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lunedì 12 ottobre 2009

Come funziona la Ru486

31/7/2009 (13:23) - LA SCHEDA
Come funziona la Ru486
Ecco come funziona la Ru486, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza senza sottoporsi ad intervento chirurgico, autorizzato ieri in Italia dal Cda dell’Aifa. È da premettere che ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la Ru486 può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane, che varia da nazione a nazione.

1) In Italia, accertato con un’ecografia che la gravidanza sia all’interno dell’utero e di un periodo inferiore a sette settimane, e completate le procedure della legge 194, il medico somministra il mifepristone. Questa molecola blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell’utero, aumentandone l’eccitabilità e favorendo la dilatazione del collo. Nel 70% dei casi l’interruzione della gravidanza avviene entro le 4 ore dalla somministrazione del primo farmaco, nel restante 30% entro le 24 ore successive.

2) Trascorse 24-36 ore, viene somministrata una prostaglandina che induce contrazioni uterine ed espulsione dei tessuti embrionali. È prevista la permanenza della paziente per 3/4 ore in ospedale. Mel 70% dei casi l’espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Il ricorso all’intervento chirurgico è necessario nel 2% dei casi.

3) Dopo circa 10/14 giorni la donna torna in ospedale per il controllo. L’Emea, nelle sue indicazioni, non prevede il ricovero.

http://www.lastampa.it:80/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/46024girata.asp

la Santa Sede: «scomunica per chi la usa e per chi la prescrive»

la Santa Sede: «scomunica per chi la usa e per chi la prescrive»
La Ru486 arriva in Italia
Dura condanna del Vaticano
Via libera a maggioranza dall'Agenzia del farmaco
alla commercializzazione della pillola abortiva



ROMA - La Ru486 arriva in Italia. Dopo una riunione durata più di quattro ore, è arrivato giovedì in tarda serata il via libera a maggioranza (quattro contro uno) dall'Agenzia italiana del farmaco alla pillola abortiva. Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha infatti approvato l'immissione in commercio nel nostro Paese del farmaco già commercializzato in diverse altre Nazioni. Nel Cda dell'Aifa hanno votato a favore della pillola il presidente Sergio Pecorelli e i consiglieri Giovanni Bissoni, Claudio De Vincenti e Gloria Saccani Jotti. Ad esprimersi negativamente è stato invece Romano Colozzi, assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia. La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Nelle disposizioni, ha spiegato l'assessore Bissoni, c'è un «richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all'utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco - ha aggiunto - entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana». Entro questo termine, infatti, le complicanze per l'uso del farmaco sono sovrapponibili a quelle dell'aborto chirurgico, ha concluso l'assessore.

LA CONDANNA DEL VATICANO - Ancora prima che l'Aifa si pronunciasse, il Vaticano era tornato all'attacco contro la pillola abortiva. L'Osservatore Romano aveva affrontato in mattinata il nodo della Ru486 riportando le preoccupazioni espresse dalla sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella. «La decisione dell’Aifa a favore della commercializzazione - secondo il sottosegretario, non è scontata, alla luce delle 29 morti tra donne in vari Paesi del mondo causate dalla Ru486. Sulla sicurezza della pillola, dunque, "persistono molte ombre"», ha scritto il quotidiano vaticano. È stato poi monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Academia pro Vita, a spiegare che l'uso della pillola in questione comporta la scomunica per le donne che vi fanno ricorso così come per i medici che l’hanno prescritta perché la sua assunzione è analoga a tutti gli effetti dell’aborto chirurgico. «Dal punto di vista canonico è come un aborto chirurgico» sottolinea il vescovo. «L’assunzione della Ru486 equivale ad un aborto volontario con effetto sicuro, perché se non funziona il farmaco c’è l’obbligo di proseguire con l’aborto chirurgico. Non manca nulla. Cosa diversa è la pillola del giorno dopo, che, pur rivolta ad impedire la gravidanza, non interviene con certezza dopo che c’è stato il concepimento. Per la Ru486, quindi, c’è la scomunica per il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo utilizzo». «Rimango allibito dall'atteggiamento dell'Aifa (agenzia italiana per i farmaci)» ha anche detto Sgreccia e « spero - ha aggiunto - che ci sia un intervento da parte del governo e dei ministri competenti» perché la pillola abortiva RU486 «non è un farmaco, ma un veleno letale».

«L'AGGRAVANTE DEL RISCHIO PER LA MADRE» - La pillola«ha effetto abortivo, quindi valgono - prosegue Sgreccia - tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono morte per effetto della somministrazione di questa sostanza. Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. È una sostanza non a fine di salute, ma a fine di morte. Si va contro la regola fondamentale della vita della madre. Bisognerebbe, per questo motivo, sospendere tutto. Inoltre - prosegue il vescovo - si cerca di scaricare sulla donna sola la responsabilità della decisione. Si torna a una forma di privatizzazione dell’interruzione di gravidanza. All’inizio si è legalizzato l’aborto proprio per toglierlo dalla clandestinità, ora il medico se ne lava le mani e il peso di coscienza ricade sulla donna».

«SULL'AIFA PRESSIONI POLITICHE ED ECONOMICHE» - Sgreccia poi non ha dubbi sulle cause che spingono l’Aifa alla liberalizzazione del farmaco: si tratta, secondo il presule, di «pressioni politiche ed economiche».


30 luglio 2009(ultima modifica: 31 luglio 2009)

Corriere.it
ABORTO: FIORE (FN), PRONTI PER CAMPAGNA INFORMATIVA SU RISCHI RU486

(ASCA) - Roma, 30 lug - Nel caso la RU486 ricevesse il via libera dall'Aifa ''Forza Nuova preparera' una intensa campagna informativa sulle conseguenze del prodotto''. Ad annunciarlo Roberto Fiore, Segretario di Forza Nuova.

''Mentre il dibattito sulla pillola abortiva si fa sempre piu' intenso - prosegue Fiore - e aumentano di giorno in giorno i contrari, che ormai sono la maggioranza degli italiani, le grandi multinazionali farmaceutiche si compattano per far valere i loro immensi interessi economici sulla pelle delle donne e di tutti i cittadini. Tale pillola e' pericolosissima per la salute delle donne, oltre a inaugurare una nuova frontiera dell'assassinio disinvolto. Mi auguro che il Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non approvi la legalizzazione della vendita della Ru486, anche se temo cedra' alle fortissime pressioni delle case produttrici''.



ROMA - Sarebbero almeno 29 i decessi registrati tra le donne in seguito all'utilizzo della pillola abortiva RU486 secondo dati forniti dall'azienda produttrice Exelgyn al ministero della Salute e quindi all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Tale dato "non risulta però nei verbali del comitato tecnico scientifico dell'Aifa né dell'Autorità europea per i farmaci Emea". Lo ha confermato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, durante la presentazione della relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 per l'interruzione volontaria di gravidanza. Il dato relativo ai decessi collegati all'utilizzo della pillola RU486 in vari Paesi era circolato nelle scorse settimane pur essendo stato secretato dall'azienda per motivi di privacy.

Domani il Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) valuterà l'immissione in commercio in Italia della pillola abortiva RU486, ma il via libera non è scontato: "La valutazione dell'Aifa non è solo un passaggio burocratico". Lo ha affermato il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, durante l'illustrazione della relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 sulle interruzioni volontarie di gravidanza. "Domani - ha detto Roccella - il Cda dell'Aifa avrà valutazioni da fare e non si tratta di un passaggio burocratico, anche se il via libera da parte del Comitato tecnico-scientifico dell'Aifa risulta già essere un atto fondamentale". Riferendosi quindi all'utilizzo della pillola RU486 nell'ambito di protocolli regionali da parte di alcuni istituti sanitari, Roccella ha reso noto il dato riportato nella relazione al Parlamento ed in base al quale nel 2007 "alcuni istituti hanno utilizzato tale approccio farmacologico per l'interruzione della gravidanza per un totale di 1.010 casi, pari allo 0,8% di tutte le interruzioni di gravidanza (ivg)". Attualmente, ha spiegato Roccella, dato che l'iter di autorizzazione all'immissione in commercio in Italia non risulta ancora concluso, per questa procedura abortiva non esistono rilevazioni sistematiche. I dati forniti da alcune Regioni, ha aggiunto, "indicano però una prassi di ricovero in day hospital, con una discrepanza rispetto all'uso consigliato per questo farmaco da due diversi pareri del Consiglio superiore di sanità, secondo i quali l'aborto con la RU486 deve essere completato all'interno della struttura ospedaliera".

Tutti i rischi ammessi da chi la produce
La notizia era trapelata alla fine di giugno: un dossier dettagliato sulla pillola abortiva era stato inviato al ministero della Salute dall'azienda produttrice della Ru486, la francese Exelgyn, e da questo «girato» per competenza all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per una valutazione tecnico-scientifica.

E da quanto era stato rivelato da alcune agenzie di stampa, nel dossier per la prima volta si ammettevano 29 morti dall'uso della pillola abortiva, anche se non in tutti i casi l'utilizzo del farmaco era finalizzato all'interruzione di gravidanza, ma anche per un «uso compassionevole». Il che apre ancora più ampi dubbi sulla decisione del cda dell'Aifa. Infatti la massima trasparenza nella valutazione dei dati era stata invocata dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, per rispondere con criteri di oggettività scientifica ai dubbi che la pillola abortiva continua a sollevare. Ma evidentemente questo, alla fine, non è stato fatto.

