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lunedì 12 ottobre 2009

Come funziona la Ru486

31/7/2009 (13:23) - LA SCHEDA
Come funziona la Ru486
Ecco come funziona la Ru486, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza senza sottoporsi ad intervento chirurgico, autorizzato ieri in Italia dal Cda dell’Aifa. È da premettere che ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la Ru486 può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane, che varia da nazione a nazione.

1) In Italia, accertato con un’ecografia che la gravidanza sia all’interno dell’utero e di un periodo inferiore a sette settimane, e completate le procedure della legge 194, il medico somministra il mifepristone. Questa molecola blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell’utero, aumentandone l’eccitabilità e favorendo la dilatazione del collo. Nel 70% dei casi l’interruzione della gravidanza avviene entro le 4 ore dalla somministrazione del primo farmaco, nel restante 30% entro le 24 ore successive.

2) Trascorse 24-36 ore, viene somministrata una prostaglandina che induce contrazioni uterine ed espulsione dei tessuti embrionali. È prevista la permanenza della paziente per 3/4 ore in ospedale. Mel 70% dei casi l’espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Il ricorso all’intervento chirurgico è necessario nel 2% dei casi.

3) Dopo circa 10/14 giorni la donna torna in ospedale per il controllo. L’Emea, nelle sue indicazioni, non prevede il ricovero.

http://www.lastampa.it:80/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/46024girata.asp

la Santa Sede: «scomunica per chi la usa e per chi la prescrive»

la Santa Sede: «scomunica per chi la usa e per chi la prescrive»
La Ru486 arriva in Italia
Dura condanna del Vaticano
Via libera a maggioranza dall'Agenzia del farmaco
alla commercializzazione della pillola abortiva



ROMA - La Ru486 arriva in Italia. Dopo una riunione durata più di quattro ore, è arrivato giovedì in tarda serata il via libera a maggioranza (quattro contro uno) dall'Agenzia italiana del farmaco alla pillola abortiva. Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha infatti approvato l'immissione in commercio nel nostro Paese del farmaco già commercializzato in diverse altre Nazioni. Nel Cda dell'Aifa hanno votato a favore della pillola il presidente Sergio Pecorelli e i consiglieri Giovanni Bissoni, Claudio De Vincenti e Gloria Saccani Jotti. Ad esprimersi negativamente è stato invece Romano Colozzi, assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia. La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Nelle disposizioni, ha spiegato l'assessore Bissoni, c'è un «richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all'utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco - ha aggiunto - entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana». Entro questo termine, infatti, le complicanze per l'uso del farmaco sono sovrapponibili a quelle dell'aborto chirurgico, ha concluso l'assessore.

LA CONDANNA DEL VATICANO - Ancora prima che l'Aifa si pronunciasse, il Vaticano era tornato all'attacco contro la pillola abortiva. L'Osservatore Romano aveva affrontato in mattinata il nodo della Ru486 riportando le preoccupazioni espresse dalla sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella. «La decisione dell’Aifa a favore della commercializzazione - secondo il sottosegretario, non è scontata, alla luce delle 29 morti tra donne in vari Paesi del mondo causate dalla Ru486. Sulla sicurezza della pillola, dunque, "persistono molte ombre"», ha scritto il quotidiano vaticano. È stato poi monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Academia pro Vita, a spiegare che l'uso della pillola in questione comporta la scomunica per le donne che vi fanno ricorso così come per i medici che l’hanno prescritta perché la sua assunzione è analoga a tutti gli effetti dell’aborto chirurgico. «Dal punto di vista canonico è come un aborto chirurgico» sottolinea il vescovo. «L’assunzione della Ru486 equivale ad un aborto volontario con effetto sicuro, perché se non funziona il farmaco c’è l’obbligo di proseguire con l’aborto chirurgico. Non manca nulla. Cosa diversa è la pillola del giorno dopo, che, pur rivolta ad impedire la gravidanza, non interviene con certezza dopo che c’è stato il concepimento. Per la Ru486, quindi, c’è la scomunica per il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo utilizzo». «Rimango allibito dall'atteggiamento dell'Aifa (agenzia italiana per i farmaci)» ha anche detto Sgreccia e « spero - ha aggiunto - che ci sia un intervento da parte del governo e dei ministri competenti» perché la pillola abortiva RU486 «non è un farmaco, ma un veleno letale».

«L'AGGRAVANTE DEL RISCHIO PER LA MADRE» - La pillola«ha effetto abortivo, quindi valgono - prosegue Sgreccia - tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono morte per effetto della somministrazione di questa sostanza. Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. È una sostanza non a fine di salute, ma a fine di morte. Si va contro la regola fondamentale della vita della madre. Bisognerebbe, per questo motivo, sospendere tutto. Inoltre - prosegue il vescovo - si cerca di scaricare sulla donna sola la responsabilità della decisione. Si torna a una forma di privatizzazione dell’interruzione di gravidanza. All’inizio si è legalizzato l’aborto proprio per toglierlo dalla clandestinità, ora il medico se ne lava le mani e il peso di coscienza ricade sulla donna».

«SULL'AIFA PRESSIONI POLITICHE ED ECONOMICHE» - Sgreccia poi non ha dubbi sulle cause che spingono l’Aifa alla liberalizzazione del farmaco: si tratta, secondo il presule, di «pressioni politiche ed economiche».


30 luglio 2009(ultima modifica: 31 luglio 2009)

Corriere.it
ABORTO: FIORE (FN), PRONTI PER CAMPAGNA INFORMATIVA SU RISCHI RU486

(ASCA) - Roma, 30 lug - Nel caso la RU486 ricevesse il via libera dall'Aifa ''Forza Nuova preparera' una intensa campagna informativa sulle conseguenze del prodotto''. Ad annunciarlo Roberto Fiore, Segretario di Forza Nuova.

