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lunedì 12 ottobre 2009

La pillola abortiva divide gli imperiesi

La pillola abortiva divide gli imperiesi
01 agosto 2009 | Natalino Famà

Si accende anche in provincia il dibattito sull’uso della Ru486 per interrompere la gravidanza. L’Asl 1 attende istruzioni dalla Regione ed è cauta, la Diocesi ribadisce la sua condanna, le associazioni femminili difendono il diritto delle donne alla libera scelta
Un metodo ancora troppo recente che non ha completamente dimostrato l’assenza di rischi, eticamente molto criticato ed avversato da una parte, accolto con i favori della liberazione dallo stress e dai rischi di un intervento chirurgico, dall’altra. Anche la provincia di Imperia, medici compresi, al di là delle fedi politiche e delle credenze religiose, è divisa sulla Ru486, la pillola abortiva approvata l’altro ieri dall’Agenzia italiana del farmaco.


Il professore Franco Gorlero, primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Imperia, una divisione fiore all’occhiello della Asl, è tra i primi a porre innanzi a tutto una grande cautela a proposito del mifepristone, il principio attivo della pillola Ru486.

«In questo momento è decisamente prematuro esprimere anche un solo commento, un parere scientifico sulla somministrazione della Ru 486 - dice il professor Gorlero - Peraltro è necessario attendere quel che la Regione disporrà in merito alla diffusione e somministrazione del farmaco. Nessuno di noi conosce con esattezza tutte le risultanze della sperimentazione eseguita in Italia. Per cui, escludendo interpretazioni e decisioni che riguardano l’etica o quant’altro, ritengo che sia necessaria grande cautela, prudenza prima di esprimersi».

Proprio per la professionalità e l’alta qualità dell’assistenza, il reparto che Franco Gorlero dirige, qualora fosse comunque approvata la somministrazione, anche con l’opposizione rigida del Vaticano, è senza dubbio tra quelli che risultano attrezzati. La somministrazione della Ru486 infatti può avvenire soltanto presso le strutture ospedaliere e prevede un iter di assistenza non meno complesso dell’aborto chirurgico. Molto articolata ma netta nel suo rifiuto della Ru486 l’analisi che arriva, sul fronte della Chiesa, da don Luca Salomone, parroco alla cattedrale di Ventimiglia Alta, teologo moralista e dottorando in bioetica: «Innanzitutto è importante conoscere la tipologia farmaceutica e la funzionalità del prodotto che l’agenzia italiana del farmaco ha approvato dando il via libera dell’uso. La pillola Ru486 è un prodotto chimico a base di mifepristone, antiormonale che interrompe l’annidamento dell’embrione nell’utero e provoca l’aborto. Non fermandomi sulle controindicazioni e i danni alla salute che può apportare (vedere una adeguata bibliografia e letteratura medica), peraltro importanti, la problematica è certamente di carattere morale e la Chiesa cattolica ribadisce la sua posizione poichè si tratta chiaramente di attentato, o/ e se vi fosse stato un concepimento, un vero e proprio aborto». Continua don Salomone: «In effetti non è il mezzo che può alterare la leiceità di un atto che è già intrinsecamente un male (omicidio volontario di un essere umano innocente), non può renderlo buono solo perchè l’assunzione del farmaco non ha una visibilità di impatto emotivo come potrebbe avere una operazione chirurgica. Il cattolico che vive responsabilmente la propria fede, riconosce immediatamente la negatività dell’uso del prodotto insieme a tutto ciò che produce l’atto dell’aborto, diverso l’atteggiamento e il giudizio di chi non vive un cammino cristiano e che potrebbe vedere nel farmaco un metodo più sbrigativo e sicuro (ma non tutti la pensano così). La Chiesa cattolica conferma i credenti nella loro responsabilità nel favorire la vita sin dal concepimento e dunque ricorda la prassi canonica plurisecolare che ai cattolici consapevoli della pena medicinale (la scomunica) per chi procura l’aborto, essa verrà inflitta per ricondurli alla verità dalla quale si sono allontanati. In una società pluralista la Chiesa cattolica (e quindi anche quella porzione del popolo di Dio che è la Diocesi) vive con sofferenza questi attentati alla vita, e richiama con semplicità e attenzione ai più deboli ma con fermezza la strada indicata da Gesù Cristo».