Dell'azione della Ru486, Avvenire è stato tra i più assidui a parlare per pretendere che le notizie sulle morti e sugli eventi indesiderati fossero resi noti e analizzati per una valutazione il più possibile obiettiva del farmaco. Soprattutto dopo che un editoriale del «New England Journal of Medicine» di quattro anni or sono aveva rivelato che, pur nella differenza di numeri assoluti, la mortalità in seguito all'aborto medico (o chimico) è dieci volte più alta di quella per aborto chirurgico, a dispetto della «favola» che vuole far credere più facile e moderno il ricorso al farmaco per l'interruzione di gravidanza.

Il dossier dell'azienda produttrice, pur non ammettendo legami diretti tra l'assunzione della Ru486 e i decessi, comunica che non sono solo 16 (o 17 come già segnalato da Avvenire nei mesi scorsi) i casi di morte per l'uso del mifepristone, bensì 29 nel periodo compreso tra il 28 dicembre 1988 e il 28 febbraio 2009. Ai quali andrebbero però aggiunti due decessi avvenuti solo dopo l'assunzione del secondo farmaco (il misoprostolo) che però è indispensabile al completamento della procedura abortiva, ma che l'azienda produttrice non ha mai indicato per uso abortivo.

Non solo morti però, emergono tra gli effetti avversi. Il caso più grave – pubblicato su «Obstetrics and Gynecology» – è relativo a una donna alla quale, dopo un aborto chimico con la Ru486, è andata incontro a un'infezione da Streptococco che ha reso necessario amputarle la gamba sotto il ginocchio. Del resto molti dei casi di morte sono stati attribuiti all'azione di un raro batterio (Clostridium Sordelli), che si è presentato in misura straordinariamente frequente dopo l'uso del mifepristone.

Va ricordato che, per la sua azione sugli ormoni, il mifepristone è da tempo indicato per la cura del morbo di Cushing, ed è stato anche sperimentato (come testimoniato da pubblicazioni scientifiche) nella terapia antidepressiva. E che il secondo farmaco, il misoprostolo, è un antiulcera: la stessa casa produttrice lo ha sconsigliato per uso abortivo in tutto il mondo e in Italia dovrebbe essere utilizzato «off label».

http://www.avvenire.it/Cronaca/ru+rischi_200907310940103200000.htm


http://www.tradizione.biz/forum/viewtopic.php?p=180919#180919

La pillola abortiva divide gli imperiesi

La pillola abortiva divide gli imperiesi
01 agosto 2009 | Natalino Famà

Si accende anche in provincia il dibattito sull’uso della Ru486 per interrompere la gravidanza. L’Asl 1 attende istruzioni dalla Regione ed è cauta, la Diocesi ribadisce la sua condanna, le associazioni femminili difendono il diritto delle donne alla libera scelta
Un metodo ancora troppo recente che non ha completamente dimostrato l’assenza di rischi, eticamente molto criticato ed avversato da una parte, accolto con i favori della liberazione dallo stress e dai rischi di un intervento chirurgico, dall’altra. Anche la provincia di Imperia, medici compresi, al di là delle fedi politiche e delle credenze religiose, è divisa sulla Ru486, la pillola abortiva approvata l’altro ieri dall’Agenzia italiana del farmaco.


Il professore Franco Gorlero, primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Imperia, una divisione fiore all’occhiello della Asl, è tra i primi a porre innanzi a tutto una grande cautela a proposito del mifepristone, il principio attivo della pillola Ru486.

«In questo momento è decisamente prematuro esprimere anche un solo commento, un parere scientifico sulla somministrazione della Ru 486 - dice il professor Gorlero - Peraltro è necessario attendere quel che la Regione disporrà in merito alla diffusione e somministrazione del farmaco. Nessuno di noi conosce con esattezza tutte le risultanze della sperimentazione eseguita in Italia. Per cui, escludendo interpretazioni e decisioni che riguardano l’etica o quant’altro, ritengo che sia necessaria grande cautela, prudenza prima di esprimersi».

Proprio per la professionalità e l’alta qualità dell’assistenza, il reparto che Franco Gorlero dirige, qualora fosse comunque approvata la somministrazione, anche con l’opposizione rigida del Vaticano, è senza dubbio tra quelli che risultano attrezzati. La somministrazione della Ru486 infatti può avvenire soltanto presso le strutture ospedaliere e prevede un iter di assistenza non meno complesso dell’aborto chirurgico. Molto articolata ma netta nel suo rifiuto della Ru486 l’analisi che arriva, sul fronte della Chiesa, da don Luca Salomone, parroco alla cattedrale di Ventimiglia Alta, teologo moralista e dottorando in bioetica: «Innanzitutto è importante conoscere la tipologia farmaceutica e la funzionalità del prodotto che l’agenzia italiana del farmaco ha approvato dando il via libera dell’uso. La pillola Ru486 è un prodotto chimico a base di mifepristone, antiormonale che interrompe l’annidamento dell’embrione nell’utero e provoca l’aborto. Non fermandomi sulle controindicazioni e i danni alla salute che può apportare (vedere una adeguata bibliografia e letteratura medica), peraltro importanti, la problematica è certamente di carattere morale e la Chiesa cattolica ribadisce la sua posizione poichè si tratta chiaramente di attentato, o/ e se vi fosse stato un concepimento, un vero e proprio aborto». Continua don Salomone: «In effetti non è il mezzo che può alterare la leiceità di un atto che è già intrinsecamente un male (omicidio volontario di un essere umano innocente), non può renderlo buono solo perchè l’assunzione del farmaco non ha una visibilità di impatto emotivo come potrebbe avere una operazione chirurgica. Il cattolico che vive responsabilmente la propria fede, riconosce immediatamente la negatività dell’uso del prodotto insieme a tutto ciò che produce l’atto dell’aborto, diverso l’atteggiamento e il giudizio di chi non vive un cammino cristiano e che potrebbe vedere nel farmaco un metodo più sbrigativo e sicuro (ma non tutti la pensano così). La Chiesa cattolica conferma i credenti nella loro responsabilità nel favorire la vita sin dal concepimento e dunque ricorda la prassi canonica plurisecolare che ai cattolici consapevoli della pena medicinale (la scomunica) per chi procura l’aborto, essa verrà inflitta per ricondurli alla verità dalla quale si sono allontanati. In una società pluralista la Chiesa cattolica (e quindi anche quella porzione del popolo di Dio che è la Diocesi) vive con sofferenza questi attentati alla vita, e richiama con semplicità e attenzione ai più deboli ma con fermezza la strada indicata da Gesù Cristo».

Secondo don Lucio Fabbris, telogo imperiese molto seguito e amato dai giovani, «qui siamo sullo stesso piano dell’aborto: la Chiesa non potrà mai sostenere una pratica che consente la soppressione della vita. Un aborto, sotto qualsiasi forma venga compiuto, provoca sempre la distruzione di una vita umana. E la Chiesa, lo ripeto, difende la vita, in tutti i suoi aspetti… Prendere una pillola per impedire la nascita di una vita è esattamente come sopprimerla effettuando un intervento abortistico, non ci sono dubbi».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/imperia/2009/08/01/AMy2xNnC-imperiesi_pillola_abortiva.shtml



«La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società»: lo sostiene monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo, in un articolo pubblicato in prima pagina sull’Osservatore Romano, la condanna della pillola Ru486, la cosiddetta “pillola abortiva”, la cui commercializzazione ha avuto il via libera dall’Aifa, l’agenzia italiana del Farmaco.


È «una tecnica abortiva», ha aggiunto Fisichella, perché sopprime una «vita umana vera e piena»; fare ciò, ha scritto il monsignore, «è una responsabilità che nessuno può permettersi di assumere senza conoscerne a fondo le conseguenze».

Il ministro Meloni: brutto messaggio per le nuove generazioni
Parere negativo, sulla Ru486, anche di Giorgia Meloni, ministro della Gioventù: «Che brutta Italia, quella in cui si festeggia un nuovo, “rivoluzionario” metodo per sopprimere la vita. Ammesso che siano fugati i dubbi sulla pericolosità di questa pillola, e spero sia davvero così, altrimenti l’Aifa avrebbe delle responsabilità enormi sulle potenziali conseguenze per le donne italiane, resta la totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione della Ru486».

«Continuiamo a preoccuparci politicamente e a speculare economicamente - ha aggiunto il ministro in un comunicato - su come impedire la vita nella maniera più redditizia, comoda e indolore possibile, piuttosto che occuparci seriamente di come favorirla. Non credo affatto che sia questo il testimone migliore di saggezza da lasciare in eredità alle giovani generazioni».

Margherita Boniver (Pdl): la si userà in day-hospital
Più prudente l’opinione di Margherita Boniver, collega di Pdl del ministro Meloni: «Il via libera dell’Aifa all’uso della Ru486 nella strutture ospedaliere italiane chiude una lunghissima fase di perplessità, che ha caratterizzato il dibattito politico nel nostro Paese. La pillola, che è un alternativa all’aborto chirurgico, viene usata in quasi tutti i Paesi europei dagli anni ‘80».

«Dopo la rassicurante informativa sull’ulteriore calo degli aborti in Italia, fornita al Parlamento pochi giorni fa, ci auguriamo che le obiezioni che provengono da autorevoli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche non incidano più di tanto sull’alternativa all’interruzione della gravidanza chirurgica. Se aborto deve esserci, questo avvenga in casi rari, precoci, ma anche in piena sicurezza. La pillola non potrà essere venduta in farmacia, ma somministrata con le apposite garanzie in day-hospital e questo credo dovrebbe porre fine a molte polemiche».