''Mentre il dibattito sulla pillola abortiva si fa sempre piu' intenso - prosegue Fiore - e aumentano di giorno in giorno i contrari, che ormai sono la maggioranza degli italiani, le grandi multinazionali farmaceutiche si compattano per far valere i loro immensi interessi economici sulla pelle delle donne e di tutti i cittadini. Tale pillola e' pericolosissima per la salute delle donne, oltre a inaugurare una nuova frontiera dell'assassinio disinvolto. Mi auguro che il Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non approvi la legalizzazione della vendita della Ru486, anche se temo cedra' alle fortissime pressioni delle case produttrici''.



ROMA - Sarebbero almeno 29 i decessi registrati tra le donne in seguito all'utilizzo della pillola abortiva RU486 secondo dati forniti dall'azienda produttrice Exelgyn al ministero della Salute e quindi all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Tale dato "non risulta però nei verbali del comitato tecnico scientifico dell'Aifa né dell'Autorità europea per i farmaci Emea". Lo ha confermato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, durante la presentazione della relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 per l'interruzione volontaria di gravidanza. Il dato relativo ai decessi collegati all'utilizzo della pillola RU486 in vari Paesi era circolato nelle scorse settimane pur essendo stato secretato dall'azienda per motivi di privacy.

Domani il Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) valuterà l'immissione in commercio in Italia della pillola abortiva RU486, ma il via libera non è scontato: "La valutazione dell'Aifa non è solo un passaggio burocratico". Lo ha affermato il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, durante l'illustrazione della relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 sulle interruzioni volontarie di gravidanza. "Domani - ha detto Roccella - il Cda dell'Aifa avrà valutazioni da fare e non si tratta di un passaggio burocratico, anche se il via libera da parte del Comitato tecnico-scientifico dell'Aifa risulta già essere un atto fondamentale". Riferendosi quindi all'utilizzo della pillola RU486 nell'ambito di protocolli regionali da parte di alcuni istituti sanitari, Roccella ha reso noto il dato riportato nella relazione al Parlamento ed in base al quale nel 2007 "alcuni istituti hanno utilizzato tale approccio farmacologico per l'interruzione della gravidanza per un totale di 1.010 casi, pari allo 0,8% di tutte le interruzioni di gravidanza (ivg)". Attualmente, ha spiegato Roccella, dato che l'iter di autorizzazione all'immissione in commercio in Italia non risulta ancora concluso, per questa procedura abortiva non esistono rilevazioni sistematiche. I dati forniti da alcune Regioni, ha aggiunto, "indicano però una prassi di ricovero in day hospital, con una discrepanza rispetto all'uso consigliato per questo farmaco da due diversi pareri del Consiglio superiore di sanità, secondo i quali l'aborto con la RU486 deve essere completato all'interno della struttura ospedaliera".

Tutti i rischi ammessi da chi la produce
La notizia era trapelata alla fine di giugno: un dossier dettagliato sulla pillola abortiva era stato inviato al ministero della Salute dall'azienda produttrice della Ru486, la francese Exelgyn, e da questo «girato» per competenza all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per una valutazione tecnico-scientifica.

E da quanto era stato rivelato da alcune agenzie di stampa, nel dossier per la prima volta si ammettevano 29 morti dall'uso della pillola abortiva, anche se non in tutti i casi l'utilizzo del farmaco era finalizzato all'interruzione di gravidanza, ma anche per un «uso compassionevole». Il che apre ancora più ampi dubbi sulla decisione del cda dell'Aifa. Infatti la massima trasparenza nella valutazione dei dati era stata invocata dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, per rispondere con criteri di oggettività scientifica ai dubbi che la pillola abortiva continua a sollevare. Ma evidentemente questo, alla fine, non è stato fatto.

Dell'azione della Ru486, Avvenire è stato tra i più assidui a parlare per pretendere che le notizie sulle morti e sugli eventi indesiderati fossero resi noti e analizzati per una valutazione il più possibile obiettiva del farmaco. Soprattutto dopo che un editoriale del «New England Journal of Medicine» di quattro anni or sono aveva rivelato che, pur nella differenza di numeri assoluti, la mortalità in seguito all'aborto medico (o chimico) è dieci volte più alta di quella per aborto chirurgico, a dispetto della «favola» che vuole far credere più facile e moderno il ricorso al farmaco per l'interruzione di gravidanza.

Il dossier dell'azienda produttrice, pur non ammettendo legami diretti tra l'assunzione della Ru486 e i decessi, comunica che non sono solo 16 (o 17 come già segnalato da Avvenire nei mesi scorsi) i casi di morte per l'uso del mifepristone, bensì 29 nel periodo compreso tra il 28 dicembre 1988 e il 28 febbraio 2009. Ai quali andrebbero però aggiunti due decessi avvenuti solo dopo l'assunzione del secondo farmaco (il misoprostolo) che però è indispensabile al completamento della procedura abortiva, ma che l'azienda produttrice non ha mai indicato per uso abortivo.

Non solo morti però, emergono tra gli effetti avversi. Il caso più grave – pubblicato su «Obstetrics and Gynecology» – è relativo a una donna alla quale, dopo un aborto chimico con la Ru486, è andata incontro a un'infezione da Streptococco che ha reso necessario amputarle la gamba sotto il ginocchio. Del resto molti dei casi di morte sono stati attribuiti all'azione di un raro batterio (Clostridium Sordelli), che si è presentato in misura straordinariamente frequente dopo l'uso del mifepristone.

