ARTICOLI CONTRO L'ABORTO-ARTICOLI CHE DICHIARANO L'ABORTO UN CRIMINE CONTRO L'UMANITA'-ARTICOLI CHE SPIEGANO CHE IL FETO E' UNA PERSONA DOTATA DI UN'ANIMA SPIRITUALE.

domenica 13 gennaio 2008

FRANCESCO AGNOLI-ABORTO NEL DOPOGUERRA

IL DOPOGUERRA

E I PAESI COMUNISTI


Nel dopoguerra l'aborto viene legalizzato nei Paesi comunisti dell'est legati all'URSS: in Ungheria, Polonia, Bulgaria e Romania nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1957, in Yugoslavia nel 1970. La Cina popolare comunista autorizza l'aborto e la contraccezione nel 1957, mentre nel 1962 vengono imposti: ritardo obbligatorio dell'età del matrimonio, sterilizzazione, tecniche contraccettive spesso forzate. L'obbligo di un figlio solo a famiglia determina, oltre al precoce invecchiamento della popolazione, una strage delle figlie femmine: i genitori cinesi, potendo avere un solo figlio, spesso uccidono una eventuale figlia femmina, dal momento che non potranno giovarsi del suo aiuto nella lavorazione della terra; oppure è il governo stesso ad eliminarle, tramite aborti selettivi e infanticidi. Avviene addirittura che i medici vengano pagati dallo Stato a seconda delle sterilizzazioni forzate o degli aborti effettuati (che spesso vengono spacciati, alle povere madri, per terapeutici). Nel migliore dei casi alcune famiglie, dopo il primo figlio, decidono di non uccidere le loro bambine e riescono, pagando chi di dovere, a non farle registrare, per evitare che siano gli impiegati statali ad eliminarle: in tal caso però queste bimbe, di fronte alla legge, non esistono, e non hanno quindi accesso all'istruzione, alla sanità ecc. (Trasmissione su Radio Radicale a cura di Amnesty International del 25/12/2003 e Bernardo Cervellara, Missione Cina, viaggio nell'Impero tra mercato e repressione, Ancora, Milano 2003). Si ha così uno squilibrio all'interno della popolazione, per cui oggi mancano all'appello, in Cina, circa 40 milioni di donne, e vi sono altrettanti uomini che non possono sposarsi. Ma vediamo uno dei tanti esempi concreti citati sulla stampa italiana. Riferisce Sette, inserto del Corriere della Sera, del 10 agosto 2000: "'Non ci hanno dato nemmeno il tempo di dargli un nome. Me lo hanno strappato dalle braccia e lo hanno scaraventato a terra, si è sentito un tonfo ma il neonato ha continuato a piangere. Non voleva proprio morire. Allora i tre funzionari del governo hanno iniziato a prenderlo a calci. Finché non ha respirato più”. In Cina lo chiamano controllo demografico o politica del figlio unico… Sono arrivati di notte, il mese scorso, nella sua misera casa nel villaggio di Ding Jia Wang, vicino a Wuhan: “Siete troppi” hanno sentenziato i tre funzionari e hanno costretto J.I., già all'ottavo mese di gravidanza, a seguirli in ospedale. Lì le hanno iniettato una soluzione salina per indurle un aborto. Dopo quindici ore di strazianti dolori la donna però ha partorito un figlio sano e vivo. “Allora mi hanno guardato freddamente e mi hanno detto: Prendi tuo figlio e annegalo nello scarico del bagno”, racconta Huang. “Mi sono sentito raggelare. Li ho pregati, ho pianto. Senza dire una parola l'hanno gettato al suolo, preso a calci, poi l'hanno affogato in uno stagno". "Quello che colpisce è la preferenza del governo per il programma coercitivo di controllo delle nascite. Dal 1995 i coniugi Billings, promotori dell'omonimo metodo naturale di controllo delle nascite, hanno fatto esperimenti in cinque province della Cina e hanno avuto risultati positivi al 99%. Questo sistema dà responsabilità alle coppie, e non ai burocrati, nel programmare la loro fecondità, e, al di là di qualche corso d'istruzione, è praticamente a spese zero. Eppure il governo non lo valorizza” (B. Cervellara, op.cit.). In questo panorama desolante si inserisce l'appoggio economico per l'incentivazione dell'aborto dato al governo cinese dall'agenzia Unfpa (dell'ONU) e dall'Ippf: quest' ultime, fino al luglio 2002, erano a loro volta finanziate dagli Stati Uniti, che però hanno poi deciso di sospendere i versamenti, non volendo più collaborare a programmi di "aborto forzato o di sterilizzazione non voluta". Prontamente è intervenuta la Commissione Europea, guidata dall'italiano Romano Prodi, che, con una decisione di straordinaria gravità, ha stanziato contributi per ben 32 milioni di euro, facendo così “dell'Europa il motore della diffusione dell'aborto (anche forzato, e tardivo: ndr) nel mondo” (Avvenire, 1/8/2002; Tempi, agosto 2002). Dopo le campagne contro la vita di USA, Banca Mondiale, ONU, UNICEF, ecc., anche la UE! (M. Schooyans, Nuovo disordine mondiale, prefazione del card. Ratzinger, Paoline; oppure, dello stesso autore, Bioetica e popolazione, della benemerita editrice Ares).

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