Silvana Mura (Idv): ci mette al passo con l’Europa
Positivo, infine, il giudizio di Silvana Mura (Idv) e membro della commissione affari sociali: «Il via libera dell’Aifa ci mette finalmente al passo con il resto d’Europa. Le donne che si troveranno costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza ora potranno sceglie di avvalersi di una tecnica farmacologia sicuramente molto meno invasiva dell’intervento chirurgico».

«La decisione dell’Aifa - ha aggiunto la Mura - chiude un lungo iter di natura esclusivamente tecnica, che ha accertato che la pillola Ru486 può essere somministrata senza pericolo negli ospedali italiani. Le polemiche e le crociate che si stanno immediatamente scatenando non hanno ragione di esistere e si basano solo su motivazioni di natura politico-ideologica, ma soprattutto hanno molto poco a che vedere con i diritti di una donna che si trova a dover effettuare una scelta drammatica come quella di interrompere una gravidanza».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/31/AMc9zMnC-pillola_abortiva_italia.shtml

Ru486,Bagnasco:crepa nella civiltà

Ru486,Bagnasco:crepa nella civiltà
Aifa: "Punito ogni uso fuori dalla 194"
La pillola abortiva Ru486 è "una crepa nella nostra civiltà". Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, rinnova le critiche alla pillola abortiva che ha avuto il via libera dall'Agenzia del farmaco. In un'intervista ad Avvenire, Bagnasco critica la "cultura individualista" che ha portato all'adozione della pillola. Intanto il presidente dell'Aifa, Guido Rasi, rende noto che "ogni uso della pillola abortiva fuori dalla legge 194 sarà illegale".


Dopo il via libera tra le polemiche alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486 anche in Italia, si apre un nuovo terreno di scontro: quello relativo alle modalità per l'utilizzo del farmaco. Un aspetto sul quale il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella ha voluto fare chiarezza: "Il trattamento in day hospital è escluso - ha detto - e bisognerà prevedere un ricovero di almeno 3 giorni".

Un chiarimento arriva al direttore generale dell'Aifa, Guido Rasi: "Ogni uso della pillola abortiva fuori dalla legge 194 sarà illegale", precisa, annunciando la disponibilità del farmaco da settembre.

Ma che la questione sia tutt'altro che risolta, lo dimostrano le dure prese di posizione che, a tre giorni dall'approvazione della pillola abortiva da parte dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), arrivano dal quotidiano dei vescovi, Avvenire. "Ho provato tristezza, amarezza, preoccupazione. Questa decisione - dice il cardilale Bagnasco in un'intervista riportata in prima pagina - rappresenta una discesa di civiltà per il nostro Paese".

Secondo Bagnasco, "non si può dire che la civiltà cresca" nel momento in cui "la vita nella sua integra dignità non è riconosciuta, ma ulteriormente offesa". E a quanti sostengono che la Ru486 offre una possibilità di scelta in più per abortire, il capo della Cei replica che "il criterio della libera scelta è solo apparentemente buono, umano, rispettoso", mentre, "a ben vedere, il discorso della libertà di scegliere ciò che si preferisce afferma solo il diritto del più forte".

Il cardinale che guida la Cei fa poi notare che "la nuova modalità abortiva certamente aumenta una mentalità che sempre di più induce a considerare l'aborto come un anticoncezionale, cosa che la legge 194, nella sua prima parte, assolutamente esclude".

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo456731.shtml

Cosa dire quando si parla di aborto

RU 486

Cosa dire quando si parla di aborto





La recente decisione dell'Agenzia del Farmaco in merito alla RU486 (la pillola abortiva) richiede una "rinfrescata" in merito all'aborto e soprattutto a come rispondere relativamente a questo crimine, che frequentemente viene presentato e creduto come un'inevitabile "conquista civile". Tra i credenti coloro che si dichiarano antiabortisti (purtroppo non sono tutti!) spesso non sanno cosa dire ed eventualmente tenere una discussione su questo argomento per difendere i sacri princìpi della vita. I

ll Cammino dei Tre Sentieri offre -schematicamente- alcune "idee" da far circolare.

Tali parole sono state tratte da una precedente circolare (la n.85).






Una precisazione: alcune di queste obiezioni sono molto banali, ma sono quelle che più facilmente si sentono in giro.



1. Bisogna essere contro l’aborto, ma in alcuni casi non se ne può fare a meno.

Risposta: La vita umana o c’è o non c’è. Se non c’è, è inutile complicarsi l’esistenza: si potrebbe abortire sia se la motivazione è grave sia se è banale. Ma se la vita umana c’è, può un motivo, per quanto gravissimo, giustificare la soppressione di un essere umano innocente? Quale motivo può essere anteposto alla vita umana?



2. Quando si sa che il bambino dovrà soffrire, perché non impedirgli questa sofferenza?

Risposta: Prima di tutto chi può decidere se una vita umana è degna o non è degna di essere vissuta? Inoltre, chi stabilisce quale debba essere il criterio per stabilire l’entità della sofferenza? Per alcuni potrebbe essere un’entità grave, per altri un’entità oggettivamente meno grave, ma, soggettivamente, ugualmente grave. Per esempio, per chi ha un’idea corporeista ed atletica della vita già sapere che il proprio figlio può avere un braccio o una gamba più corta dell’altra può essere un motivo di grave sofferenza. Ma ci si rende conto che, secondo questo ragionamento, si ritorna all’antico concetto del pater familias dell’antica Roma? In quel tempo i bambini deformi (e molto spesso anche femminucce) dopo il parto venivano scaraventati a terra o esposti nelle pubbliche cloache dove morivano di stenti o divorati dai topi. Molti inorridiscono: poveri bambini! Ma dov’è la differenza con l’aborto moderno? I “poveri” antichi romani facevano (dopo) quello che non potevano fare prima. Se avessero avuto anche loro l’ecografia o l’amniocentesi…che ipocrisia! Si legittima l’aborto perché non si vede il bambino (ecco perché ha dato e dà tanto fastidio il documentario The silent scream del dottor Nathanson dove si vedono, ecograficamente, le reazioni del feto al momento dell’aborto), ma se si vedesse…Quando vi fanno questa obiezione, aprite la mano davanti al vostro interlocutore e ditegli: “Qui sulla mia mano c’è un feto vivente, schiaccialo se hai il coraggio!” Al 99 per cento non riuscirà a farlo…e cambierà discorso.



3. Ma se non ci fosse l’aborto legale, ci sarebbe quello clandestino, le donne abortirebbero ugualmente e, per giunta, rischiando di più.

Risposta: Cosa pensereste se qualcuno dicesse: “Dal momento che i rapinatori, facendo le rapine, rischiano la vita, sarebbe opportuno legalizzare le loro malefatte”? Un conto è non infierire penalmente su chi decide per l’aborto, altro è legalizzare questo crimine.



4. È giusto che la donna decida di diventare madre quando desidera di diventarlo.

Risposta: Ammesso e non concesso che sia così. “Non concesso”, perché sarebbe un discorso, questo, che ci porterebbe fuori argomento. Dicevamo: ammesso e non concesso che sia così, la donna non diventa madre quando partorisce, ma quando concepisce. La donna, dal concepimento, avverte dentro di sé che è cambiato tutto. Ci sono donne che non sopportano un determinato cibo, poi, dopo il concepimento, desiderano quel cibo (evidentemente l’embrione prima e il feto dopo danno degli impulsi per cui hanno bisogno di quelle sostanze nutritive); quindi, dopo il parto, i gusti ritornano come prima. Se, dunque, la mamma diventa mamma dal concepimento e non dal parto, allora si capisce bene perché la donna non può rinunciare ad essere mamma quando già lo è.



5. Ma non è un’ingiustizia nei confronti della donna costringerla a proseguire la gravidanza?

Risposta: Lo abbiamo appena detto: se si è già papà e mamma non si può rinunciare ad esserlo. Ma perché io e non altri? Rispondiamo facendo questo esempio. Sono su un’auto e sto percorrendo una strada deserta, una strada su cui passano automobili ogni mezz’ora. Sto andando ad un appuntamento importante, decisivo per il mio futuro lavorativo. Ad un tratto sul ciglio della strada vedo un uomo sanguinante che ha bisogno di essere trasportato urgentemente all’ospedale. Se vi fosse un’altra auto dietro di me, potrei chiedere la cortesia a qualcun altro di trasportare quel disgraziato. Ma, sapendo che non passeranno altre auto per tanti minuti, io (appuntamento o meno) dovrò caricare quel poveraccio e trasportarlo in ospedale. Se non lo facessi, sarebbe per me gravissimo. In quel momento io solo (e non altri!) ho la possibilità di salvare la vita a quell’uomo. Così è per la donna che è già mamma: solo da lei dipende la vita o la morte di quel bambino.



6. Nei casi di violenza carnale come è possibile pretendere che la donna si tenga un bambino che le possa ricordare continuamente il trauma subito?

Risposta: Indubbiamente la donna che subisce una violenza rimane fortemente traumatizzata. Ma –chiediamoci- è giusto ritorcere una violenza subita su chi non ha nessuna colpa, ovvero sul bambino concepito? Inoltre, la donna che ha subito una violenza già è fortemente traumatizzata e la cosa da evitare è proprio aggiungere trauma su trauma. La donna che abortisce, infatti, sa che ha la vita in sé e sa anche che, in ultima analisi, è stata lei a decidere. Questo (come documenta ormai una fornita letteratura scientifica che parla di “sindrome depressiva post-abortiva”) può aggravare, non alleviare, la sua già drammatica situazione psicologica.