Va ricordato che, per la sua azione sugli ormoni, il mifepristone è da tempo indicato per la cura del morbo di Cushing, ed è stato anche sperimentato (come testimoniato da pubblicazioni scientifiche) nella terapia antidepressiva. E che il secondo farmaco, il misoprostolo, è un antiulcera: la stessa casa produttrice lo ha sconsigliato per uso abortivo in tutto il mondo e in Italia dovrebbe essere utilizzato «off label».

http://www.avvenire.it/Cronaca/ru+rischi_200907310940103200000.htm


http://www.tradizione.biz/forum/viewtopic.php?p=180919#180919

La pillola abortiva divide gli imperiesi

La pillola abortiva divide gli imperiesi
01 agosto 2009 | Natalino Famà

Si accende anche in provincia il dibattito sull’uso della Ru486 per interrompere la gravidanza. L’Asl 1 attende istruzioni dalla Regione ed è cauta, la Diocesi ribadisce la sua condanna, le associazioni femminili difendono il diritto delle donne alla libera scelta
Un metodo ancora troppo recente che non ha completamente dimostrato l’assenza di rischi, eticamente molto criticato ed avversato da una parte, accolto con i favori della liberazione dallo stress e dai rischi di un intervento chirurgico, dall’altra. Anche la provincia di Imperia, medici compresi, al di là delle fedi politiche e delle credenze religiose, è divisa sulla Ru486, la pillola abortiva approvata l’altro ieri dall’Agenzia italiana del farmaco.


Il professore Franco Gorlero, primario del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Imperia, una divisione fiore all’occhiello della Asl, è tra i primi a porre innanzi a tutto una grande cautela a proposito del mifepristone, il principio attivo della pillola Ru486.

«In questo momento è decisamente prematuro esprimere anche un solo commento, un parere scientifico sulla somministrazione della Ru 486 - dice il professor Gorlero - Peraltro è necessario attendere quel che la Regione disporrà in merito alla diffusione e somministrazione del farmaco. Nessuno di noi conosce con esattezza tutte le risultanze della sperimentazione eseguita in Italia. Per cui, escludendo interpretazioni e decisioni che riguardano l’etica o quant’altro, ritengo che sia necessaria grande cautela, prudenza prima di esprimersi».

Proprio per la professionalità e l’alta qualità dell’assistenza, il reparto che Franco Gorlero dirige, qualora fosse comunque approvata la somministrazione, anche con l’opposizione rigida del Vaticano, è senza dubbio tra quelli che risultano attrezzati. La somministrazione della Ru486 infatti può avvenire soltanto presso le strutture ospedaliere e prevede un iter di assistenza non meno complesso dell’aborto chirurgico. Molto articolata ma netta nel suo rifiuto della Ru486 l’analisi che arriva, sul fronte della Chiesa, da don Luca Salomone, parroco alla cattedrale di Ventimiglia Alta, teologo moralista e dottorando in bioetica: «Innanzitutto è importante conoscere la tipologia farmaceutica e la funzionalità del prodotto che l’agenzia italiana del farmaco ha approvato dando il via libera dell’uso. La pillola Ru486 è un prodotto chimico a base di mifepristone, antiormonale che interrompe l’annidamento dell’embrione nell’utero e provoca l’aborto. Non fermandomi sulle controindicazioni e i danni alla salute che può apportare (vedere una adeguata bibliografia e letteratura medica), peraltro importanti, la problematica è certamente di carattere morale e la Chiesa cattolica ribadisce la sua posizione poichè si tratta chiaramente di attentato, o/ e se vi fosse stato un concepimento, un vero e proprio aborto». Continua don Salomone: «In effetti non è il mezzo che può alterare la leiceità di un atto che è già intrinsecamente un male (omicidio volontario di un essere umano innocente), non può renderlo buono solo perchè l’assunzione del farmaco non ha una visibilità di impatto emotivo come potrebbe avere una operazione chirurgica. Il cattolico che vive responsabilmente la propria fede, riconosce immediatamente la negatività dell’uso del prodotto insieme a tutto ciò che produce l’atto dell’aborto, diverso l’atteggiamento e il giudizio di chi non vive un cammino cristiano e che potrebbe vedere nel farmaco un metodo più sbrigativo e sicuro (ma non tutti la pensano così). La Chiesa cattolica conferma i credenti nella loro responsabilità nel favorire la vita sin dal concepimento e dunque ricorda la prassi canonica plurisecolare che ai cattolici consapevoli della pena medicinale (la scomunica) per chi procura l’aborto, essa verrà inflitta per ricondurli alla verità dalla quale si sono allontanati. In una società pluralista la Chiesa cattolica (e quindi anche quella porzione del popolo di Dio che è la Diocesi) vive con sofferenza questi attentati alla vita, e richiama con semplicità e attenzione ai più deboli ma con fermezza la strada indicata da Gesù Cristo».

Secondo don Lucio Fabbris, telogo imperiese molto seguito e amato dai giovani, «qui siamo sullo stesso piano dell’aborto: la Chiesa non potrà mai sostenere una pratica che consente la soppressione della vita. Un aborto, sotto qualsiasi forma venga compiuto, provoca sempre la distruzione di una vita umana. E la Chiesa, lo ripeto, difende la vita, in tutti i suoi aspetti… Prendere una pillola per impedire la nascita di una vita è esattamente come sopprimerla effettuando un intervento abortistico, non ci sono dubbi».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/imperia/2009/08/01/AMy2xNnC-imperiesi_pillola_abortiva.shtml



«La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società»: lo sostiene monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo, in un articolo pubblicato in prima pagina sull’Osservatore Romano, la condanna della pillola Ru486, la cosiddetta “pillola abortiva”, la cui commercializzazione ha avuto il via libera dall’Aifa, l’agenzia italiana del Farmaco.


È «una tecnica abortiva», ha aggiunto Fisichella, perché sopprime una «vita umana vera e piena»; fare ciò, ha scritto il monsignore, «è una responsabilità che nessuno può permettersi di assumere senza conoscerne a fondo le conseguenze».

