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lunedì 12 ottobre 2009

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva

La Chiesa insorge contro la pillola abortiva
"Garanzie sull'uso della Ru486"


Roma, 01-08-2009

Il Ministero del Welfare "si aspetta dall'Aifa indicazioni certe circa i modi di utilizzo del farmaco affinchè esso sia vincolato nella prassi al rispetto" dei profili della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Lo ha affermato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo il via libera dell'Agenzia italiana del farmaco alla commercializzazione in Italia della pillola abortiva Ru486.

"La Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società", ha detto mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia della Vita, ribadendo la condanna della pillola Ru486.

Chiesa: non subiremo
Dopo la decisione dell'Agenzia per il farmaco di dare il via libera in Italia alla pillola R486, le alte gerarchie vaticane intensificano la loro protesta, sapendo di avere davanti una campagna "difficile" e "faticosa". Da parte sua il quotidiano 'Avvenire' lancia una stoccata contro la responsabilità di alcune componenti politiche che non hanno fatto ciò che "potevano e dovevano".

Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, il dicastero della Santa Sede competente, avverte dalle colonne dell'Osservatore Romano che "la Chiesa non può mai assistere in maniera passiva a quanto avviene nella società".

E quello che sta avvenendo, a suo avviso, è la 'banalizzazione della vita', in nome di interessi di mercato che introducono un farmaco abortista, senza tenere conto degli aspetti etici, del messaggio alle giovani generazioni, e dei casi di morte dovuti alla sua assunzione. "Inutile tergiversare - afferma - la Ru486 è una tecnica abortiva perché tende a sopprimere l'embrione da poco annidato nell'utero della madre".

Pur non citando esplicitamente la parola "scomunica", l'esponente della Santa Sede (che è anche cappellano di Montecitorio) fa capire che chiunque prescriverà o utilizzerà la RU486 incorrerà nella punizione della Chiesa. Per l'aborto, a cui la pillola viene assimilata, è prevista infatti la scomunica 'latae sententiae': il 'peccatore' o la 'peccatrice' si ritrova automaticamente fuori della comunità, senza provvedimenti formali; vi può rientrare solo dopo un processo di sincero pentimento e di perdono.

Quanti faranno ricorso alla pillola Ru486 - avverte Fisichella - devono essere coscienti che "stanno compiendo un atto abortivo diretto e deliberato; devono sapere delle conseguenze canoniche a cui vanno incontro, ma soprattutto devono essere coscienti della gravità oggettiva del loro gesto".

Avvenire: nuovo scempio contro al vita umana
Il quotidiano della Cei "Avvenire", sul suo sito on line, parla di "un nuovo scempio contro la vita umana" e punta il dito: "se infatti una parte del governo si è battuta per non far entrare nei nostri ospedali pubblici e a spese dei contribuenti un farmaco che banalizza l'aborto trattandolo alla stregua di un malessere che passa con una pasticca, altre componenti non hanno fatto quello che dovevano e potevano", si legge nella rubrica 'Secondo noi' curata da Francesco Ognibene.

"Non possiamo chiudere gli occhi, soprattutto adesso che una volta ancora la vita viene oltraggiata ferendo un Paese che mostra nel suo profondo di volerla, invece, onorare e servire. No - è la conclusione del commento - l'Italia non si meritava la RU486". Nè può essere portato ad alibi - aggiunge mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita - il fatto che anche Roma doveva allinearsi con la normativa di altri 11 Paesi europei.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=126701

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