7. Il feto non è uomo perché non ha nessuna possibilità di relazionarsi consapevolmente con l’ambiente.

Risposta: Anche il bambino appena nato non è capace di relazionarsi consapevolmente con l’ambiente. Lo stesso si deve dire per il demente e per il malato in coma. La consapevolezza è certamente una componente dell’essere uomo, ma non la componente. Se così fosse –lo ripetiamo- potremmo uccidere i bambini anche dopo nati, potremmo uccidere i dementi, i malati in coma. La logica è logica!



8. Il feto non è uomo perché non è ancora totalmente formato.

Risposta: Prima di tutto va detto che l’organogenesi (la formazione degli organi) si completa ad appena sessanta giorni dal concepimento, il che vuol dire quando la donna sa di essere in cinta da un mese o poco più. Piuttosto questo discorso potrebbe valere per l’embrione. Ma –ragioniamo- non è la crescita ciò che conferisce dignità umana. Se così fosse, dovremmo dire che un uomo alto due metri è più uomo di uno alto un metro e mezzo. Oppure che un adulto è più uomo di un bambino. Si potrebbe inoltre fare questo esempio: un milligrammo d’oro è ugualmente oro rispetto ad un quintale dello stesso metallo. La differenza è quantitativa, non qualitativa!



9. L’antiabortismo della Chiesa non è credibile, perché il suo essere contro gli anticoncezionali fa sì che molti decidano dopo ciò che potrebbero decidere prima.

Risposta: Falso. Statisticamente parlando, le zone d’Italia in cui è più diffusa la contraccezione sono anche quelle in cui è più diffusa la pratica abortiva. O tutt’al più non c’è significativa differenza. La contraccezione sottende una mentalità in cui l’uomo e la donna si arrogano il diritto di decidere categoricamente sulla vita. In questo caso: assolutamente no! E’ evidente che quando fallisce la tecnica contraccettiva (cosa che può succedere) si può passare all’aborto come “ultimo contraccettivo”.



10. La Chiesa non è credibile perché, se fosse davvero a favore della vita, approverebbe tutte le tecniche per favorire le nascite. Per esempio la fecondazione in vitro.

Risposta: Dire “voglio un figlio a tutti i costi” o dire “non lo voglio assolutamente” è la stessa cosa. Dinanzi al mistero della vita l’uomo può solo proporre, non disporre seconda una sua presunta volontà di potenza.



11. La legge 194/78 ha fatto diminuire il numero degli aborti, anche quelli clandestini.

Risposta: Sciocchezze! Prima di tutto gli aborti se sono clandestini vuol dire che non sono computabili. Seconda cosa: non è affatto vero che gli aborti sono diminuiti, se per aborti intendiamo anche quelli che avvengono con la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, che, proprio perché è “del giorno dopo” non impedisce il concepimento ma l’annidamento del concepimento. Il che vuol dire che è abortiva.



Dunque, o siamo nel campo della stupidità o in quello del volontario accecamento dell’intelligenza. Attenzione: con questi giudizi non siamo duri. Ogni errante va sempre affidato alla misericordia di Dio, ma contro l’errore non è possibile alcuna mediazione e tentennamento. Ed è contro ogni errore (quindi anche contro l’errore dell’aborto) che si deve alzare la voce. Al Signore dovremo rendere conto di ogni nostro compromesso con il male…quindi anche con il terribile crimine dell’aborto.






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Per leggere, o eventualmente scaricare le circolari precedenti, si può andare al sito de Il Cammino dei Tre Sentieri (www.itresentieri.it).

Si informa inoltre che si può visitare il sito degli Studi apologetici Joseph oboedientissimus (www.studiapologeticijo.com), editrice legata al Cammino dei Tre Sentieri.

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso» / di Maria Lombardi

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso» / di Maria Lombardi

di Maria Lombardi
ROMA (1 agosto) - Contro la pillola abortiva c’è stato un attacco molto forte. Al di là dell’aspetto etico, quali sono le vostre critiche?
«Abbiamo delle serie perplessità sotto il profilo scientifico, procedurale, oltre che etico. Innanzitutto la pillola abortiva non può assolutamente essere considerata una semplificazione», spiega il professore Lucio Romano, ginecologo e copresidente dell’Associazione ”scienza e vita”.

Quali sono le perplessità scientifiche?
«In base ai dati di una vasta letteratura scientifica l’aborto chimico è 10 volte più rischioso di quello chirurgico, lo confermano anche recentissimi studi pubblicati su prestigiose riviste di settore. E’ stato evidenziato anche che c’è una difficoltà di monitorare le donne dopo l’assunzione del farmaco perché la maggior parte non si presenta ai controlli successivi. Senza contare poi che c’è una totale incompatibilità tra la pillola Ru486 e la legge sull’aborto».

In che cosa?
«L’articolo 8 della legge 194 prevede che l’interruzione di gravidanza avvenga all’interno dell’ospedale. E invece con la Ru486 accade che la donna, una volta assunto il farmaco, torni a casa e lì abortisca. Eppure ci sono due documenti del Consiglio superiore di Sanità, uno del marzo 2004 e un altro del dicembre 2005, che a proposito sono chiarissimi: l’aborto farmacologico ha una sicurezza equivalente a quello chirurgico solo a condizione che sia effettuato all’interno di un ospedale pubblico e che la donna resti ricoverata fino a interruzione di gravidanza avvenuta».

E invece cosa accade solitamente?
«Nella maggior parte dei casi, laddove la pillola è adottata, alla paziente viene somministrata la Ru 486 in day-hospital e poi l’espulsione dell’embrione avviene a casa a distanza di giorni. Nel 95-98% dei casi l’evento si verifica entro i 14 giorni. Impensabile che una paziente sia trattenuta in ospedale per un periodo così lungo. Ci dovranno essere dei protocolli che rendano la pillola abortiva compatibile con la legge 194. Comunque sia, con la Ru486 l’aborto è vissuto dalla paziente nella solitudine della sua casa, viene privatizzato e banalizzato. Si dimentica la complessità dell’evento, si trascurano le possibili reazioni emotive della donna che assiste all’espulsione. Inoltre l’aborto farmacologico va deciso entro il 49° giorno, non c’è tempo per ripensamenti».

Come vi opporrete alla decisione dell’Aifa?
«Ancora non lo sappiamo. Ci chiediamo però come mai non venga reso noto il parere del comitato scientifico dell’Aifa. Da quel che ne sappiamo nel corso del dibattito si è parlato molto della pericolosità della pillola».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=20503&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

Cei, governo blocchi vendita Ru486

» 2009-08-01 11:31
Cei, governo blocchi vendita Ru486
Rasi (Aifa), avute pressioni ma nessun motivo per dire no
(ANSA) - ROMA, 1 AGO - Il presidente della commissione Cei per la famiglia, mons. Giuseppe Anfossi, auspica che il governo blocchi la vedita della pillola RU486. Ma al tempo stesso, afferma mons. Anfossi in un'intervista ''e' compito del governo investire in capillari campagne di prevenzione e informazione''. Dal canto suo il direttore dell'Agenzia del farmaco Guido Rasi dice:''abbiamo subito pressioni ma non c'era motivo per dire no'' e ''abbiamo disegnato le regole piu' restrittive d'Europa sull'uso del farmaco''.







http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-08-01_101324312.html

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva
"Garanzie sull'uso della Ru486"


Roma, 01-08-2009

Il Ministero del Welfare "si aspetta dall'Aifa indicazioni certe circa i modi di utilizzo del farmaco affinchè esso sia vincolato nella prassi al rispetto" dei profili della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Lo ha affermato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco alla commercializzazione in Italia della pillola abortiva Ru486.

"La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società", ha detto mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo la condanna della pillola Ru486.

Chiesa: non subiremo
Dopo la decisione dell'Agenzia per il farmaco di dare il via libera in Italia alla pillola R486, le alte gerarchie vaticane intensificano la loro protesta, sapendo di avere davanti una campagna "difficile" e "faticosa". Da parte sua il quotidiano 'Avvenire' lancia una stoccata contro la responsabilità di alcune componenti politiche che non hanno fatto ciò che "potevano e dovevano".

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, il dicastero della Santa Sede competente, avverte dalle colonne dell'Osservatore Romano che "la Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società".

E quello che sta avvenendo, a suo avviso, è la 'banalizzazione della vita', in nome di interessi di mercato che introducono un farmaco abortista, senza tenere conto degli aspetti etici, del messaggio alle giovani generazioni, e dei casi di morte dovuti alla sua assunzione. "Inutile tergiversare - afferma - la Ru486 è una tecnica abortiva perché tende a sopprimere l'embrione da poco annidato nell'utero della madre".

Pur non citando esplicitamente la parola "scomunica", l'esponente della Santa Sede (che è anche cappellano di Montecitorio) fa capire che chiunque prescriverà o utilizzerà la RU486 incorrerà nella punizione della Chiesa. Per l'aborto, a cui la pillola viene assimilata, è prevista infatti la scomunica 'latae sententiae': il 'peccatore' o la 'peccatrice' si ritrova automaticamente fuori della comunità, senza provvedimenti formali; vi può rientrare solo dopo un processo di sincero pentimento e di perdono.

Quanti faranno ricorso alla pillola Ru486 - avverte Fisichella - devono essere coscienti che "stanno compiendo un atto abortivo diretto e deliberato; devono sapere delle conseguenze canoniche a cui vanno incontro, ma soprattutto devono essere coscienti della gravità oggettiva del loro gesto".