Il ministro Meloni: brutto messaggio per le nuove generazioni
Parere negativo, sulla Ru486, anche di Giorgia Meloni, ministro della Gioventù: «Che brutta Italia, quella in cui si festeggia un nuovo, “rivoluzionario” metodo per sopprimere la vita. Ammesso che siano fugati i dubbi sulla pericolosità di questa pillola, e spero sia davvero così, altrimenti l’Aifa avrebbe delle responsabilità enormi sulle potenziali conseguenze per le donne italiane, resta la totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione della Ru486».

«Continuiamo a preoccuparci politicamente e a speculare economicamente - ha aggiunto il ministro in un comunicato - su come impedire la vita nella maniera più redditizia, comoda e indolore possibile, piuttosto che occuparci seriamente di come favorirla. Non credo affatto che sia questo il testimone migliore di saggezza da lasciare in eredità alle giovani generazioni».

Margherita Boniver (Pdl): la si userà in day-hospital
Più prudente l’opinione di Margherita Boniver, collega di Pdl del ministro Meloni: «Il via libera dell’Aifa all’uso della Ru486 nella strutture ospedaliere italiane chiude una lunghissima fase di perplessità, che ha caratterizzato il dibattito politico nel nostro Paese. La pillola, che è un alternativa all’aborto chirurgico, viene usata in quasi tutti i Paesi europei dagli anni ‘80».

«Dopo la rassicurante informativa sull’ulteriore calo degli aborti in Italia, fornita al Parlamento pochi giorni fa, ci auguriamo che le obiezioni che provengono da autorevoli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche non incidano più di tanto sull’alternativa all’interruzione della gravidanza chirurgica. Se aborto deve esserci, questo avvenga in casi rari, precoci, ma anche in piena sicurezza. La pillola non potrà essere venduta in farmacia, ma somministrata con le apposite garanzie in day-hospital e questo credo dovrebbe porre fine a molte polemiche».

Silvana Mura (Idv): ci mette al passo con l’Europa
Positivo, infine, il giudizio di Silvana Mura (Idv) e membro della commissione affari sociali: «Il via libera dell’Aifa ci mette finalmente al passo con il resto d’Europa. Le donne che si troveranno costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza ora potranno sceglie di avvalersi di una tecnica farmacologia sicuramente molto meno invasiva dell’intervento chirurgico».

«La decisione dell’Aifa - ha aggiunto la Mura - chiude un lungo iter di natura esclusivamente tecnica, che ha accertato che la pillola Ru486 può essere somministrata senza pericolo negli ospedali italiani. Le polemiche e le crociate che si stanno immediatamente scatenando non hanno ragione di esistere e si basano solo su motivazioni di natura politico-ideologica, ma soprattutto hanno molto poco a che vedere con i diritti di una donna che si trova a dover effettuare una scelta drammatica come quella di interrompere una gravidanza».



http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/31/AMc9zMnC-pillola_abortiva_italia.shtml

Ru486,Bagnasco:crepa nella civiltà

Ru486,Bagnasco:crepa nella civiltà
Aifa: "Punito ogni uso fuori dalla 194"
La pillola abortiva Ru486 è "una crepa nella nostra civiltà". Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, rinnova le critiche alla pillola abortiva che ha avuto il via libera dall'Agenzia del farmaco. In un'intervista ad Avvenire, Bagnasco critica la "cultura individualista" che ha portato all'adozione della pillola. Intanto il presidente dell'Aifa, Guido Rasi, rende noto che "ogni uso della pillola abortiva fuori dalla legge 194 sarà illegale".


Dopo il via libera tra le polemiche alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486 anche in Italia, si apre un nuovo terreno di scontro: quello relativo alle modalità per l'utilizzo del farmaco. Un aspetto sul quale il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella ha voluto fare chiarezza: "Il trattamento in day hospital è escluso - ha detto - e bisognerà prevedere un ricovero di almeno 3 giorni".

Un chiarimento arriva al direttore generale dell'Aifa, Guido Rasi: "Ogni uso della pillola abortiva fuori dalla legge 194 sarà illegale", precisa, annunciando la disponibilità del farmaco da settembre.

Ma che la questione sia tutt'altro che risolta, lo dimostrano le dure prese di posizione che, a tre giorni dall'approvazione della pillola abortiva da parte dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), arrivano dal quotidiano dei vescovi, Avvenire. "Ho provato tristezza, amarezza, preoccupazione. Questa decisione - dice il cardilale Bagnasco in un'intervista riportata in prima pagina - rappresenta una discesa di civiltà per il nostro Paese".

Secondo Bagnasco, "non si può dire che la civiltà cresca" nel momento in cui "la vita nella sua integra dignità non è riconosciuta, ma ulteriormente offesa". E a quanti sostengono che la Ru486 offre una possibilità di scelta in più per abortire, il capo della Cei replica che "il criterio della libera scelta è solo apparentemente buono, umano, rispettoso", mentre, "a ben vedere, il discorso della libertà di scegliere ciò che si preferisce afferma solo il diritto del più forte".

Il cardinale che guida la Cei fa poi notare che "la nuova modalità abortiva certamente aumenta una mentalità che sempre di più induce a considerare l'aborto come un anticoncezionale, cosa che la legge 194, nella sua prima parte, assolutamente esclude".

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo456731.shtml

Cosa dire quando si parla di aborto

RU 486

Cosa dire quando si parla di aborto





La recente decisione dell'Agenzia del Farmaco in merito alla RU486 (la pillola abortiva) richiede una "rinfrescata" in merito all'aborto e soprattutto a come rispondere relativamente a questo crimine, che frequentemente viene presentato e creduto come un'inevitabile "conquista civile". Tra i credenti coloro che si dichiarano antiabortisti (purtroppo non sono tutti!) spesso non sanno cosa dire ed eventualmente tenere una discussione su questo argomento per difendere i sacri princìpi della vita. I

ll Cammino dei Tre Sentieri offre -schematicamente- alcune "idee" da far circolare.