Secondo don Lucio Fabbris, telogo imperiese molto seguito e amato dai giovani, «qui siamo sullo stesso piano dell’aborto: la Chiesa non potrà mai sostenere una pratica che consente la soppressione della vita. Un aborto, sotto qualsiasi forma venga compiuto, provoca sempre la distruzione di una vita umana. E la Chiesa, lo ripeto, difende la vita, in tutti i suoi aspetti… Prendere una pillola per impedire la nascita di una vita è esattamente come sopprimerla effettuando un intervento abortistico, non ci sono dubbi».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/imperia/2009/08/01/AMy2xNnC-imperiesi_pillola_abortiva.shtml



«La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società»: lo sostiene monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo, in un articolo pubblicato in prima pagina sull’Osservatore Romano, la condanna della pillola Ru486, la cosiddetta “pillola abortiva”, la cui commercializzazione ha avuto il via libera dall’Aifa, l’agenzia italiana del Farmaco.


È «una tecnica abortiva», ha aggiunto Fisichella, perché sopprime una «vita umana vera e piena»; fare ciò, ha scritto il monsignore, «è una responsabilità che nessuno può permettersi di assumere senza conoscerne a fondo le conseguenze».

Il ministro Meloni: brutto messaggio per le nuove generazioni
Parere negativo, sulla Ru486, anche di Giorgia Meloni, ministro della Gioventù: «Che brutta Italia, quella in cui si festeggia un nuovo, “rivoluzionario” metodo per sopprimere la vita. Ammesso che siano fugati i dubbi sulla pericolosità di questa pillola, e spero sia davvero così, altrimenti l’Aifa avrebbe delle responsabilità enormi sulle potenziali conseguenze per le donne italiane, resta la totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione della Ru486».

«Continuiamo a preoccuparci politicamente e a speculare economicamente - ha aggiunto il ministro in un comunicato - su come impedire la vita nella maniera più redditizia, comoda e indolore possibile, piuttosto che occuparci seriamente di come favorirla. Non credo affatto che sia questo il testimone migliore di saggezza da lasciare in eredità alle giovani generazioni».

Margherita Boniver (Pdl): la si userà in day-hospital
Più prudente l’opinione di Margherita Boniver, collega di Pdl del ministro Meloni: «Il via libera dell’Aifa all’uso della Ru486 nella strutture ospedaliere italiane chiude una lunghissima fase di perplessità, che ha caratterizzato il dibattito politico nel nostro Paese. La pillola, che è un alternativa all’aborto chirurgico, viene usata in quasi tutti i Paesi europei dagli anni ‘80».

«Dopo la rassicurante informativa sull’ulteriore calo degli aborti in Italia, fornita al Parlamento pochi giorni fa, ci auguriamo che le obiezioni che provengono da autorevoli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche non incidano più di tanto sull’alternativa all’interruzione della gravidanza chirurgica. Se aborto deve esserci, questo avvenga in casi rari, precoci, ma anche in piena sicurezza. La pillola non potrà essere venduta in farmacia, ma somministrata con le apposite garanzie in day-hospital e questo credo dovrebbe porre fine a molte polemiche».

Silvana Mura (Idv): ci mette al passo con l’Europa
Positivo, infine, il giudizio di Silvana Mura (Idv) e membro della commissione affari sociali: «Il via libera dell’Aifa ci mette finalmente al passo con il resto d’Europa. Le donne che si troveranno costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza ora potranno sceglie di avvalersi di una tecnica farmacologia sicuramente molto meno invasiva dell’intervento chirurgico».

«La decisione dell’Aifa - ha aggiunto la Mura - chiude un lungo iter di natura esclusivamente tecnica, che ha accertato che la pillola Ru486 può essere somministrata senza pericolo negli ospedali italiani. Le polemiche e le crociate che si stanno immediatamente scatenando non hanno ragione di esistere e si basano solo su motivazioni di natura politico-ideologica, ma soprattutto hanno molto poco a che vedere con i diritti di una donna che si trova a dover effettuare una scelta drammatica come quella di interrompere una gravidanza».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/31/AMc9zMnC-pillola_abortiva_italia.shtml

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