Avvenire: nuovo scempio contro al vita umana
Il quotidiano della Cei "Avvenire", sul suo sito on line, parla di "un nuovo scempio contro la vita umana" e punta il dito: "se infatti una parte del governo si è battuta per non far entrare nei nostri ospedali pubblici e a spese dei contribuenti un farmaco che banalizza l'aborto trattandolo alla stregua di un malessere che passa con una pasticca, altre componenti non hanno fatto quello che dovevano e potevano", si legge nella rubrica 'Secondo noi' curata da Francesco Ognibene.

"Non possiamo chiudere gli occhi, soprattutto adesso che una volta ancora la vita viene oltraggiata ferendo un Paese che mostra nel suo profondo di volerla, invece, onorare e servire. No - è la conclusione del commento - l'Italia non si meritava la RU486". Nè può essere portato ad alibi - aggiunge mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita - il fatto che anche Roma doveva allinearsi con la normativa di altri 11 Paesi europei.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=126701

«Ai medici dico: contro la pillola fate obiezione di coscienza»

il Giornale.it


articolo di sabato 01 agosto 2009

«Ai medici dico: contro la pillola fate obiezione di coscienza»
di Enza Cusmai

L’assessore lombardo Colozzi è l’unico dei 5 membri del Cda dell’Agenzia del farmaco ad aver votato contro la commercializzazione della Ru486: «Può essere pericolosa»
L’assessore Romano Colozzi, membro del Cda dell’Aifa e assessore alle Finanze della regione Lombardia, è già al lavoro a Milano dopo la maratona notturna romana che si è conclusa con il via libera alla pillola abortiva in Italia. Una scelta approvata a maggioranza dagli altri quattro consiglieri. Con il suo parere contrario.
Assessore Colozzi, è deluso da questa scelta?
«Pensavo ci fosse più condivisione, bisognava ragionare ancora un po’. Più che deluso mi è sembrata una forzatura chiudere così velocemente. Ci sono diversi nodi da risolvere».
Cominciamo dal nodo centrale.
«L’Aifa ha deciso che tutto il procedimento, dall’assunzione della prima pillola all’espulsione del feto, debba avvenire in ospedale entro la settima settimana di gravidanza. Regola che rischia di essere vanificata».
Perché?
«Nessuno può costringere una donna a rimanere in clinica salvo nel caso di malattia infettiva. Di conseguenza potrebbe assumere la prima pillola e poi tornare a casa ad abortire. Con parecchi rischi».
Quali per esempio?
«Innanzitutto le complicazioni mediche, le emorragie. Inoltre, il nostro comitato scientifico ci ha spiegato che nel caso di un ripensamento dopo l’assunzione della pillola abortiva, il feto può subire danni. Insomma nascerebbero bambini con gravi malformazioni».
Da qui la vostra richiesta di un controllo assiduo in ospedale.
«Assolutamente. Però mi domando se noi dell’Aifa abbiamo il potere di imporre delle regole certe. Insomma, credo che si debba fissare un protocollo molto severo e invito il ministero della Sanità a vegliare su questo fronte».
Viale ha già detto che un aborto entro la settima settimana si può fare anche a casa.
«La sua è una provocazione, ma questo rafforza la mia richiesta: servono regole certe a cui tutte le regioni devono attenersi».
La Lombardia ad esempio, come si comporterà?
«La pillola abortiva tra un paio di mesi sarà a disposizione in tutte le strutture ospedaliere pubbliche della regione. Però usarla non sarà un obbligo».
Si riferisce ai medici?
«Esattamente. Io credo che nella distribuzione della pillola debba prevalere un’obiezione di coscienza come in quella chirurgica. Nessun medico deve sentirsi costretto a procedere. Soprattutto perché l’aborto chimico potrebbe essere dannoso per chi lo sceglie».
Vuol dire che il farmaco non è sicuro?
«La Ru486 va abbinata ad altri due farmaci che provocano l’espulsione del feto. Il Cts ha consigliato il Misopristolo, però l’Aifa ha deciso che sarà utilizzato il Geneprost che invece può avere conseguenze maggiormente avverse».
Può causare danni alla salute?
«I tecnici lo sconsigliano ma non dicono perché. E così ho chiesto chiarimenti in sede di Cda. Ma mi è stato detto che il Misopristolo non si può usare perché è commercializzato per un altro scopo».
Allora, visto che un medicinale non si può usare, se ne sceglie un altro meno sicuro?
«Esatto. E questa fretta di approvare i farmaci mi ha sorpreso. Qui stiamo parlando di medicinali che possono avere degli effetti collaterali. Avrei aspettato a capirne di più prima di dire sì all’aborto chimico».
Il sottosegretario Roccella ha parlato di morti «sospette».
«E io ho chiesto chiarimenti anche su questo, ma mi hanno risposto che quelle segnalazioni non sono significative e che non aggiungono nulla all’istruttoria effettuata».
Non c’è un po’ di leggerezza dietro questo sì dell’Aifa?
«È sicuramente stata una decisione affrettata. Qualcuno ha detto che dovevamo mettere un punto fermo altrimenti la ditta produttrice della pillola avrebbe potuto chiedere la commercializzazione in farmacia in fascia C».
C’è il pericolo di un uso incontrollato della Ru486?
«La circolazione dei farmaci clandestini esiste eccome. E io temo che per molte donne l’aborto chimico possa diventare una pratica ordinaria. Si prende solo una pillola, come nel mal di testa, ma si elimina un bambino».

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Arriva la pillola Ru486, è polemica

31/7/2009 (15:19) - ABORTO
Arriva la pillola Ru486, è polemica


ROMA
La pillola abortiva Ru486 arriva in Italia e le polemiche divampano. «È assolutamente inconcepibile definire farmaco un prodotto che ha come unico effetto la soppressione di un altro essere vivente diverso da chi assume il farmaco stesso»: Romano Colozzi, esponente del Cda dell’Aifa e assessore alle Finanze della Lombardia spiega il suo no (l’unico su quattro voti positivi) al via libera al commercio della Ru486 in Italia. E rincara: «Il mio no convinto è stato determinato soprattutto dalla consapevolezza che questo nuovo strumento abortivo, messo a disposizione dal nostro sistema sanitario, darà meno garanzie e procurerà più danni alle donne che ne faranno uso rispetto all’intervento chirurgico, già traumatico di per sè».

Dopo una riunione fiume durata quattro ore, l’Agenzia italiana del farmaco ha dato quindi nella notte la sua approvazione: la pillola abortiva arriva in Italia (al momento l’unico Paese Ue nel quale non è in commercio è l’Irlanda), potrà essere utilizzata solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede nelle interruzioni volontarie di gravidanza. Inoltre il farmaco dovrà essere somministrato entro la settima settimana. Sul commercio della discussa pillola, prima del giudizio dell’Aifa, era intervenuto il Vaticano con monsignor Elio Sgreccia che aveva ieri annunciato la scomunica per le donne che ne avrebbero fatto ricorso e per i medici che l’avrebbero prescritta. Il fronte politico è diviso. Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl parla di una legalizzazione dell’«aborto fai da te», e accusa la sinistra di aver portato avanti «una campagna ideologica e relativista» che ha «condizionato» l’Aifa. Il via libera dell’Agenzia del farmaco mette l’Italia «finalmente al passo con l’Europa», afferma Silvana Mura, deputata di Idv. «Le donne che si troveranno costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza ora - sottolinea - potranno sceglie di avvalersi di una tecnica farmacologia sicuramente molto meno invasiva dell’intervento chirurgico». Conciliante Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl,che si dice fiducioso «di ciò che ha deciso l’Agenzia del farmaco sulla Ru486» ma considera «del tutto legittima l’obiezione di fondo della Chiesa».

Posizioni diverse anche all’interno del governo con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che si dice d’accordo all’introduzione della Ru486 mentre è contraria il ministro della Gioventù Giorgia Meloni che sottolinea la «totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione» del farmaco. Duro il commento di Luca Volontè che precisa: «Con la commercializzazione della pillola assassina trionfa la cultura della morte».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/46028girata.asp

giovedì 5 marzo 2009

IL BIRTH CONTROL ALLA LUCE DEL SOLE

DAL LIBRO:

MASSONERIA E SETTE SEGRETE:
LA FACCIA OCCULTA DELLA STORIA

IL BIRTH CONTROL ALLA LUCE DEL SOLE

R. Sumonds e M. Carder, autori del menzionato studio sui problemi della popolazione in rapporto alle nazioni unite, osservano: “Lord Caradon, in un rapporto alla Conferenza dell’Istituto per la Pianfinicazione Familiare di Santiago nel 1967, criticava le Nazioni unite e le Agenzie specializzate perché fino al 1965 non erano state prese da esse "azioni pratiche" a supporto dei programmi per il Birth Control [ ... ]. Anche se ammettessimo le critiche di Lord Caradon, l'influenza indiretta delle Agenzie del sistema delle Nazioni Unite non dovrebbe essere sottovalutata.

In primo luogo esse diffondevano immagini globali tali da essere universalmente accettate, che dimostravano come la popolazione raddoppiasse ogni trent'anni. Secondariamente le loro assemblee legislative contemplavano un foro nel quale attivare il dibattito sul diritto ai mezzi di pianificazione della famiglia e la necessità del birth control. “In terzo luogo, appena il corso degli eventi era favorevole a queste misure, le risoluzioni delle Nazioni Unite davano ad esse le legittimazione internazionale che rendeva più facile il cambio di atteggiamento dei leaders nazionali". In altre parole: centralizzazione del birth control in un'unica sede, quella dell'ONU, e sua legittimazione internazionale - il vero, appunto, potere delle Nazioni Unite - passi indispensabili per ottenere un'azione incisiva e a largo raggio.