Tali parole sono state tratte da una precedente circolare (la n.85).






Una precisazione: alcune di queste obiezioni sono molto banali, ma sono quelle che più facilmente si sentono in giro.



1. Bisogna essere contro l’aborto, ma in alcuni casi non se ne può fare a meno.

Risposta: La vita umana o c’è o non c’è. Se non c’è, è inutile complicarsi l’esistenza: si potrebbe abortire sia se la motivazione è grave sia se è banale. Ma se la vita umana c’è, può un motivo, per quanto gravissimo, giustificare la soppressione di un essere umano innocente? Quale motivo può essere anteposto alla vita umana?



2. Quando si sa che il bambino dovrà soffrire, perché non impedirgli questa sofferenza?

Risposta: Prima di tutto chi può decidere se una vita umana è degna o non è degna di essere vissuta? Inoltre, chi stabilisce quale debba essere il criterio per stabilire l’entità della sofferenza? Per alcuni potrebbe essere un’entità grave, per altri un’entità oggettivamente meno grave, ma, soggettivamente, ugualmente grave. Per esempio, per chi ha un’idea corporeista ed atletica della vita già sapere che il proprio figlio può avere un braccio o una gamba più corta dell’altra può essere un motivo di grave sofferenza. Ma ci si rende conto che, secondo questo ragionamento, si ritorna all’antico concetto del pater familias dell’antica Roma? In quel tempo i bambini deformi (e molto spesso anche femminucce) dopo il parto venivano scaraventati a terra o esposti nelle pubbliche cloache dove morivano di stenti o divorati dai topi. Molti inorridiscono: poveri bambini! Ma dov’è la differenza con l’aborto moderno? I “poveri” antichi romani facevano (dopo) quello che non potevano fare prima. Se avessero avuto anche loro l’ecografia o l’amniocentesi…che ipocrisia! Si legittima l’aborto perché non si vede il bambino (ecco perché ha dato e dà tanto fastidio il documentario The silent scream del dottor Nathanson dove si vedono, ecograficamente, le reazioni del feto al momento dell’aborto), ma se si vedesse…Quando vi fanno questa obiezione, aprite la mano davanti al vostro interlocutore e ditegli: “Qui sulla mia mano c’è un feto vivente, schiaccialo se hai il coraggio!” Al 99 per cento non riuscirà a farlo…e cambierà discorso.



3. Ma se non ci fosse l’aborto legale, ci sarebbe quello clandestino, le donne abortirebbero ugualmente e, per giunta, rischiando di più.

Risposta: Cosa pensereste se qualcuno dicesse: “Dal momento che i rapinatori, facendo le rapine, rischiano la vita, sarebbe opportuno legalizzare le loro malefatte”? Un conto è non infierire penalmente su chi decide per l’aborto, altro è legalizzare questo crimine.



4. È giusto che la donna decida di diventare madre quando desidera di diventarlo.

Risposta: Ammesso e non concesso che sia così. “Non concesso”, perché sarebbe un discorso, questo, che ci porterebbe fuori argomento. Dicevamo: ammesso e non concesso che sia così, la donna non diventa madre quando partorisce, ma quando concepisce. La donna, dal concepimento, avverte dentro di sé che è cambiato tutto. Ci sono donne che non sopportano un determinato cibo, poi, dopo il concepimento, desiderano quel cibo (evidentemente l’embrione prima e il feto dopo danno degli impulsi per cui hanno bisogno di quelle sostanze nutritive); quindi, dopo il parto, i gusti ritornano come prima. Se, dunque, la mamma diventa mamma dal concepimento e non dal parto, allora si capisce bene perché la donna non può rinunciare ad essere mamma quando già lo è.



5. Ma non è un’ingiustizia nei confronti della donna costringerla a proseguire la gravidanza?

Risposta: Lo abbiamo appena detto: se si è già papà e mamma non si può rinunciare ad esserlo. Ma perché io e non altri? Rispondiamo facendo questo esempio. Sono su un’auto e sto percorrendo una strada deserta, una strada su cui passano automobili ogni mezz’ora. Sto andando ad un appuntamento importante, decisivo per il mio futuro lavorativo. Ad un tratto sul ciglio della strada vedo un uomo sanguinante che ha bisogno di essere trasportato urgentemente all’ospedale. Se vi fosse un’altra auto dietro di me, potrei chiedere la cortesia a qualcun altro di trasportare quel disgraziato. Ma, sapendo che non passeranno altre auto per tanti minuti, io (appuntamento o meno) dovrò caricare quel poveraccio e trasportarlo in ospedale. Se non lo facessi, sarebbe per me gravissimo. In quel momento io solo (e non altri!) ho la possibilità di salvare la vita a quell’uomo. Così è per la donna che è già mamma: solo da lei dipende la vita o la morte di quel bambino.



6. Nei casi di violenza carnale come è possibile pretendere che la donna si tenga un bambino che le possa ricordare continuamente il trauma subito?

Risposta: Indubbiamente la donna che subisce una violenza rimane fortemente traumatizzata. Ma –chiediamoci- è giusto ritorcere una violenza subita su chi non ha nessuna colpa, ovvero sul bambino concepito? Inoltre, la donna che ha subito una violenza già è fortemente traumatizzata e la cosa da evitare è proprio aggiungere trauma su trauma. La donna che abortisce, infatti, sa che ha la vita in sé e sa anche che, in ultima analisi, è stata lei a decidere. Questo (come documenta ormai una fornita letteratura scientifica che parla di “sindrome depressiva post-abortiva”) può aggravare, non alleviare, la sua già drammatica situazione psicologica.



7. Il feto non è uomo perché non ha nessuna possibilità di relazionarsi consapevolmente con l’ambiente.

Risposta: Anche il bambino appena nato non è capace di relazionarsi consapevolmente con l’ambiente. Lo stesso si deve dire per il demente e per il malato in coma. La consapevolezza è certamente una componente dell’essere uomo, ma non la componente. Se così fosse –lo ripetiamo- potremmo uccidere i bambini anche dopo nati, potremmo uccidere i dementi, i malati in coma. La logica è logica!



