metodiste, l'Islam, l'Ebraismo ortodosso, i Mormoni, le "Assemblies of God" (la più grande comunità ‑ 15 milioni ‑ di Pentecostali negli Stati Uniti) erano all'unanimità contro l'aborto.
Diverse comunità religiose avevano una posizione più mitigata senza però ammettere la liberalizzazione dell'aborto: la "Lutheran Baptist Convention", la Chiesa americana luterana, la Chiesa presbiteriana, e le Chiese battiste.
Questa lista impressionante di Chiese non fu però mai pubblicata, e la nostra propaganda si limitò a denunciare la Chiesa cattolica.
Ho sotto gli occhi una notizia del "Religions news service" apparsa due settimane fa in Giappone, Paese nel quale il cattolicesimo è ben poco diffuso. Ora un movimento importante nel Parlamento chiede l'abrogazione della legge dei 1949, che aveva autorizzato l'aborto; ciò per le catastrofiche conseguenze socio‑economiche.
I documenti da me citati, asseriscono che è anticostituzionale, da parte di gruppi religiosi, combattere l'aborto in violazione della legge che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa. Tacciono invece sul fatto che nel 1850 e nel 1860 furono pastori protestanti i promotori del movimento contro la schiavitù, che Martin Luther King, il difensore dei diritti civili per tutti era anche lui pastore e che preti cattolici come i Barrigan furono attivi nella campagna contro la guerra del Vietnam, al punto di essere perfino incarcerati per parecchi anni.
Questo fu il nostro modo tendenzioso di presentare le cose. Quando, da noi, la Conferenza episcopale si pronunciò per la sospensione delle armi atomiche, fu lodata dalla stampa per le sue idee progressiste. Nessuno criticò questa "ingerenza" negli affari dello Stato. Questa stessa Conferenza episcopale fu però aspramente criticata e attaccata quando appoggiò una mozione parlamentare che chiedeva la revoca della legge permissiva sull'aborto. Sfortunatamente sarà molto difficile ottenere questa revoca. Si tratta non solo di reprimere la tendenza attuale e di modificare un articolo della Costituzione, ma anche di annullare una sentenza della Corte Suprema.
Consiglio ai gruppi "Pro Life'' della vostra Repubblica di tirare le dovute conseguenze dalla nostra esperienza, prima che la vostra Corte Suprema vi imponga una legge simile alla nostra.
A parte la "carta cattolica" due altri metodi ci guidavano nella nostra propaganda.
Il primo consisteva nel negare, malgrado le prove scientifiche attuali, che la vita ha inizio con il concepimento, che dunque nell'utero esiste già una persona, e che quest'ultima pretende protezione e sicurezza come noi.
Il secondo metodo consisteva nell'influenzare i mass‑media, ed era senz'altro il più efficiente.
Spesso mi si domanda: dottore, come è possibile che lei abbia cambiato così radicalmente strada e quali ne sono i motivi?
Ecco: la risposta.
Quando lasciai la clinica, diventai direttore della divisione maternità di un grande ospedale di New York, la Columbia University Medical School. Ero responsabile del servizio prenatale. Nel 1973, quando assunsi questa carica, erano appena state scoperte e usate nuove tecnologie, come ultrasuoni, amniocentesi, cardiotopografia, per appurare la salute del feto.
La seconda tattica (giocando la "carta cattolica") consisteva nel negare la prova scientifica - ora irrefutabile ‑ dell'inizio della vita già a partire dal concepimento. Insistiamo sul fatto che questo problema non deriva dalla scienza ma dalla teologia, dal diritto, dall'etica, e dalla filosofia. I gruppi favorevoli all'aborto ribadiscono il fatto che è impossibile stabilire scientificamente l'inizio della vita.
A dimostrazione della futilità di questa asserzione, cambiamo la parola “vita” con la parola “morte”. Se, come lo vorrebbero i gruppi abortisti, quest'ultima derivasse da un concetto morale, giuridico o teologico, ma non scientifico, sarebbe impossibile certificare la morte di qualcuno e i morti dei nostri cimiteri avrebbero diritto di voto. La mancanza di una definizione per la morte, in contrapposizione alla vita, creerebbe un caos totale.
Difatti nel 1976 il presidente Carter incaricò una commissione di trovare una definizione della morte e di presentarla al Congresso, in modo che medici, avvocati, giudici ed altri potessero servirsene per dichiarare morta una persona. Da una parte tanti sforzi per definire la morte, dall'altra la dichiarazione dei gruppi abortisti, secondo i quali non si può definire la vita...
Dobbiamo invece definirla. E’ una esigenza non solo scientifica, ma anche giuridica e morale. La vita si può definire: inizia dal concepimento, dalla fecondazione, e a partire da questo momento, l’essere concepito è un essere umano. Non esiste un altro momento nell'utero materno, nel quale da una "non‑persona" un essere diventa "persona", Non esiste nessuna mutazione subitanea durante la gravidanza e la vita è un filo continuo, dall'inizio alla fine.
Credo quindi che l'aborto sia un atto di violenza inammissibile e che rappresenti la distruzione sistematica della vita umana. Pur ammettendo il fatto che una gravidanza non desiderata può creare gravi problemi, non è con la distruzione della vita che se ne troverà la soluzione, ma nella ricchezza dell'ingegno umano. L'aborto è una capitolazione di fronte a problemi sociali spiacevoli, una accettazione della violenza.
Come scienziato so ‑ non credo, ma so ‑ che la vita ha inizio con il concepimento. Benché io non sia praticante, credo con tutto il cuore ad una esistenza divina che ci impone di mettere irrevocabilmente un termine ad un tale delitto.
La storia non ci perdonerebbe una mancanza di coraggio, un fallimento.
Vi ringrazio.
Nota: il sito del dr. Nathanson è www.silentscream.org - da qui si possono scaricare filmati video di aborti. Data la crudezza delle scene, la visione è raccomandata esclusivamente a un pubblico adulto.


http://camcris.altervista.org/aborto.html