La Fondazione Rockefeller non perde tempo: 15,6 milioni di dollari sono iniettati nell'impresa solo fra il 1963 e il 1970; il dr. J.H. Knowles, presidente della Fondazione Rockefeller, il 14 marzo davanti al Consiglio Nazionale del Centro di sviluppo del Planning Family, potrà dichiarare: “E’ ruolo del settore privato come di quello pubblico accelerare lo sviluppo degli aborti legali negli Stati Uniti da 1,2 a 1,8 milioni l’anno” .

Da parte sua David Rockefeller, uno dei dirigenti dell' International Planned Parenthood Federation (Federazione Internazionale della Procreazione Pianificata, IPPF), creazione delle grandi Fondazioni cui aderiscono tutte le associazioni del Family Planning del mondo, circa 120, assume la direzione del progetto UNA (United Nations Association) - USA, da cui era sortito il rapporto che aveva impressionato il presidente Nixon.

Tale rapporto dichiarava che l'UNESCO doveva giovarsi in modo diretto dei sistemi scolastici per appoggiare la pianificazione familiare. Dovevano pertanto essere predisposti degli insegnamenti e programmi scolastici modificati in tal senso, al fine di incoraggiare fra gli studenti una "coscienza in materia di demografia e appropriate attitudini quanto alle dimensioni della famiglia". Nell'ottobre 1969 la Commissione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Internazionale diretta da Lester Pearson, Premio Nobel per la Pace 1957 e membro del CIIA, l'Istituto Affari Internazionali canadese, nominò una Commissione per la Popolazione , secondo l'esigenza formulata nel rapporto. La Commissione veniva finanziata nientemeno che dalla Banca Mondiale, istituita assieme al Fondo Monetario Internazionale nel 1944 a Bretton Woods (New Hampshire, USA) col nome di Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Banca che si dichiarò disposta “a finanziare i mezzi necessari ai paesi membri per dar corso ai programmi relativi alla pianificazione delle famiglie".

Straordinaria coincidenza: la Banca Mondiale era allora diretta da Robert McNamara, membro dei Lucis Trust, organizzazione luciferina americana con sedi a New York, Londra e Ginevra, del CFR, dei Circoli Bilderberg, della Commissione Trilaterale, dell'lstituto Internazionale di Studi Strategici di Londra, amministratore della Fondazione Ford e della Brooking Institution... organizzazioni controllate essenzialmente dal trio Oppenheimer, Rothschild, Rockefeller!

All'UNESCO, all'OMS, alla Commissione per la Popolazione si affiancava fin dal 1967 la U.N. Fund for Population Activities dotata di fondi che, stando al Guardian britannico del 15 febbraio 1973, passarono dal milione di dollari del 1967 ai 77 del 1973... e i frutti non tardarono a mostrarsi: nel solo Brasile 7,5 milioni di donne vennero sterilizzate grazie appunto ad un versamento di 3,2 milioni di dollari messi a disposizione da varie fondazioni e dall'ONU.

Diventa assai più razionale allora trovare spiegazioni ad apparenti contraddizioni come quelle di una UNICEF, che ad un tempo proclama l'Anno del Fanciullo e mostra di farsi paladina dei diritti e della protezione dell'infanzia, dopo avere, fidando nell'incapacità dell'uomo moderno - alluvionato dal bombardamento mediatico - di ritenere per lungo tempo la memoria degli avvenimenti, formulando dichiarazioni in senso opposto. Ecco infatti il pensiero dell'UNICEF in tema di diritto alla vita dei nascituri: "[...] non si otterrà una diminuzione del tasso delle nascite senza ricorso all'aborto, legale o illegale [...] Gli aborti provocati hanno un effetto molto più efficace per diminuire il tasso di natalità che l'utilizzo dei metodi contraccettivi”.

Ciò che colpisce e amareggia il cattolico, tanto più a fronte di situazioni come quella descritta, di patente contrasto con la morale e la tradizione cattolica, è il constatare come la gerarchia ecclesiastica sempre più si presti a far da cassa di risonanza alle iniziative ONUsiane, solitamente offrendo ad esse forte sostegno. Allo stesso tempo appare di evidenza solare come l'Alta Loggia spinga in direzione di un nuovo ordine mondiale nel quale la Chiesa Cattolica , forzata a tradire la sua missione, in qualche modo è considerata una componente fra le altre, in grado di fare avanzare il processo mediante un contributo attivo al piano generale, contributo che nello specifico sembra identificarsi nel ruolo organizzativo di un sincretismo di tutte le religioni. E, se contra factum non valet argumentum, purtroppo è giocoforza constatare, dopo avere assistito ai Pantheon di Assisi nel 1986, di Roma nel 1987, di Varsavia nel 1989, di Bari nel 1990, di Malta nel 1991, di Bruxelles nel 1992… - emolti altri! - che non si tratta più di incidenti di percorso, ma di tappe di un cammino voluto, iniziato col Concilio Vaticano II, che procede di pari passo con le iniziative ONUsiane e quindi delle logge massoniche.

Nella "bibbia" - ormai centenaria - della massoneria, Morals and Dogma, composta da Albert Pike, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato, nonché fondatore del famigerato Ku-Klux-Klan, si trova un passaggio che spiega esaurientemente eventi come quello di Assisi: "[…] Attorno agli altari della massoneria il Cristiano, l'Ebreo, il Mussulmano, il Buddista, il seguace di Confucio e Zoroastro possono unirsi come fratelli e accomunarmi nella preghiera al solo Dio che è al di sopra di tutti gli dei”.


ODIO PER L'UMANITÀ

Il già menzionato documento dell'ONU riconosceva nel 1972 la necessità dì attuare alcune misure per rendere efficace il birth control sia in Occidente che fra i poverissimi del Terzo Mondo:

- “diffondere il profilattico, "uno dei primi gradini [...] la cui presenza dovrà essere massiva e a basso prezzo" (p. 91) - “promozione di matrimoni tardivi e modelli di famiglia ridotta, programmi di istruzione sulla pianificazione familiare, incentivi ai partecipanti al programma..." (p. 81) accompagnati da un'azione tendente a "creare un tipo di donna con alternative alla gravidanza" (p. 85)

- includere gli orientamenti (del Family Planning, N.d.A.) nelle materie di studio delle scuole mediche "per legittimare la pianificazione della famiglia come disciplina appartenente all'area della medicina" (p. 89)

- combattere l'idea cristiana di astinenza: essa "non promuove la salute mentale e i rapporti piacevoli fra mariti e mogli... il metodo non è né accettabile né efficace... e sostanzialmente incrementa il tasso degli aborti..." (p. 90)

- la sterilizzazione chirurgica, ampiamente adottata a Puerto Rico dove nel 1965 risultavano sterilizzate un terzo delle donne, mentre a Madras, nel novembre 1968, 5,3 milioni di persone avevano subito l'intervento (p. 100). (Giova peraltro segnalare che la sterilizzazione è nel frattempo diventata il contraccettivo più diffuso e che secondo le Nazioni Unite nella sola India sono già stati sottoposti a vasectomia il 70% dei maschi.

- promuovere l'aborto come mezzo anticoncezionale: "come l'evidenza dimostra, molti sono pervenuti ad avere coscienza che l'aborto può costituire oggi l’unico metodo di largo impiego adottato per il birth control su scala mondiale" (p. 101).

Il documento allega una tabella da cui si evince che in Giappone fra il 1959 e il 1965 furono effettuati 6.860.000 aborti con "sole" 278 donne decedute, e focalizza il problema cruciale sul minimizzare rischi alla donna e i costi (p. 107) che a livello nazionale richiedono un’attenta valutazione economica (p. 111). Di particolare interesse, aggiunge, sarà un prodotto orale per l'aborto sicuro: tale prodotto “sarà meritevole di alta priorità internazionale" (p. 108).

E la Upjohn , la Robins , la Dalkon Shield , ditte farmaceutiche del gruppo Rockefeller specializzate in contraccettivi, accolsero con zelo l'appello, anche se, per prima, bisogna darne atto, nel dicembre 1986, giunse la Roussel-Uclaf del gruppo tedesco Hoechst con l'ormai nota pillola abortiva RU 486. "Monsieur RU 486” , come è già chiamato il suo inventore, è un professore israelita, Etienne-Emile Arrodi Beaulieu, che si aggiunge al funesto terzetto che ha devastato la natalità in Francia: Lucien Neuwirt, promotore della legge sulla regolazione delle nascite, Simone Veil, ex deportata di Auschwitz, presente alle sedute del Grande Oriente di Francia, ministro della Sanità in diversi governi francesi, dirigente dell'Alleanza Israelita Universale, e quel Pierre-Félix Simon di cui si è già parlato.

La RU 486, definita"pesticida umano" dal prof. Jerome Lejeune, ordinario di genetica all'Università di Parigi, venne introdotta in Francia nell'ottobre 1988 dal Ministero della Sanità, mentre sono note le polemiche sorte in Italia nell'anno successivo; nello stesso periodo è stato stipulato un accordo con la Cina e un sostanzioso contratto con l'Organizzazione Mondiale della Sanità per la vendita massiva nel paesi poveri.

La pillola abortiva RU 486 negli Stati Uniti è disponibile dal 1996, dopo che è stato raggiunto un accordo fra amministrazione Clinton e la Roussel-Uclaf per il trasferimento dei brevetti e della tecnologia al Population Council di New York. Ma la cosa non sembra priva di inconvenienti: lo stesso New York Times, giornale dell'Establishment americano, non poté nascondere gli effetti della pillola che viene adottata fino alla settima settimana di gravidanza: “Gli aborti indotti dalla RU 486 sono assai dolorosi poiché l’espulsione dell’embrione può durare alcuni giorni. La procedura tipica prevede per una donna 3 o 4 visite da un medico. Circa una donna su 500 ha bisogno di trasfusione dopo aver assunto la pillola” .