8. Il feto non è uomo perché non è ancora totalmente formato.

Risposta: Prima di tutto va detto che l’organogenesi (la formazione degli organi) si completa ad appena sessanta giorni dal concepimento, il che vuol dire quando la donna sa di essere in cinta da un mese o poco più. Piuttosto questo discorso potrebbe valere per l’embrione. Ma –ragioniamo- non è la crescita ciò che conferisce dignità umana. Se così fosse, dovremmo dire che un uomo alto due metri è più uomo di uno alto un metro e mezzo. Oppure che un adulto è più uomo di un bambino. Si potrebbe inoltre fare questo esempio: un milligrammo d’oro è ugualmente oro rispetto ad un quintale dello stesso metallo. La differenza è quantitativa, non qualitativa!



9. L’antiabortismo della Chiesa non è credibile, perché il suo essere contro gli anticoncezionali fa sì che molti decidano dopo ciò che potrebbero decidere prima.

Risposta: Falso. Statisticamente parlando, le zone d’Italia in cui è più diffusa la contraccezione sono anche quelle in cui è più diffusa la pratica abortiva. O tutt’al più non c’è significativa differenza. La contraccezione sottende una mentalità in cui l’uomo e la donna si arrogano il diritto di decidere categoricamente sulla vita. In questo caso: assolutamente no! E’ evidente che quando fallisce la tecnica contraccettiva (cosa che può succedere) si può passare all’aborto come “ultimo contraccettivo”.



10. La Chiesa non è credibile perché, se fosse davvero a favore della vita, approverebbe tutte le tecniche per favorire le nascite. Per esempio la fecondazione in vitro.

Risposta: Dire “voglio un figlio a tutti i costi” o dire “non lo voglio assolutamente” è la stessa cosa. Dinanzi al mistero della vita l’uomo può solo proporre, non disporre seconda una sua presunta volontà di potenza.



11. La legge 194/78 ha fatto diminuire il numero degli aborti, anche quelli clandestini.

Risposta: Sciocchezze! Prima di tutto gli aborti se sono clandestini vuol dire che non sono computabili. Seconda cosa: non è affatto vero che gli aborti sono diminuiti, se per aborti intendiamo anche quelli che avvengono con la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, che, proprio perché è “del giorno dopo” non impedisce il concepimento ma l’annidamento del concepimento. Il che vuol dire che è abortiva.



Dunque, o siamo nel campo della stupidità o in quello del volontario accecamento dell’intelligenza. Attenzione: con questi giudizi non siamo duri. Ogni errante va sempre affidato alla misericordia di Dio, ma contro l’errore non è possibile alcuna mediazione e tentennamento. Ed è contro ogni errore (quindi anche contro l’errore dell’aborto) che si deve alzare la voce. Al Signore dovremo rendere conto di ogni nostro compromesso con il male…quindi anche con il terribile crimine dell’aborto.






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Per leggere, o eventualmente scaricare le circolari precedenti, si può andare al sito de Il Cammino dei Tre Sentieri (www.itresentieri.it).

Si informa inoltre che si può visitare il sito degli Studi apologetici Joseph oboedientissimus (www.studiapologeticijo.com), editrice legata al Cammino dei Tre Sentieri.

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso» / di Maria Lombardi

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso» / di Maria Lombardi

di Maria Lombardi
ROMA (1 agosto) - Contro la pillola abortiva c’è stato un attacco molto forte. Al di là dell’aspetto etico, quali sono le vostre critiche?
«Abbiamo delle serie perplessità sotto il profilo scientifico, procedurale, oltre che etico. Innanzitutto la pillola abortiva non può assolutamente essere considerata una semplificazione», spiega il professore Lucio Romano, ginecologo e copresidente dell’Associazione ”scienza e vita”.

Quali sono le perplessità scientifiche?
«In base ai dati di una vasta letteratura scientifica l’aborto chimico è 10 volte più rischioso di quello chirurgico, lo confermano anche recentissimi studi pubblicati su prestigiose riviste di settore. E’ stato evidenziato anche che c’è una difficoltà di monitorare le donne dopo l’assunzione del farmaco perché la maggior parte non si presenta ai controlli successivi. Senza contare poi che c’è una totale incompatibilità tra la pillola Ru486 e la legge sull’aborto».

In che cosa?
«L’articolo 8 della legge 194 prevede che l’interruzione di gravidanza avvenga all’interno dell’ospedale. E invece con la Ru486 accade che la donna, una volta assunto il farmaco, torni a casa e lì abortisca. Eppure ci sono due documenti del Consiglio superiore di Sanità, uno del marzo 2004 e un altro del dicembre 2005, che a proposito sono chiarissimi: l’aborto farmacologico ha una sicurezza equivalente a quello chirurgico solo a condizione che sia effettuato all’interno di un ospedale pubblico e che la donna resti ricoverata fino a interruzione di gravidanza avvenuta».

E invece cosa accade solitamente?
«Nella maggior parte dei casi, laddove la pillola è adottata, alla paziente viene somministrata la Ru 486 in day-hospital e poi l’espulsione dell’embrione avviene a casa a distanza di giorni. Nel 95-98% dei casi l’evento si verifica entro i 14 giorni. Impensabile che una paziente sia trattenuta in ospedale per un periodo così lungo. Ci dovranno essere dei protocolli che rendano la pillola abortiva compatibile con la legge 194. Comunque sia, con la Ru486 l’aborto è vissuto dalla paziente nella solitudine della sua casa, viene privatizzato e banalizzato. Si dimentica la complessità dell’evento, si trascurano le possibili reazioni emotive della donna che assiste all’espulsione. Inoltre l’aborto farmacologico va deciso entro il 49° giorno, non c’è tempo per ripensamenti».

