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domenica 10 febbraio 2008

LA CRUDELE TECNICA ABORTIVA A NASCITA PARZIALE NEGLI USA

Le incredibili obiezioni dei democratici sull'aborto a nascita parziale

Dopo la vicenda Terri Schiavo, un militante democratico ha detto: “Non possiamo essere il partito della morte”. E’ proprio quello che stanno diventando, se non lo sono già.
Mercoledì scorso la Corte suprema ha messo al bando la più terribile forma di “infanticidio”, l’aborto a nascita parziale, una particolare tecnica di aborto che viene applicata a feti dal sesto mese di gravidanza in poi, e che provoca la morte di duemila piccoli innocenti l’anno, in modo atroce: in un primo tempo, guidato da ultrasuoni, il medico mette il feto in posizione podalica, afferra i piedini con una pinza, porta le gambe fuori dell’utero e provoca il parto, estraendo la totalità del corpo del feto, tranne la testa. Si esegue quindi un’incisione alla base del cranio del feto, attraverso cui si fa passare la punta di un paio di forbici. Nel foro così praticato si fa passare un catetere, attraverso il quale viene aspirato il cervello e il contenuto della scatola cranica del feto. Per portare a termine l’aborto non resterà che estrarne la testa. Tutto questo ha un suo macabro “senso”: il feto deve uscire già morto dal ventre. Chiunque, anche chi è favorevole all’aborto, inorridisce davanti a tanta efferata disumanità.
Chiunque tranne i democratici, o per lo meno i loro rappresentanti. Contro l’aborto a nascita parziale il Congresso votò nel 1996 e nel 1997, ma incontrò il veto di Bill Clinton. E adesso tale tecnica disumana trova due sostenitori in Barack Obama e Hillary Clinton che hanno criticato la sentenza perché metterebbe a rischio la “salute” della donna, che un bambino (perché a sette, otto e persino nove mesi di gravidanza, di un bambino si tratta) sia orribilmente smembrato, ai due paladini democratici poco importa.
Ma vediamo in cosa consiste la legge che in America proibisce l’ aborto a nascita parziale firmata da Bush (appoggiato, secondo i sondaggi, da due americani su tre) il 5 novembre del 2003 e definita “estremista” e nociva per la salute della donna dai suoi avversari (con il plauso di Liberazione), nonché prova del delirio liberticida del presidente, quella legge stabilisce semplicemente che questa pratica estrema ai limiti dell’infanticidio, possa essere effettuata SOLO in presenza di gravi e comprovati pericoli per la salute della madre. In un’ordinanza successiva all’approvazione della legge, si richiedeva agli ospedali il rilascio dei registri relativi agli aborti a nascita parziale, allo scopo di verificare il reale pericolo per la madre richiedente, e si stabiliva che i medici che avessero praticato aborti “tardivi” fuori da quei comprovati casi, avrebbero rischiato fino a due anni di carcere. Questo stabilisce la “liberticida” legge di Bush, che ha semplicemente introdotto un limite alla totale libertà di aborto entro e oltre il sesto mese, garantita in America per oltre trent’anni. La tolleranza per l’aborto tardivo negli Stati Uniti è stata a lungo giustificata per ragioni sociali. L’intervento di interruzione di gravidanza è a pagamento, e le donne meno abbienti, se non potevano permetterselo subito, arrivavano ad avere il denaro sufficiente magari al sesto o settimo mese.
Le prime per disfarsi di un “peso” e i medici per soldi, hanno tranquillamente ammazzato migliaia di bambini sani, grazie agli escamotage permessi da una legge, quella precedente, criminale. Ci sono movimenti laici a favore di tutto, dagli animali all’ambiente alle minoranze, ma nessuno a protezione del feto, al suo diritto alla vita, come se quest’ultimo non fosse degno della considerazione e della protezione che viene abbondantemente elargita ad un’animale da pelliccia o ad una cavia da laboratorio. Eppure i “feti” sono il futuro di una nazione e una legge deve proteggere la vita non distruggerla. Recentemente ho visto un film, nel quale s’ipotizzava un futuro dove le donne non riuscivano più a mettere al mondo figli. Forse è questo che ci meritiamo vista la leggerezza con cui ci sbarazziamo della vita a cui NOI stessi diamo origine.

Orpheus



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