David Rockefeller (1915 - ) Uno di punta dell’Alta Finanza, presente nel Lucis Trust, membro della Pilgrim’s Society, del CFR, partecipe fin dal 1955 a tutte le sessioni annuali dei Circoli Bilderberg. Fondatore nel 1973 della Trilateral Commission, presidente mondiale dei Family Planning, fondatore del Group of Thirty e del Center for Inter-American Relations. Secondo il rabbino Malcolm H. Stern, Rockefeller è di discendenza ebraica. Stern lo include nel suo Americans of Jewish Descent (americani di discendenza ebraica). Le sue banche controllano centinaia di multinazionali della farmaceutica, agrochimica, ecc. Indubbiamente uno dei più potenti uomini del pianeta!


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http://www.conchiglia.us/Scrivere/Massoneria%20e%20Sette%20Segrete.htm

SAPPIATE… QUELLO CHE FATE
AD UNO DEI MIEI PICCOLI
L’AVETE FATTO A ME


Quando passeggiate per i boschi

non sono le foglie che si muovono

ma sono le nostre manine che vi cercano.

Quando la rugiada bagna corolle e steli di fiori rigogliosi

solo le vostre non lacrime non toccano per bagnare sì grande mistero.

Il vostro chiacchierare, il vostro chiasso, il vostro non niente

vi fanno chiudere i sensi.

Siete anestetizzati, dal pianto

dal nostro struggerci di bambini non nati.

Guardate mamma e papà che io ho cominciato ad amarvi

ancora nei primi secondi della mia vita.

Voi guardate i secoli ma per il Signore e la sua cara Mamma

Vergine di Guadalupe già in quei primi istanti

hanno intravisto un Gesù Bambino che sa d’amore vivo.

Perché non mi volete bene?

Perché mi avete cancellato da un progetto di vita?

Perché non volete le carezze delle mie manine, e

il battito del mio cuore camminare assieme a voi?

Perché i sapienti della terra non sanno riconoscere e difendere

il diritto alla vita fin dal primo istante?

A me caro papà e cara mamma piacciono tanto i pastori del presepe,

gli ultimi

i piccoli

i dimenticati

perché nel loro cuore sentono il battito del cuore di Dio.

Perché non mi vedete?

Perché nel mio… fraterno sorriso non scorgono il volto di Dio?

Mostrami il tuo volto Signore.

Il tuo volto io cerco Signore.

Io Sono in quel bambino che avete non voluto

Io Sono in quel viso non riconosciuto dalle vostre leggi

Io Sono quegli occhietti chiusi ma aperti agli occhi di Dio

Io Sono in quelle manine pronte ad accogliere e dare amore

Io Sono in quel primo formarsi

Io Sono lì piccolo impalpabile, indifeso

che fra poco si struggerà di dolore,

perché tu col camice bianco presto mi ucciderai.

Io vi vedo gioisco con voi e di voi.

Io cerco di fuggire, ma non posso mamma,

non posso papà, non posso dottore

Io sto piangendo mamma

Io sto piangendo papà

Io sto piangendo dottore

Io sto urlando o cuori insensibili

Io…io…io…

Ancora un po’ di dolore,

ancora qualche lacrima verserò e poi,

quel bambino

quei bambini saranno abbracciati, stretti, consolati

e vivi nella Gerusalemme celeste.

E Gesù Bambino dirà loro:

“Anche voi martiri dell’amore venite..

Anche Io non ero stato accolto…

Anche Io, oggi, l’Amore non Amato…

Sono rifiutato.



Venite

Preghiamo

Gioiamo

Amiamo





Il tuo bambino



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domenica 22 febbraio 2009

Ru486, circa 4mila aborti dal 2005

U.E. - ITALIA
Ru486, circa 4mila aborti dal 2005

19 Febbraio 2009


Il via libera definitivo per l'immissione in commercio anche in Italia della pillola abortiva Ru486 ancora non c'e', ma ormai i tempi sembrano stretti. Procede infatti il processo di valutazione da parte dell'Agenzia del farmaco (Aifa) ma intanto la Ru486 nel nostro Paese si utilizza gia', sia pure attraverso una speciale procedura. Circa 4.000, a partire dal 2005, sono infatti gli aborti medici effettuati proprio utilizzando tale farmaco. A rendere noti i dati di utilizzo della pillola abortiva, in attesa dell'autorizzazione alla vendita da parte dell'Aifa, e' stato il ginecologo dell'ospedale S.Anna di Torino Silvio Viale, 'padre' della prima sperimentazione sulla Ru486. L'occasione per questo primo bilancio, la Conferenza nazionale dell'associazione ginecologi consultoriali (Agico) in corso a Roma. Proprio oggi, mentre ginecologi provenienti da tutta Italia sottolineavano l'esigenza che anche il nostro paese approvi 'finalmente' l'immissione in commercio della Ru486, i rappresentanti dell'azienda Exelgyn (produttrice della pillola abortiva) hanno appunto incontrato i responsabili Aifa, ha reso noto Viale. E successivamente e' stata la stessa Agenzia, con un comunicato, a precisare che 'continua il processo di valutazione della Ru 486' e che 'il farmaco e' stato esaminato oggi dal Comitato Prezzi e Rimborso dell'Aifa secondo quanto previsto dalle procedure valutative necessarie alla registrazione dei farmaci'. A questo punto, ha sottolineato Viale, 'il processo per la commercializzazione in Italia della Ru486 attraverso il procedimento di mutuo riconoscimento europeo, e' in dirittura d'arrivo'. L'auspicio e' che i tempi siano brevi, anche perche' 'se l'Italia dovesse ancora ritardare o bloccare l'arrivo in commercio della RU486 - ha precisato Viale - si andrebbe in sede europea e, sia pure con ritardo, arriverebbe in ogni caso l'autorizzazione per la commercializzazione'. Intanto, Viale ha reso noto i primi dati di utilizzo della pillola abortiva, suscitando la dura critica dell'esponente della Lega Nord Massimo Polledri: 'Sono dati allarmanti - ha commentato - che devono far riflettere'.
- DAL 2005 EFFETTUATI 4.000 ABORTI CON PILLOLA RU486: Circa 4 mila gli aborti effettuati in Italia utilizzando la pillola abortiva. Nel 2008 la Ru486 e' stata utilizzata da 25 centri italiani mediante una procedura di importazione caso per caso. Viale ha monitorato in particolare l'esperienza di otto centri che hanno utilizzato la pillola abortiva per un totale di 1.778 interventi di aborto. Piu' che soddisfacenti, secondo il ginecologo, gli esiti registrati: solo il 5,5% delle pazienti ha dovuto ricorrere comunque all'intervento chirurgico successivo. Quanto ai sintomi, il 23% ha accusato dolore, il 13% nausea, il 5% diarrea e per lo 0,07% si sono rese necessarie trasfusioni. Le regioni in cui la pillola e' stata utilizzata sono Piemonte, Toscana, Trento, E.Romagna, Marche, Puglia e Lombardia.
- OLTRE 10.000 PILLOLE ABORTIVE IMPORTATE: Sono 10.154 le pillole Ru486 importate in Italia a partire dal 2005, quando la prima sperimentazione e' stata avviata all'ospedale S.Anna di Torino. La Ru486 e' stata gia' registrata nella maggior parte dei paesi europei e negli Usa. La procedura di registrazione e' invece in fase di esame per Italia, Portogallo, Ungheria.
- VIALE, METODO SICURO: Con l'archiviazione dell'indagine relativa alla sperimentazione con Ru486 condotta all'ospedale Sant'Anna, ha detto Viale, 'e' caduto l'ultimo diaframma, quello legale, che ipotizzava l'incompatibilita' dell'utilizzo della pillola abortiva con la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Il metodo e' efficace e sicuro'.
http://www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=250723

domenica 25 gennaio 2009

ABORTO, VATICANO ATTACCA OBAMA: SCELTA PEGGIORE


2009-01-24 13:41
ABORTO, VATICANO ATTACCA OBAMA: SCELTA PEGGIORE

CITTA' DEL VATICANO - "Tra le tante cose buone che poteva fare, Barack Obama ha scelto invece la peggiore" quella di non fermare "la strage di innocenti" nel mondo: così il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, mons. Elio Sgreccia, ha commentato con l'ANSA, la decisione del nuovo inquilino della Casa Bianca di concedere nuovamente i finanziamenti alle Ong e alle cliniche che contemplano anche l'aborto come mezzo di pianificazione familiare.

"Si tratta di un duro colpo non solo per noi cattolici ma per le persone che in tutto il mondo si battono contro la strage degli innocenti che si compie con l'aborto", ha detto mons. Sgreccia. "Il diritto alla vita è il primo da tutelare e difendere", ha aggiunto. "E del resto, da una statistica condotta di recente dai vescovi americani, mi pare che l'80% dei cittadini degli States fossero contrari all'aborto. Con tutto il rispetto verso la politica di Obama , questo è qualcosa che come chiesa dobbiamo dire".

ABORTO, OBAMA: ORA BASTA POLITICIZZARE IL TEMA
WASHINGTON - "E' tempo che noi smettiamo di politicizzare il tema": in questi termini il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è intervenuto in serata con una dichiarazione scritta, per spiegare le ragioni della sua posizione in tema di aborto.