Come vi opporrete alla decisione dell’Aifa?
«Ancora non lo sappiamo. Ci chiediamo però come mai non venga reso noto il parere del comitato scientifico dell’Aifa. Da quel che ne sappiamo nel corso del dibattito si è parlato molto della pericolosità della pillola».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=20503&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=

Cei, governo blocchi vendita Ru486

» 2009-08-01 11:31
Cei, governo blocchi vendita Ru486
Rasi (Aifa), avute pressioni ma nessun motivo per dire no
(ANSA) - ROMA, 1 AGO - Il presidente della commissione Cei per la famiglia, mons. Giuseppe Anfossi, auspica che il governo blocchi la vedita della pillola RU486. Ma al tempo stesso, afferma mons. Anfossi in un'intervista ''e' compito del governo investire in capillari campagne di prevenzione e informazione''. Dal canto suo il direttore dell'Agenzia del farmaco Guido Rasi dice:''abbiamo subito pressioni ma non c'era motivo per dire no'' e ''abbiamo disegnato le regole piu' restrittive d'Europa sull'uso del farmaco''.







http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-08-01_101324312.html

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva
"Garanzie sull'uso della Ru486"


Roma, 01-08-2009

Il Ministero del Welfare "si aspetta dall'Aifa indicazioni certe circa i modi di utilizzo del farmaco affinchè esso sia vincolato nella prassi al rispetto" dei profili della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Lo ha affermato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco alla commercializzazione in Italia della pillola abortiva Ru486.

"La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società", ha detto mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo la condanna della pillola Ru486.

Chiesa: non subiremo
Dopo la decisione dell'Agenzia per il farmaco di dare il via libera in Italia alla pillola R486, le alte gerarchie vaticane intensificano la loro protesta, sapendo di avere davanti una campagna "difficile" e "faticosa". Da parte sua il quotidiano 'Avvenire' lancia una stoccata contro la responsabilità di alcune componenti politiche che non hanno fatto ciò che "potevano e dovevano".

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, il dicastero della Santa Sede competente, avverte dalle colonne dell'Osservatore Romano che "la Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società".

E quello che sta avvenendo, a suo avviso, è la 'banalizzazione della vita', in nome di interessi di mercato che introducono un farmaco abortista, senza tenere conto degli aspetti etici, del messaggio alle giovani generazioni, e dei casi di morte dovuti alla sua assunzione. "Inutile tergiversare - afferma - la Ru486 è una tecnica abortiva perché tende a sopprimere l'embrione da poco annidato nell'utero della madre".

Pur non citando esplicitamente la parola "scomunica", l'esponente della Santa Sede (che è anche cappellano di Montecitorio) fa capire che chiunque prescriverà o utilizzerà la RU486 incorrerà nella punizione della Chiesa. Per l'aborto, a cui la pillola viene assimilata, è prevista infatti la scomunica 'latae sententiae': il 'peccatore' o la 'peccatrice' si ritrova automaticamente fuori della comunità, senza provvedimenti formali; vi può rientrare solo dopo un processo di sincero pentimento e di perdono.

Quanti faranno ricorso alla pillola Ru486 - avverte Fisichella - devono essere coscienti che "stanno compiendo un atto abortivo diretto e deliberato; devono sapere delle conseguenze canoniche a cui vanno incontro, ma soprattutto devono essere coscienti della gravità oggettiva del loro gesto".

Avvenire: nuovo scempio contro al vita umana
Il quotidiano della Cei "Avvenire", sul suo sito on line, parla di "un nuovo scempio contro la vita umana" e punta il dito: "se infatti una parte del governo si è battuta per non far entrare nei nostri ospedali pubblici e a spese dei contribuenti un farmaco che banalizza l'aborto trattandolo alla stregua di un malessere che passa con una pasticca, altre componenti non hanno fatto quello che dovevano e potevano", si legge nella rubrica 'Secondo noi' curata da Francesco Ognibene.

"Non possiamo chiudere gli occhi, soprattutto adesso che una volta ancora la vita viene oltraggiata ferendo un Paese che mostra nel suo profondo di volerla, invece, onorare e servire. No - è la conclusione del commento - l'Italia non si meritava la RU486". Nè può essere portato ad alibi - aggiunge mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita - il fatto che anche Roma doveva allinearsi con la normativa di altri 11 Paesi europei.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=126701

«Ai medici dico: contro la pillola fate obiezione di coscienza»