Secondo Obama, "i vincoli posti dalla 'Mexico City Policy' (la legge voluta da Reagan che vietava i finanziamenti a organizzazioni non governative impegnate nell'ambito di iniziative di pianIficazione familiare, ndr) sono ingiustificatamente ampi nella legislazione vigente, e negli ultimi otto anni hanno minato gli sforzi di promuovere una pianificazione famigliare sicura ed efficace nel Paesi in via di sviluppo. Per queste ragioni, riteniamo corretto superare questa politica e rilanciare i tentativi di proteggere e rafforzare in modo consapevole le donne e promuovere un sviluppo economico globale". "Per troppo tempo l'assistenza internazionale della pianificazione familiare è stata usata come un tema politico - ha proseguito il presidente americano - in un dibattito senza sbocco che è servito solo a dividerci. Non ho intenzione a continuare in questo dibattito stantio e infruttuoso". "E' tempo - ha affermato Obama - che la finiamo con la politicizzazione del tema. Nelle prossime settimane la mia amministrazione comincerà una franca conversazione sulla pianificazione familiare, lavorando per trovare aree di un terreno comune in cui fare incontrare al meglio i bisogni delle donne e delle famiglie in America e nel mondo".

Nella sua dichiarazione, diffusa dall'ufficio stampa della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti prosegue poi in questi termini: "Ho dato indicazioni al mio staff di raccogliere e mettere insieme tutti gli aspetti del tema per raggiungere l'obiettivo di ridurre le gravidanze indesiderate. Lavoreremo anche per promuovere la maternità sicura, per ridurre i tassi di mortalità materna e infantile e per aumentare le opportunità educative ed economiche per donne e ragazze". "Inoltre - ha proseguito - mi auguro di lavorare con il Congresso per ripristinare il supporto finanziario americano al fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA). In questo modo - ha concluso - gli Stati Uniti si uniranno alle 180 altre Nazioni donatrici, lavorando in modo collaborativo per ridurre la povertà, promuovere la salute di donne e bambini, prevenire hiv/aids e provvedere alla assistenza della pianificazione familiare delle donne in 154 Paesi".


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(di Marco Bardazzi)
Con un previsto colpo di spugna su una legge di George W.Bush e l'affermazione dell'impegno a "proteggere il diritto di scelta della donna", il presidente Barack Obama ha riaperto il dibattito sull'aborto negli Usa e potrebbe riaprire anche quello sulla ricerca sull'embrione. Ma per ora si tratta di un approccio soft, che lascia la porta aperta al dialogo, a conferma dell'esigenza di Obama di non scatenare battaglie culturali nel paese, in un momento in cui ha bisogno di unità bipartisan per le emergenze economiche. Ma i vescovi cattolici hanno espresso "grande disappunto" per la mossa di Obama.

"Un'amministrazione che vuole ridurre gli aborti non dovrebbe deviare fondi federali verso gruppi che promuovono l'aborto", ha affermato il cardinale di Filadelfia Joseph Rigali, responsabile della commissione per la vita nella Conferenza dei vescovi. La Chiesa teme inoltre che siano in arrivo scelte che rimettano in discussione leggi federali e statali che nel corso degli anni hanno limitato gli effetti della sentenza 'Roe contro Wade', che legalizzò l'aborto 36 anni fa. "Siamo preoccupati - ha detto alla Radio Vaticana il vescovo di Orlando, Thomas Gerard Wenski - per il fatto che gli ideologi pro-aborto possano prevalere in Congresso e presentare a Obama una proposta di legge abortista più radicale". Obama ha firmato un ordine esecutivo con cui rimuove un divieto nell'uso di fondi federali per la promozione dell' interruzione di gravidanza all'estero, che è al centro di un palleggiamento politico da 25 anni. Nel 1984 l'allora presidente repubblicano Ronald Reagan stabilì quella che è stata battezzata la 'dottrina di Citta' del Messicò, dal luogo dove si teneva un vertice dell'Onu sulla popolazione. In pratica, Reagan vietò l'uso di soldi pubblici per organizzazioni non governative, attivisti e cliniche che, nell'ambito di iniziative di pianificazione familiare nei paesi in via di sviluppo, praticavano aborti o li proponevano nei loro consultori. Bill Clinton, al suo arrivo alla Casa Bianca nel 1993, fece della rimozione della 'Mexico City Policy' l'obiettivo del suo primo ordine esecutivo da presidente e scelse di firmarlo il 22 gennaio, nell'anniversario della sentenza 'Roe contro Wade' che nel 1973 ha reso legale l' aborto negli Usa. Bush, non appena diventato presidente nel 2001, annullò la decisione di Clinton sempre nella data simbolica del 22 gennaio, quando a Washington da anni decine di migliaia di persone invadono il Mall per la cosiddetta 'Marcia per la vita', contro l'aborto. Obama aveva fatto sapere da tempo che avrebbe riportato la situazione all'epoca di Clinton, annullando l'ordine di Bush, ma ha scelto - con un altro simbolismo - di non farlo il 22 gennaio.

Un gesto che è stato letto come un segno di volontà di non andare allo scontro con gli antiabortisti, che hanno invaso giovedì la stessa spianata dove, 48 ore prima, circa 2 milioni di persone avevano salutato il giuramento di Obama. Un ulteriore segnale della cautela del presidente su questo terreno, è stata la scelta di firmare l'ordine senza enfasi, lontano dalle telecamere e tenendo un profilo assai più basso di quello scelto per annunciare per esempio l'ordine per la chiusura di Guantanamo e delle prigioni segrete della Cia. I giornalisti in un primo momento dovevano partecipare alla firma, ma la Casa Bianca ha poi cambiato idea. Obama ha diffuso, nell'anniversario di 'Roe contro Wade', una dichiarazione nella quale ha ribadito il proprio impegno per "il diritto di scelta della donna" e sottolineato la convinzione che la sentenza del 1973 "non solo protegge la salute e i diritti riproduttivi delle donne, ma rappresenta un principio più ampio: che il governo non deve interferire nelle questioni familiari più private". Ma le battaglie sul fronte etico sembrano solo rimandate negli Usa.

La Chiesa è pronta a scendere in campo contro Obama se sul suo tavolo arriverà per la firma una legge, il Freedom of Choice Act (Foca), che il Congresso sta sviluppando e che dovrebbe prevedere una rimozione di tutti i limiti all'aborto decisi a livello federale e statale negli ultimi decenni. E un altro possibile scontro potrebbe maturare sul terreno della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Obama ha promesso di rimuovere i limiti al finanziamento federale alla ricerca sull'embrione stabiliti da Bush nel 2001. La Fda, l'agenzia federale che vigila sulla ricerca scientifica, ha mandato oggi un segnale di inversione di rotta in questo senso, autorizzando per la prima volta una società privata a svolgere test con staminali embrionali su pazienti umani.

(marco.bardazzi@ansa.it)
http://ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_874056681.html

sabato 24 gennaio 2009

IL PRESIDENTE BARACK OBAMA ABORTISTA


WASHINGTON - La rivoluzione Obama comincia ad abbattere i primi pilastri dell'era Bush. A poche ore dall'insediamento, il presidente democratico sta per siglare lo sblocco dei fondi federali ai gruppi internazionali che promuovono o effettuano l'aborto. Il provvedimento era stato già preannunciato nel programma di Obama come una delle prime misure ad essere varate. L'attuale legislazione impedisce che il denaro dei contribuenti americani - di solito attraverso il canale dell'Agenzia per lo Sviluppo internazionale - sia utilizzato a vantaggio di organizzazioni di pianificazione familiare che offrano operazioni di interruzione di gravidanza o facciano opera di informazione, consulenza e indirizzamento a strutture che effettuano gli aborti. Conosciuta anche come "Global gag rule" o "Mexico City Policy", è stata introdotta per la prima volta ai tempi della presidenza Reagan (nel corso di una conferenza Onu nella capitale messicana nel 1984) e poi revocata e reintrodotta dalle successive amministrazioni democratiche e repubblicane. Bill Clinton l'aveva revocata nel 1993, ma era tornata come uno dei primi atti di George W. Bush al suo primo ingresso alla Casa Bianca nel 2001. Obama ha scelto di firmare il provvedimento in un'occasione di "basso profilo" - dice l'Associated Press - il giorno dopo il 36esimo anniversario, celebrato ieri, della famosa sentenza Roe v. Wade con cui la Corte Suprema legalizzò l'aborto. Il provvedimento non è una sorpresa, dal momento che sia Obama sia il segretario di Stato Hillary Clinton, che sovraintende agli aiuti internazionali, l'avevano introdotto tra le loro promesse in campagna elettorale. Ma nelle primissime ore della sua presidenza, finora, Barack Obama ha scelto sì di rovesciare le politiche Bush ma sempre su argomenti abbastanza condivisi, come la necessità di chiudere il campo di prigionia di Guantanamo o rendere più trasparenti i documenti pubblici.
Le associazioni antiabortiste si sono scatenate e i vescovi si sono detti "molto preoccupati per il deciso sostegno di Obama al diritto all'aborto". Ai microfoni della Radio Vaticana il vescovo di Orlando, monsignor Thomas Gerard Wenski, ha detto che "i vescovi sono impegnati a convincere la gente a contattare i rappresentanti in Congresso affinché si oppongano a qualsiasi iniziativa legislativa tesa ad ampliare il diritto all'aborto".


(Repubblica.it 23 gennaio 2009)

http://iosonoconvoiognigiorno.blogspot.com/2009/01/obama-tornano-i-fondi-alle-lobby-pro.html