il Giornale.it


articolo di sabato 01 agosto 2009

«Ai medici dico: contro la pillola fate obiezione di coscienza»
di Enza Cusmai

L’assessore lombardo Colozzi è l’unico dei 5 membri del Cda dell’Agenzia del farmaco ad aver votato contro la commercializzazione della Ru486: «Può essere pericolosa»
L’assessore Romano Colozzi, membro del Cda dell’Aifa e assessore alle Finanze della regione Lombardia, è già al lavoro a Milano dopo la maratona notturna romana che si è conclusa con il via libera alla pillola abortiva in Italia. Una scelta approvata a maggioranza dagli altri quattro consiglieri. Con il suo parere contrario.
Assessore Colozzi, è deluso da questa scelta?
«Pensavo ci fosse più condivisione, bisognava ragionare ancora un po’. Più che deluso mi è sembrata una forzatura chiudere così velocemente. Ci sono diversi nodi da risolvere».
Cominciamo dal nodo centrale.
«L’Aifa ha deciso che tutto il procedimento, dall’assunzione della prima pillola all’espulsione del feto, debba avvenire in ospedale entro la settima settimana di gravidanza. Regola che rischia di essere vanificata».
Perché?
«Nessuno può costringere una donna a rimanere in clinica salvo nel caso di malattia infettiva. Di conseguenza potrebbe assumere la prima pillola e poi tornare a casa ad abortire. Con parecchi rischi».
Quali per esempio?
«Innanzitutto le complicazioni mediche, le emorragie. Inoltre, il nostro comitato scientifico ci ha spiegato che nel caso di un ripensamento dopo l’assunzione della pillola abortiva, il feto può subire danni. Insomma nascerebbero bambini con gravi malformazioni».
Da qui la vostra richiesta di un controllo assiduo in ospedale.
«Assolutamente. Però mi domando se noi dell’Aifa abbiamo il potere di imporre delle regole certe. Insomma, credo che si debba fissare un protocollo molto severo e invito il ministero della Sanità a vegliare su questo fronte».
Viale ha già detto che un aborto entro la settima settimana si può fare anche a casa.
«La sua è una provocazione, ma questo rafforza la mia richiesta: servono regole certe a cui tutte le regioni devono attenersi».
La Lombardia ad esempio, come si comporterà?
«La pillola abortiva tra un paio di mesi sarà a disposizione in tutte le strutture ospedaliere pubbliche della regione. Però usarla non sarà un obbligo».
Si riferisce ai medici?
«Esattamente. Io credo che nella distribuzione della pillola debba prevalere un’obiezione di coscienza come in quella chirurgica. Nessun medico deve sentirsi costretto a procedere. Soprattutto perché l’aborto chimico potrebbe essere dannoso per chi lo sceglie».
Vuol dire che il farmaco non è sicuro?
«La Ru486 va abbinata ad altri due farmaci che provocano l’espulsione del feto. Il Cts ha consigliato il Misopristolo, però l’Aifa ha deciso che sarà utilizzato il Geneprost che invece può avere conseguenze maggiormente avverse».
Può causare danni alla salute?
«I tecnici lo sconsigliano ma non dicono perché. E così ho chiesto chiarimenti in sede di Cda. Ma mi è stato detto che il Misopristolo non si può usare perché è commercializzato per un altro scopo».
Allora, visto che un medicinale non si può usare, se ne sceglie un altro meno sicuro?
«Esatto. E questa fretta di approvare i farmaci mi ha sorpreso. Qui stiamo parlando di medicinali che possono avere degli effetti collaterali. Avrei aspettato a capirne di più prima di dire sì all’aborto chimico».
Il sottosegretario Roccella ha parlato di morti «sospette».
«E io ho chiesto chiarimenti anche su questo, ma mi hanno risposto che quelle segnalazioni non sono significative e che non aggiungono nulla all’istruttoria effettuata».
Non c’è un po’ di leggerezza dietro questo sì dell’Aifa?
«È sicuramente stata una decisione affrettata. Qualcuno ha detto che dovevamo mettere un punto fermo altrimenti la ditta produttrice della pillola avrebbe potuto chiedere la commercializzazione in farmacia in fascia C».
C’è il pericolo di un uso incontrollato della Ru486?
«La circolazione dei farmaci clandestini esiste eccome. E io temo che per molte donne l’aborto chimico possa diventare una pratica ordinaria. Si prende solo una pillola, come nel mal di testa, ma si elimina un bambino».

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Arriva la pillola Ru486, è polemica

31/7/2009 (15:19) - ABORTO
Arriva la pillola Ru486, è polemica


ROMA
La pillola abortiva Ru486 arriva in Italia e le polemiche divampano. «È assolutamente inconcepibile definire farmaco un prodotto che ha come unico effetto la soppressione di un altro essere vivente diverso da chi assume il farmaco stesso»: Romano Colozzi, esponente del Cda dell’Aifa e assessore alle Finanze della Lombardia spiega il suo no (l’unico su quattro voti positivi) al via libera al commercio della Ru486 in Italia. E rincara: «Il mio no convinto è stato determinato soprattutto dalla consapevolezza che questo nuovo strumento abortivo, messo a disposizione dal nostro sistema sanitario, darà meno garanzie e procurerà più danni alle donne che ne faranno uso rispetto all’intervento chirurgico, già traumatico di per sè».

Dopo una riunione fiume durata quattro ore, l’Agenzia italiana del farmaco ha dato quindi nella notte la sua approvazione: la pillola abortiva arriva in Italia (al momento l’unico Paese Ue nel quale non è in commercio è l’Irlanda), potrà essere utilizzata solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede nelle interruzioni volontarie di gravidanza. Inoltre il farmaco dovrà essere somministrato entro la settima settimana. Sul commercio della discussa pillola, prima del giudizio dell’Aifa, era intervenuto il Vaticano con monsignor Elio Sgreccia che aveva ieri annunciato la scomunica per le donne che ne avrebbero fatto ricorso e per i medici che l’avrebbero prescritta. Il fronte politico è diviso. Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl parla di una legalizzazione dell’«aborto fai da te», e accusa la sinistra di aver portato avanti «una campagna ideologica e relativista» che ha «condizionato» l’Aifa. Il via libera dell’Agenzia del farmaco mette l’Italia «finalmente al passo con l’Europa», afferma Silvana Mura, deputata di Idv. «Le donne che si troveranno costrette a ricorrere all’interruzione di gravidanza ora - sottolinea - potranno sceglie di avvalersi di una tecnica farmacologia sicuramente molto meno invasiva dell’intervento chirurgico». Conciliante Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl,che si dice fiducioso «di ciò che ha deciso l’Agenzia del farmaco sulla Ru486» ma considera «del tutto legittima l’obiezione di fondo della Chiesa».

Posizioni diverse anche all’interno del governo con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che si dice d’accordo all’introduzione della Ru486 mentre è contraria il ministro della Gioventù Giorgia Meloni che sottolinea la «totale negatività del messaggio culturale ricompreso nella diffusione» del farmaco. Duro il commento di Luca Volontè che precisa: «Con la commercializzazione della pillola assassina trionfa la cultura della morte».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/46028girata.asp